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AGATA E LA TEMPESTA

Pubblicato il 10 marzo 2004 da Giovanna Quercia


AGATA E LA TEMPESTA

Bruciata la vocazione drammatica nel vento di un mélo cupo e tormentato (ma con un colorato happy end), ecco che Soldini torna ai toni leggeri della commedia. Ma attenzione, non una commedia realistica con protagonisti quasi verosimili come la casalinga di Pane e tulipani. No, questa volta, ci avverte il regista, siamo sul terreno della surrealtà, dunque possiamo anche chiudere gli occhi, dimenticare il grigio mondo che conosciamo e cominciare a sollevarci dal suolo... Il tempo dei titoli di testa, ed eccoci a svolazzare in una dimensione completamente inesplorata, un luogo stregato in cui le carte da parati e gli arredi urbani fanno pendant con le fantasie dei vestiti di Licia Maglietta; un mondo in cui il protagonista può morire schiantato con una buffa macchina colorata senza che il tono leggero/fiabesco ne risenta minimamente e senza che per questo la sua giovane moglie paralizzata trattenga un commento spiritoso al funerale. Naturalmente, in questo coloratissimo universo fittizio c’è anche una fata, anzi una vera e propria sacerdotessa. Possiede una libreria, conosce il contenuto di tutti i romanzi ed anche i gusti bizzarri di ogni cliente. Spegne lampadine con la forza del pensiero ma non lo fa apposta. Comunque, non si spaventa mai, non perde il sorriso quando scopre l’amante con un’altra, né tantomeno cambia umore quando il fratello le annuncia di non essere più suo fratello. C’è sempre un cellulare che squilla o qualche evento bizzarro e un po’ rocambolesco che sopraggiunge provvidenzialmente a sdrammatizzare ogni cosa. Non c’è niente che non va nel costruire un’Isola che non c’è - i buoni film sono sempre universi paralleli che obbediscono a leggi proprie - ma poi bisogna darle vita, attivare l’ingranaggio delle emozioni, dei rimandi al mondo reale. Tutte le grandi favole fanno costantemente intravedere il lato oscuro, l’aspetto grottesco, buio. Il film di Soldini, invece, nella sua estrema ricercatezza figurativa, è come un fascio di luce abbagliante senza ombra, come una psiche senza inconscio. Dispiace essere così drastici con il regista dell’Aria serena dell’ovest e di Un’anima divisa in due, ma l’impressione è che Agata e la tempesta ricalchi le immagini stilizzate del cinema di Almodovar senza catturarne l’anima, senza affondare mai il coltello nella carne viva.

[marzo 2004]

Regia: Silvio Soldini. Sceneggiatura: Doriana Leondeff, Francesca Piccolo, Silvio Soldini. Fotografia: Arnaldo Catinari. Montaggio: Carlotta Cristiani. Interpreti: Licia Maglietta, Giuseppe Battiston, Emilio Solfrizzi, Claudio Santamaria, Marina Massironi. Produzione: Albachiara/TSI televisione svizzera/Amka films/Mercury film productions. Origine: Italia 2004. Distribuzione: Mikado film. Durata: 118’

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