Al Teatro Valle Occupato di Roma sabato 25 gennaio Amos Gitai presenta il suo film ’Ana Arabia’

Mettiamoci la faccia è la serie di incontri che prende il via martedì 21 gennaio al Teatro Valle Occupato, di Roma dove “i più coraggiosi e indipendenti selezionatori di festival, editor tv e critici cinematografici propongono quasi sempre in prima nazionale i più coraggiosi e indipendenti film degli ultimi anni”, dai più affermati ai meno conosciuti.
Il curatore delle prime due serate, Donatello Fumarola, autore e critico cinematografico, presenta martedì 21 gennaio alle ore 20.00 Antropologhia, del collettivo Malastrada.film e sabato 25 gennaio, in prima visione nazionale, alle ore 21.00 Ana Arabia di Amos Gitai, [nella foto] alla presenza del regista e con la partecipazione di Enrico Ghezzi.
Le proiezioni sono precedute da un incontro con gli autori nel quale – assicurano gli organizzatori – si discute “della loro opera, ma anche del futuro del cinema e, nel migliore dei casi, della vita”.
martedì 21 gennaio ore 20.00 |
ANTROPOLOGHIA (240’, 2013)
di Maria Helen Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo del Collettivo Malastrada.Film
E’ un film atipico e forse non è nemmeno (più) un film, è un protendersi filmico verso un’attualità trapassata nelle immagini della cronaca, dell’ autorappresentazione di una comunità; è una ricerca dell’arca perduta, un’esposizione generale della questione "antropologia televisiva" attraverso l’utilizzo di diverse forme filmiche – a partire dai girati delle televisioni private catanesi tra gli anni ’80 e ’90 che Malastrada.Film ha raccolto nel corso degli anni – e attraverso le immagini filmate a latere di alcuni momenti topici della celebrazione spettacolare nazional-popolare. Il risultato è un affresco monumentale (della durata di 4 ore) di un paese in via di estinzione, un cinema tutto da re-impostare, uno spettacolo da naufragare.
sabato 25 gennaio ore 21.00
ANA ARABIA (81’, 2013) di Amos Gitai
PRIMA VISIONE ASSOLUTA
con Yuval Scharf, Yussuf Abu Warda, Sarah Adler, Assi Levy, Uri Gavrie, Norman Issa, Shady Srur. Film vincitore del Green Drop Award 2013 alla Mostra internazionale del cinema di Venezia
Il film, vincitore del Green Drop Award 2013 alla 70. Mostra internazionale del cinema di Venezia, è in prima visione nazionale assoluta al Teatro Valle Occupato per una precisa scelta del regista. Questo appuntamento nasce dalla collaborazione con Boudu, Citrullo International, che distribuiranno il film, e il Teatro Valle Occupato.
Filmato in un unico piano sequenza di 81 minuti, Ana Arabia è un momento nella vita di una piccola comunità di reietti, ebrei e arabi, che vivono insieme in una enclave dimenticata al “confine” tra Jaffa e Bat Yam in Israele. Un giorno, Yael, una giovane giornalista decide di visitare il luogo; in quelle baracche fatiscenti tra i frutteti carichi di limoni, circondate da gigantesche abitazioni popolari, scopre una serie di personaggi distanti dai cliché con i quali viene descritta la regione. Yael ha la sensazione di aver scoperto una miniera di umanità. Non pensa più al suo lavoro. Le facce e le parole di Youssef e Miriam, Sarah e Walid, e dei loro vicini e amici la introducono alla vita, ai sogni e alle speranze, agli amori ai desideri e alle illusioni. La loro relazione con il tempo è diversa da quella della città che li circonda. In quel luogo provvisorio e fragile, c’è la possibilità di coesistere, di vivere insieme. Una metafora universale.
Film vincitore del Green Drop Award 2013 alla 70. Mostra internazionale del cinema di Venezia “per aver rappresentato i valori morali di una piccola comunità autosufficiente e solidale, capace di riorganizzare i propri bisogni e la propria economia di fronte alla scarsità delle risorse e di trasformare la memoria individuale in memoria collettiva”.
AMOS GITAI è uno dei più apprezzati filmmaker presenti sulla scena internazionale, il suo lavoro, che dura da 41 anni e conta più di 80 film, esplora costantemente nuovi percorsi stilistici e narrativi pur mantenendo una relazione con la realtà contemporanea, anche quando le sue sceneggiature si addentrano in un passato mitologico. Mentre la sua ininterrotta carriera colpisce per longevità, ancora più sorprendente è la versatilità della sua opera: produzioni video, opere teatrali, libri. Nonostante la varietà di forme artistiche abbracciate, la sua produzione è sempre stata caratterizzata da una grande coerenza. È nato in Israele, figlio di una architetto del Bauhaus, Munio Weinraub, e dall’intellettuale Efratia Gitai, insegnante laica di testi biblici. Giovane soldato, è stato inviato a combattere nella guerra di Yom Kippur nel Golan nel 1973 dove ha avuto occasione di confrontarsi con la crescente resistenza palestinese all’occupazione israeliana. In questa occasione si misura con questioni di fondamentale importanza che influenzeranno profondamente la sua vita. Un’altra tappa fondante è quella dei suoi studi come architetto, che influiranno su tutta la sua opera. Amos Gitai vive tra Haifa e Parigi.
Per maggiori informazioni:
www.teatrovalleoccupato.it

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