100 metri dal paradiso

Un film che affronta temi legati al mondo della Chiesa, in Italia, è difficile da girare.
Ancora più difficile è raccontare la Chiesa attraverso una storia che non sia clericale o laica, ma che aspiri ad essere semplicemente una commedia nel suo senso più stretto che cerchi sorrisi e storie raccontate con delicata leggerezza.
Il monsignore Paolini (Domenico Fortunato) è un uomo dal viso grande e il cuore pulito. Lui è uno di quelli che sente la vocazione come una vera, quotidiana missione da portare avanti e che si incentra tutta sulla comunicazione tra la Chiesa e il mondo, in particolare i giovani. Parallelamente, Mario Guarazzi (Jordi Mollà), amico di Paolini, insegue la sua missione: allenare il figlio Tommaso (Lorenzo Richelmy) affinchè gareggi alle Olimpiadi come centometrista e dar vita a quel sogno che lui, ormai ex atleta, non è mai riuscito a realizzare: vincere.
Ad infrangere le previsioni, un imprevisto: Tommaso vuole farsi prete. Dunque non potrà gareggiare perché deve entrare in seminario. Guarazzi chiede ovviamente l’aiuto di Paolini: Tommaso non può farsi prete. Il vivo della commedia, fin ora un po’ zoppicante nel prendere ritmo, comincia esattamente a questo punto: Paolini formerà la squadra olimpionica del Vaticano per poter partecipare alle Olimpiadi e far correre anche Tommaso.
Perché allontanare Tommaso dallo sport per farlo entrare in Chiesa, quando è la Chiesa a potersi avvicinare a Tommaso, dunque all’uomo e ai suoi sogni. E’ questa l’idea l’idea vincente del film e del concetto di comunicazione che vuol far passare: comunicare vuol dire aprirsi all’altro. Tommaso si concede alla Chiesa e la Chiesa a Tommaso. La Chiesa imparerà a comprendere le ragioni di Guarazzi e Guarazzi le ragioni della Chiesa. In un interscambio che mostrerà come i due poli del film, religione e sport, non sono poi cosi lontani. Il cammino di un centometrista è impervio, necessita sacrificio, concentrazione e silenzi. Esattamente come la religione necessita fede, in se stessi e negli altri che ti sostengono o ti guidano.
Ovviamente la cosa non sarà semplice. Paolini dovrà destreggiarsi tra reclutamenti di ex atleti, ora uomini e donne di Chiesa, e le imposizioni delle alte cariche ecclesiastiche. Senza contare i personaggi che formeranno la squadra di improbabili Talent Scout: Marcella (Giulia Bevilacqua) in piena crisi esistenziale, Ottavio (Giorgio Colangeli), preparatore atletico dalla spontaneità spiazzante e Liborio (Angelo Orlando), prete inviato dal Vaticano per fare da guardiano della “moralità”.
Tutti questi ingredienti sono mescolati con una buona dose di ironia e spensieratezza che non impediscono la presenza di momenti di vera commozione o esaltazione che si vivono nel vedere i successi e le difficoltà di questo manipolo di sognatori. Il film è pieno di interventi digitali usati sapientemente che valorizzano gli aspetti “da commedia” e si associano perfettamente alle musiche ugualmente ben congegnate per restituire un atmosfera gioiosa, giocosa e allo stesso tempo molto intensa. Splendida rivelazione comica per Colangeli, di solito alle prese con ruoli più “neri”, perfettamente calibrata la recitazione di Domenico Fortunato, un po’ meno piacevole il doppiaggio di Mollà. Una coraggiosa idea di Verzillo che dirige il film e ne scrive il soggetto con Pier Francesco Corona. Un film grazioso nella sua semplicità profonda e elicata.
(100 metri dal paradiso ); Regia: Raffaele Verzillo; sceneggiatura: Pier Francesco Corona, Salvatore De Mola, Raffaele Verzillo; fotografia: Blasco Giurato; montaggio: Valentina Mariani; musica: Stefano Mainetti; interpreti: Domenico Fortunato, Jordy Mollà, Lorenzo Richelmy, Giulia Bevilacqua; produzione: Scripta srl con Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia, 2012
