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ANONIMUL

Pubblicato il 14 agosto 2012 da Giammario Di Risio


ANONIMUL

Se avete un po’ di tempo e siete delle persone curiose andate su Google immagini, digitate Sfântu Gheorghe – Delta Danubio, e semplicemente premete il pulsante di invio: vi compariranno delle immagini che difficilmente (a meno che non ci siate stati fisicamente o vi siate documentati per qualche disparato motivo) avete già fatto vostre. Non si tratta di assorbire paesaggi da cartolina, che pur suscitano emozione, viceversa si diventa testimoni, mediante ciò che si sta osservando, di un cambiamento dei modi in cui l’uomo pensa, vive la comunità, il potere e ciò che lo circonda. In questa piccola fetta di terra rumena, in cui il Danubio incontra il Mar Nero, la gente vive con attenzione e genuinità il suo rapporto con lo spazio e, allo stesso tempo, essendo un posto turistico, le giovani generazioni europee “vittime” della globalizzazione e della mobilità estiva, non appena toccano terra (dopo cinque ore di nave) immediatamente fanno loro lo scenario, quasi fossero già parte integrante della comunità. Questa condivisione è caratterizzata da piccole casette di legno, carretti trainati da cavalli, strade non asfaltate, coppie anziane che offrono ospitalità e cucinano pesce fresco appena pescato nel fiume e da mercatini e piccoli alimentari in cui vige la regola del baratto nel caso vi presentiate a comprare una Coca – Cola con troppi quattrini; la cultura dei bambini è quella di osservarti e con il sorriso farti partecipare attivamente alla malìa di ciò che si sta vivendo. Ma Sfântu Gheorghe non è esclusivamente suggestione o recupero di uno scenario atavico, viceversa è anche un punto testimone della convergenza mediatica che stiamo vivendo, in cui si sviluppa, ogni anno, ai primi di agosto, uno spazio per conversazioni intergenerazionali grazie al festival internazionale di cinema indipendente “Anonimul”. Approdato alla sua nona candelina, la rassegna gode di una strumentazione virtuosa capace di garantire alla “scatola magica cinema” diversi frammenti comunicativi. Grande apparato logistico, con due sale cinematografiche all’interno del villaggio turistico e una sala all’aperto per le proiezioni serali, sponsor internazionali quali HBO, Vodafone e Stella Artois come volani commerciali, un enorme camping per accogliere il maggior numero di visitatori, per lo più giovani “kerouachiani” da ogni parte d’Europa armati di tenda e spirito selvaggio, una struttura perfetta con le proiezioni al mattino per i giornalisti e coloro che sono riusciti a prenotarsi, e le repliche dalle tre del pomeriggio; alla sera, dopo un’ora di concerto o dj – set con musica elettronica, ripartono le proiezioni, sotto il cielo stellato e con la presenza di invadenti mosquitos (portatevi l’Autan), fino alle quattro del mattino. Utile sapere che le proiezioni sono gratis e non c’è scopo di lucro, visto che parliamo di una manifestazione con alle spalle grandi investimenti, in una terra dove ogni tre giorni arrivano in media trecento visitatori. Durante il suo cammino “Anonimul” ha instaurato collaborazioni con vari Festival, da Cannes a Venezia, dal Sundance al Festival di Sarajevo, passando per Toronto e Berlino. Quest’anno ci sono state 4 sezioni: Romanian Off Section, con i lungometraggi rumeni che andranno sul mercato internazionale, la Feature competition, con film dalla Colombia, dalla Russia, dall’India e dalla Francia, e, per i cortometraggi, la Fiction short competition e l’Animation short competition. A donare una veste internazionale alla kermesse ci hanno pensato i film di apertura e chiusura, quel The Door dell’ungherese István Szabó, con la rugosa e sempre talentuosamente mostruosa Helen Mirren e l’intimorita Martina Gedeck e Albert Nobbs di Rodrigo Garcia, con il premio Oscar Glen Close, qui nei panni di una donna costretta a fare l’uomo per vivere nell’Irlanda del diciannovesimo secolo.



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