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Amour

Pubblicato il 25 ottobre 2012 da Antonio Valerio Spera
VOTO:


Amour

Amore. Dice tutto il titolo del nuovo film di Michael Haneke, passato in concorso al 65° Festival di Cannes. L’amore che rappresenta Haneke è un amore vero ed universale, un amore per il quale nulla è scontato ma tutto in un certo senso è dovuto, senza spiegazioni o motivazioni; un sentimento ineffabile che, se reale e sincero, avvolge completamente l’esistenza di un uomo, la condiziona in ogni gesto. La storia che mette in scena il regista austriaco è molto semplice: una coppia di ottantenni, ex insegnanti di musica, vive in un appartamento parigino, portando avanti un’esistenza felice. Quando lei si ammala, il marito comincia a dedicarsi completamente alla moglie, annullandosi, soffrendo con lei. La morte che si avvicina per la moglie mette alla prova l’amore del marito ed è l’inizio anche della sua fine.
Se lo spunto alla base del film appare già visto e trattato, il tocco di Haneke rende l’opera l’ennesimo gioiello della sua carriera cinematografica. Attraverso una messa in scena costruita su macrosequenze dove il tempo del racconto coincide con la durata, Amour riflette con ritmo compassato sul valore della memoria, sul rapporto di coppia, sulla verità delle emozioni. Quello che viene delineato sullo schermo non è tanto il ritratto di due persone complementari, inscindibili, ma più che altro la dolce descrizione del sentimento che rende unico il loro rapporto. Haneke si sofferma lungamente su ogni piccolo gesto, sulla semplicità del quotidiano, sulla spontaneità dei dialoghi. Con una macchina da presa che racconta in modo rigoroso, com’è nello stile dell’autore, senza eccessivi formalismi, assistiamo lentamente ad un percorso sofferto in attesa della morte, ad una graduale crescita del dolore, ad una triste presa di coscienza. Il peggiorare della malattia della donna va di pari passo con il lento spegnersi della luce negli occhi del marito, incapace di reagire, inizialmente anche di credere. Haneke rimane sempre vicino ai suoi personaggi, li accarezza con lo sguardo, li disegna con empatico realismo, con sincero affetto. Il suo obiettivo si posa sui loro sguardi persi, sui segni della loro età e sembra rendere concreti i loro pensieri, i loro sentimenti.
Con una storia simile, il pericolo di cadere nel melenso e nel lacrimevole era alto, ma nel film di Haneke, invece, di lacrime non ne viene versata neanche una, la disperazione sembra quasi sempre strozzata, e lo spettatore segue il racconto pronto a vederla esplodere. Il coinvolgimento che crea il regista è totale, quel senso di vuoto, di perdita, di tristezza che avverte il protagonista è anche quello dello spettatore, che si ritrova nei corridoi di un appartamento silente, che avverte sempre di più l’incapacità della memoria e dei ricordi di esorcizzare il dolore, di allontanare la consapevolezza della morte.

Amour di Haneke commuove, scuote e pietrifica allo stesso tempo. Un film duro per il realismo con cui racconta il dolore ed emozionante per come trascina lo spettatore all’identificazione totale con i due protagonisti.
Indimenticabili le interpretazioni dei due attori: Emmanuelle Riva offre una perfomance soprattutto fisica, mostrando verosimilmente la malattia del suo personaggio, mentre Jean-Louis Trintignant ci regala, grazie anche ai suoi occhi lucidi e persi e alla sua camminata claudicante, una prova maiuscola e dalle complesse sfumature.


CAST & CREDITS

(Amour) Regia e sceneggiatura: Michael Haneke; fotografia: Darius Khondji; montaggio: Nadine Muse, Monika Willi; suono: Jean-Pierre Laforce, Guillame Sciama; interpreti: Jean-Louis Trintignan, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert, Alexandre Tharaud; produzione: Les films du Losange, X Filme Creative Pool Gmbh, Wega Film; origine: Francia, Germania, Austria; durata: 127’.


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