X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Appaloosa

Pubblicato il 5 settembre 2009 da Nicola Lazzerotti


Appaloosa

Un rumore di zoccoli sullo schermo nero, il vento soffia vigoroso, l’immagine si apre su tre cowboys. Finalmente un grande western, come quelli di una volta, come quelli della Hollywood classica, dove regnava l’amicizia virile e la parola era affidata all’azione ed alla violenza, le donne avevano un ruolo marginale, buone per rompere la tensione. Ed Harris riscrive a suo modo il genere per eccellenza americano, una nuova figura autoriale, riconfigura ancora una volta gli stilemi formali e narrativi e lo fa senza mai distogliere lo sguardo dal passato trovare; il nuovo nel classicismo.

1882, Virgil (Ed Harris) e Everett (Viggo Mortensen) sono due cowboys chiamati nella città di Appaloosa come nuovi sceriffi. Cavalcano insieme da una decina d’anni, uniti da una profonda e simbiotica amicizia virile. I due devono indagare sull’assassinio del precedente sceriffo, compiuto dal potente Randall Bragg (Jeremy Irons). In città giunge anche la bella Allie (Renee Zellweger).
Il metodo adottato dai due eroi per sconfiggere gli avversari è semplice e sbrigativo, basta essere più spietati e veloci, senza lasciare spazio alle emozioni. Per questo uccidono tre uomini di Bragg, per mostrare chi comanda. Tutto fila liscio fin quando in città giunge un uomo di Bragg pronto a testimoniare contro il suo capo.

Tutto in Appaloosa appare troppo perfetto e la sensazione che si avverte nella sua visione è dirompente, catapulta lo spettatore in una dimensione dove tutto è acuito, palpabile, in un qualche modo epidermico. L’elemento cardine assunto nella messa in scena dei due protagonisti è quello dell’ironia, dove la battuta ricorrente, sovente ricorda fortemente il metodo di Sergio Leone. Se però il regista romano dava alla vena ironica un tono beffardo, in Appaloosa il tono è, piuttosto, irriverente e rivela la profonda intimità dei protagonisti. L’amicizia è il sentimento permanente che sottende tutta la storia, una amicizia virile e leale, degna di Un dollaro d’onore, un’amicizia in cui la comunicazione è diretta, ironica ed essenziale, capace di ridursi quasi all’annullamento: sono infatti spesso presenti silenzi ricchi di intesa e complicità.
Tutto questo è reso possibile dalle mirabili interpretazioni dei protagonisti che dimostrano una sintonia perfetta. Impressionante è la recitazione di Mortensen, che sa regalare al personaggio un romanticismo dal sapore antico, d’altri tempi, una recitazione calibrata e controllatissima, fatta di sorrisi, di sguardi e di pose plastiche.
Innovativo è anche il personaggio di Allie, in un qualche modo opposto alla Jill McBain (Claudia Cardinale) di C’era una volta in America, ella infatti si risente di essere scambiata per prostituta ma non esita un solo istante ad andare a letto con il più forte per ricevere protezione, al contrario della Cardinale che era una prostituta sorretta invece da un carattere fortissimo.
Ma non solo questo, Appaloosa è un film dal punto di vista stilistico fatto di inquadrature essenziali, quasi del tutto assenti i dolly tanto cari a Leone, inquadrature fisse, ma allo stesso tempo pregne di significato e cariche di un’ intrinseca passionalità, a riguardo da considerare anche i titoli di coda e la splendida inquadratura del puma. A suggellare il tutto vi sono le magnifiche musiche di Jeff Beall che regalano una atmosfera unica legandosi inscindibilmente alle immagini che sembrano generarle.
Questo è insomma un grande Western fatto di cowboys che si allontanano al tramonto verso quella frontiera che è mito e incarnano l’epopea epica dei grandi eroi, dietro loro magari lo sguardo di una donna innamorata o di un amico leale, con il sole basso all’orizzonte che risplende sul viso, alla ricerca della libertà e dei grandi spazi sconfinati persi all’orizzonte.


CAST & CREDITS

(Id); Regia: Ed Harris; sceneggiatura: Robert Knott, Ed Harris; fotografia: Dean Semler; montaggio: Kathrin Himoff; musica: Jeff Beal; interpreti: Ed Harris (Virgil Cole), Viggo Mortensen (Everett Hitch), Renèe Zellweger (Allison French), Jeremy Irons (Randall Bragg); produzione: New Line Cinema, Axon Films e Groundswell; distribuzione: 01distribution ; origine: U.S.A., 2008; durata: 116’


Enregistrer au format PDF