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Ant-man and The Wasp

Pubblicato il 24 agosto 2018 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Ant-man and The Wasp

Piccoli eroi e grandi responsabilità. Come genitori, come figli, come supereroi, per l’appunto.

Quello di Ant-man fu un percorso che nacque in sordina, essendo considerato un eroe “minore” all’interno dell’universo Marvel e del suo corrispettivo cinematografico, il MCU; una seconda linea comunque di valore, considerato che, con il corso del tempo, ha preso parte in contesti eclatanti, come nello scontro tra illustri colleghi in Capitan America – Civil war, da cui questo sequel dell’uomo-formica si riaggancia per ripartire dalle vicende personali del protagonista Scott Lang (Paul Rudd). Così, il guascone Scott, costretto ai domiciliari per aver violato gli accordi di Sokovia, torna a far squadra con il dottor Hank Pym (Michael Douglas) e sua figlia Hope (Evangeline Lily), totalmente consapevole delle proprie abilità e nuova eroina dalla tuta alata simile a quella di Ant-man, grazie alla quale si fa chiamare Wasp; padre e figlia sono infuriati a causa dell’irresponsabilità di Scott, ma devono presto metter da parte ogni attrito, nell’intento di riportare indietro dal mondo sub-atomico la dispersa Janet (Michelle Pfeiffer), moglie di Pym, sacrificatasi anni addietro durante una missione; come se non bastasse c’é un nuovo avversario inafferrabile dotato di stravaganti poteri che sembra interessato alla tecnologia costruita dal professore e da sua figlia.

Strano a dirsi, uno dei punti di forza di Ant-man and The Wasp combacia con la cosciente rinuncia ad assurgere a prodotto dissimile dalla commedia scanzonata, così come accadde per il primo episodio. E, a ragion veduta, non ce ne sarebbe motivo, considerato il tono del predecessore, la burlesca attitudine dei protagonisti, impossibilitati a tollerare aumenti di tensione, soprattutto a causa di una scrittura – a dieci mani - indirizzata a un intrattenimento fluido e coinvolgente; non in ultimo, un po’ come accadde nel primo capitolo della serie, si é costretti ad accontentarsi di antagonisti concepiti e inseriti nel contesto in maniera superficiale, lontani anni luce dall’instaurare una benché minima parvenza di legame empatico con lo spettatore, o inclini a un approccio introspettivo e approfondito con gli eroi stessi.

Nonostante questi difetti strutturali, Ant-man and The Wasp non allenta mai il ritmo, coinvolgendo lo spettatore in un turbolento sali-e-scendi di situazioni e scontri paradossali, giocando e sfruttando al massimo delle proprie potenzialità, i poteri di Ant-man e The Wasp, che riescono a esprimersi al meglio soprattutto per merito di un montaggio ineccepibile e ben calibrato, specie durante le scene d’azione – divertentissimo e dilagante l’inseguimento pre-finale.

Come c’era da aspettarselo, Ant-man and The Wasp propone un comparto visivo a cui non é possibile muovere critiche se non in senso tendenzioso: si prenda in esame la multi-cromatica e abbacinante esplosione scenografica del mondo sub-atomico, che rimanda alla perfezione estetica del tunnel cosmico varcato dal Doctor Strange nel finale del capitolo a lui dedicato; e alla fluidità dei movimenti delle formiche-aiutanti del dottor Pym o agli effetti dissolvenza appena percettibili delle trasformazioni dei due protagonisti e di quelle di Ava/Ghost (Hannah John-Kamen).

Seppure nella sua quasi del tutto innocua valenza, alla Marvel bastano una manciata di minuti per proiettare Scott Lang/Ant-man verso orizzonti di gloria, com’é facilmente intuibile nell’easter-egg inserito nei titoli di coda: chissà se l’uomo-formica avrà un ruolo preminente nel prossimo attesissimo sequel di Avengers – Infinity war? Potrebbe essere lo stesso Ant-man, ora intrappolato nel mondo sub-atomico – e, forse, immune alla vendetta di Thanos – l’arma segreta per l’imminente battaglia finale contro il folle titano, assieme all’accorrente Capitan Marvel? Piccoli eroi con grandi responsabilità, appunto.


CAST & CREDITS

(Ant-man and The Wasp); Regia: Peyton Reed; sceneggiatura: Chris McKenna, Erik Sommers, Andrew Barrer, Gabriel Ferrari, Paul Rudd; fotografia: Dante Spinotti; montaggio: Dan Lebental, Craig Wood; musica: Christophe Beck; interpreti: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Peña, Walton Goggins, Hannah John-Kamen, David Dastmalchian, Tip "T.I." Harris, Judy Greer, Bobby Cannavale, Randall Park, Abby Ryder Fortson, Michelle Pfeiffer, Laurence Fishburne, Michael Douglas; produzione: Marvel Studios; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures; origine: U.S.A, 2018; durata: 118’


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