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Anelante

Pubblicato il 20 dicembre 2015 da Valeria Gaveglia


Anelante

Roma, Teatro Vascello. In scena fino al 17 gennaio lo spettacolo Anelante di Antonio Rezza e Flavia Mastrella.

I due artisti lavorano insieme dal 1987 realizzando dodici opere teatrali; tra i tanti riconoscimenti conferiti negli anni, nel 2013 vincono il Premio Ubu "per il lucido percorso di scavo nella crudeltà ottenuto attraverso il genio sfrenato di un attore e l´intuito plastico di un´artista visiva originale". Ed è proprio la crudeltà a invadere questo spettacolo, che il pubblico del Teatro Vascello ha accolto a suon di risate catartiche.

La scenografia essenziale, che ricorda la struttura di un teatro delle marionette, divide lo spazio scenico in due aree, entrambe dedite alla performance. Rezza, protagonista indiscusso, è inusualmente accompagnato da tre attori (Manolo Muoio, Chiara A.Perrini, Enzo Di Norscia) e porta avanti quello che potrebbe essere definito uno spettacolo corale. La presenza scenica di altri interpreti regala alla pièce un elemento dinamico che si aggiungere alla naturale forza espressiva generata da Antonio Rezza, il quale da vita a un ininterrotto gioco teatrale fatto di gag corporee ben strutturate. I momenti corali sono quelli che maggiormente coinvolgono la platea e grazie al carattere comico che li contrassegna si pongono in opposizione ai quadri in cui il protagonista è solo in scena e lascia esplodere l’aspetto riflessivo e critico del suo lavoro: tanto cattivo che il solo escamotage per trasmetterlo al pubblico è farlo sembrare una burla.

L’artista di Nettuno appare sulla scena nelle sembianze di uno scienziato pazzo, un matematico che vive della sua materia di studio e la rende canale di comunicazione tristemente autoreferenziale. L’incomunicabilità è resa inoltre attraverso una scena suggestiva raffigurante i grandi del G20, alle prese con un meeting nel quale regna l’assenteismo, e per mezzo dell’ossessione relativa all’inesattezza delle teorie freudiane per cui il filosofo austriaco sarebbe stato «solo fortunato, che a un certo punto la gente c’ha sonno. C’ha costruito un impero economico». Avvicinandosi all’epilogo, la pièce acquista degli accenti più evidentemente tragici che si concretizzano nella pantomima di queer party, atti di necrofilia e l’evocazione di un universo sottomarino in cui le figure umane sono definitivamente private di ogni possibilità espressivo-comunicativa. Le parole di Rezza nella scena conclusiva risuonano amare; la sequenza si articola infatti nel dubbio esistenziale tra la vita e la morte, facendo riferimento al mostruoso desiderio di uccidere uno dei genitori.

Anelante è un termine che si traduce in essere stanco oppure desiderare e l’omonimo spettacolo di Rezza e Mastrella incarna entrambi i presupposti: un umanità che brama la possibilità di comunicare all’altro il proprio punto di vista ma fallisce miseramente.

Uno spettacolo vincente, che il pubblico del Teatro Vascello ha acclamato con lunghi e sonori applausi.


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