Al via la 31a edizione delle Giornate del Cinema Muto

PORDENONE - Ormai imminente l’avvio della 31a edizione delle Giornate del Cinema Muto, il più importante festival del cinema muto a livello internazionale – come decretato da Variety che lo inserisce fra i 50 migliori festival al mondo – in programma a Pordenone (Teatro Comunale Giuseppe Verdi) dal 6 al 13 ottobre 2012. Dirette dallo storico inglese David Robinson e dedicate esclusivamente ai film realizzati prima dell’avvento del sonoro, le Giornate propongono quest’anno un programma fra i migliori di sempre, con eventi orchestrali esclusivi, celebrazioni e ricorrenze importanti, oltre a nuove straordinarie scoperte presentate in anteprima mondiale, come nel caso di una pellicola di Mèliés recentemente riscoperta.
Tra le ‘chicche’ di questa 31.ma edizione, spicca un evento speciale d’eccezione: in occasione dei seicento anni della nascita di Giovanna d’Arco, il Duomo di San Marco a Pordenone ospiterà, mercoledì 10 ottobre, la proiezione del capolavoro di Carl Theodor Dreyer “La passione di Giovanna d’Arco”, del 1928. L’evento riserva al pubblico delle Giornate la prima esecuzione mondiale della nuova partitura per organo, coro, violoncello solista, trombe e tromboni scritta per l’occasione da Touve Ratovondrahety. L’esecuzione è affidata al Coro ed elementi dell’Orchestra San Marco con Giuseppe Barutti dei Solisti Veneti al violoncello. “Sono consapevole che è da presuntuosi creare un ennesimo nuovo accompagnamento musicale per il capolavoro di Dreyer, che ha già ispirato così tanti musicisti. Io ho dalla mia la fortuna di aver vissuto per otto anni a Orléans, dove il Festival de Jeanne d’Arc è un evento molto amato e magnificamente celebrato ogni anno a maggio. Inoltre, la “Solennité de Jeanne d’Arc” è sempre una straordinaria liturgia annuale anche nella chiesa parigina in cui lavoro adesso: tutto ciò ha determinato l’atmosfera e la scelta del testo, che rappresenta la parte più difficile di questo progetto” spiega il compositore e pianista francese. “Il testo è in latino. Il vantaggio per lo spettatore non latinista è di non dover obbligatoriamente dare un significato ai testi, mentre l’immaginazione, nutrita dalle immagini del film, può inventare, grazie alla particolare risonanza delle parole latine. Ciò che guida questa composizione - prosegue Ratovondrahety - è il movimento del film. È un film di movimento nei due sensi della parola: il primo, come “movimento” del suo soggetto, il secondo, come “movimento” della propria estetica. Quando i protagonisti restano immobili, si muove la cinepresa. Quando la cinepresa è statica, sono in movimento i protagonisti… Ne consegue un particolare ritmo che non si discosta molto da quello richiesto per accompagnare la danza…” “A fini simbolici, uso temi gregoriani: Pater Noster, Dies Irae, Tantum Ergo e l’Agnus Dei dalla messa di Requiem. Uso anche citazioni dirette da opere moderne che mi sembrano cogliere certi momenti cruciali del film: una battuta dalla Symphonie des Psaumes di Stravinsky (quando a Jeanne viene rifiutata l’Eucarestia) e sette battute dall’Ottava Sinfonia di Gustav Mahler (quando Jeanne viene blandita con la promessa di una lettera da parte del Re)”.
Quella di La passion de Jeanne d’Arc è una storia piena di calamità. Alla vigilia della première parigina, e nuovamente il giorno che precedette quella di Copenaghen del 21 aprile 1928, un cospicuo numero di scene fu tagliato dai censori (tagli che comunque di certo non inclusero, come vorrebbe il mito, scene – per altro storicamente inaccurate – di Jeanne sottoposta a torture). Nel dicembre del 1928 un incendio distrusse il negativo negli stabilimenti berlinesi dell’Ufa. Con l’aiuto della sua montatrice, Marguerite Beaugé, Dreyer rimontò un nuovo negativo utilizzando i “doppi”, ma anche questo andò distrutto poco dopo in un incendio scoppiato nel laboratorio. Nel 1952 riapparve un internegativo misteriosamente conservato nei magazzini sotterranei della Gaumont – che permise al critico Lo Duca di rieditare una nuova versione del film corredandola di un potpourri musicale che suscitò l’indignazione di Dreyer. Nel 1981, tuttavia, una copia di prima generazione priva di tagli e con le didascalie in danese, fu ritrovata nell’armadio di un ospedale psichiatrico nei pressi di Oslo, ancora nel pacco che era stato inviato al direttore e corredata di un visto di censura del 1928. La copia fu affidata alle cure del Danske Filminstitut e le didascalie francesi furono ricostruite da Maurice Drouzy per conto della Cinémathèque française. Quest’ultima versione, sicuramente la più vicina all’originale pre-censura del 1928, è quella presentata alle Giornate del Cinema Muto del 2012
Ancora, tra gli omaggi e le ricorrenze, questa edizione ricorderà il bicentenario della nascita di Charles Dickens con la più ampia rassegna di film muti su soggetti dickensiani mai realizzata, e con la mostra “Charles Dickens in Italia”, ispirata al viaggio compiuto da Dickens nel nostro paese nel 1844-45 e descritto nel suo Pictures from Italy.
Saranno ben due le anteprime mondiali quest’anno, a partire dal ritrovato Robinson Crusoe di Méliès: proprio nel momento in cui Martin Scorsese con il suo Hugo Cabret ha fatto conoscere al grande pubblico il nome e l’opera di Georges Méliès, è venuta alla luce – e sarà presentata a Pordenone in anteprima mondiale dalla Cinemathèque française – una copia a colori di quello che è probabilmente il suo film più bello. Realizzato nel 1902, lo stesso anno del celebre Viaggio sulla luna, ma rimasto invisibile per più di un secolo, è una frizzante e spiritosa versione del Robinson Crusoe di Defoe, con un Méliès insolitamente giovane nel ruolo del protagonista. Ancora, un’attesa prima mondiale, risultato sempre di uno storico restauro della cineteca parigina, è la presentazione del PHONO-CINÉMA-THÉÂTRE, meraviglia tecnologica e una delle attrazioni di maggior successo dell’Esposizione di Parigi del 1900, vero trampolino di lancio per l’invenzione dei Lumière e importante vetrina per le sperimentazioni sul suono e sul colore.
Fra gli eventi speciali delle Giornate 2012, anche Le petit nuage, leggera, romantica fantasia muta contemporanea ambientata a Parigi, con la quale Renée George, della troupe di The Artist, ha voluto rendere il suo personale omaggio alla magia del cinema muto. Fondamentale anche in questo caso il ruolo della musica, composta dalla stessa Renée George insieme a Robert Casal.

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