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A snake of june

Pubblicato il 23 settembre 2002 da Andrea di Mario


A snake of june

L’incubo di Tsukamoto Shyna è riapparso nella sua forma più distinta: l’abbraccio di Eros e Thanatos trasformato nel delirio macchinico. Stavolta la variante è rarefatta e stilizzata al punto da sfiorare la didascalia. La vicenda è semplicissima, il pretesto quasi banale: una giovane viene ricattata a compiere atti masturbatori che sono per lei liberatori rispetto ai riti quotidiani della vita coniugale. Un canovaccio tipico dunque, con una lotta tra due sfidanti riequilibrata dalla morte che governa lo sfacelo del corpo, altro tema dominante del film. A metà strada fra l’archetipo del suo primo lungometraggio, Tetsuo: The Iron Man e il mito del doppio di Sosegji (Gemelli). Si possono tuttavia riconoscere alcuni tratti nuovi, almeno da un punto di vista formale: il film è quasi un trattato di poetica dell’autore nel quale si contraddistingue in modo nudo la qualità “grafica” del montaggio necessaria a un cinema inteso come ricomposizione di frammenti, una partitura fisarmonicistica nella quale le figure (quasi mai riprese per intero) possono con maggiore grado di significazione sprigionare le figure dell’identità e delle pulsioni. Tsukamoto recita in questo film la parte del “perturbante”, l’uomo che si insinua con violenza nella vita della giovane coppia. Il mezzo della sua provocazione sono gli scatti fotografici, metafora viva del regista che si incarica di mostrare, con una ossessiva ricamatura di scatti i quali rallentano il film dentro una fibrillazione fotoritmica che coccola la sostanza del cinema stesso. Di questo film si può inoltre azzardare, pur nel suo esteticissimo distacco teatralizzato, una posizione politica, quasi un commentario morale della vita contemporanea, del destino umano all’interno delle città alveare. Comunque siano giudicate depistanti certe incursioni da incubo è una storia vera che meritava di essere raccontata in un film pregevole e raffinato, a partire dal suo cromatismo, un viraggio di blu. Soprattutto poi, per la sua costruzione narrativa, attualissima nella sua capacità di far evolvere dei personaggi verso un interno casuale senza centro e senza decisione della loro vita.

[dicembre 2003]


CAST & CREDITS

Regia e sceneggiatura: Shinya Tsukamoto, Montaggio e fotografia: Shinya Tsukamoto, Musica: Chu Ishikawa Interpreti: Asuka Kurosawa, Yuji Koutari, Shinya Tsukamoto, Tomoro Taguchi, Produzione: Kaijyu Theater Co. Provenienza: Giappone, 2002, Distribuzione: Revolver Film


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