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Återträffen - The Reunion

Pubblicato il 4 settembre 2013 da Marco Di Cesare

VOTO:

Återträffen - The Reunion

È in ogni caso raggelata la messa in scena di questo film svedese, opera prima di Anna Odell, quarantenne in patria conosciuta esponente delle arti performative, la quale nel 2009 diede scandalo attraverso una performance che rendeva reale la finzione: ossia quando, studentessa presso la Konstfack University College of Arts, Crafts and Design di Stoccolma, portò avanti un suo progetto artistico, fingendo di avere desideri suicidi, su di un ponte pronta a gettarsi nel vuoto; intorno a lei prima poliziotti, poi medici e infermieri durante il ricovero coatto, nel corso del quale, come un’indemoniata, inveì pesantemente contro i suoi salvatori, con annessi pugni, calci e sputi. Diagnosi? Una forte instabilità, una certa psicosi, meritevoli di essere sedate (leggasi l’articolo pubblicato dal Daily Mail.
In seguito, ovviamente, la Odell svelò l’inganno della sua messinscena, suscitando una scandalizzata reazione, scatenando una delle domande fondamentali oggigiorno: che cosa è l’arte, nel mondo contemporaneo? Non più solamente pittura e scultura, non più la categoria di un Bello più o meno accettato e accettabile, comunque condivisibile, bensì installazioni e performance dove a farla da padroni sono la creazione concettuale e il pensiero, con la provocazione che diviene una sfida al senso comune, necessaria per dare da pensare al mondo e per ridisegnarne i limiti - quelli che ognuno di noi porta dentro di sé -, tanto che la provocazione diventa oramai essa stessa l’espressione artistica e l’unico motivo d’esistenza di quest’ultima.

Per quanto riguarda la Odell, prova ne è questo suo The Reunion, il quale raccoglie in sé pure un forte senso di malinconico disagio.

La riunione in questione è quella che coinvolge degli ex compagni di classe, vent’anni dopo il loro diploma di maturità: un gruppo cresciuto insieme per nove anni, nel periodo generalmente più formativo e di crescita per qualsiasi individuo. Presto Anna (ossia la Odell, nei panni di una possibile sé stessa), durante il banchetto prende la parola per attaccare quegli anni e le persone di fronte a lei, ricordando a quei ragazzini e a quelle ragazzine, divenuti ormai adulti, il dileggio e l’esclusione sociale che lei ha dovuto subire a causa loro, per nove interminabili anni attaccata su più fronti, senza veri amici sui quali poter contare. Così l’ipocrita aria che si respirava inizialmente virerà verso un colore teso e plumbeo, che scoprirà come già in età giovanile si impari come la società sia basata sulla legge del più forte e di come questa sia alla base della gerarchia che regola il vivere comune, laddove sempre forte è lo scontro tra l’individuo o, perlomeno, tra taluni individui e il gruppo (che può, a questo punto, ancora considerarsi sociale e di appartenenza?).
E però risulta essere diviso in due parti, The Reunion, rendendo in tale modo ancora più visibile la dicotomia realtà-finzione, così come, magari, anche l’opposizione individuo-società. Mentre la prima parte del film è un mediometraggio che ricostruisce una ipotetica cena tra ex compagni di classe, la seconda è una documentaristica ricerca delle testimonianze dei (reali?) protagonisti delle vicende prima raccontate, della verità che si cela dietro il ricordo – il quale è sempre una rappresentazione e una ricostruzione, più o meno fedele, di quanto è realmente accaduto in passato -, allorché due decenni sono occorsi per guardarsi indietro ed esporre, insieme alla solitudine dell’individuo solo, lo stereotipo della sensibilità dell’artista da giovane.

Scelta registica della Odell è stata di privilegiare abbondantemente l’inquadratura ferma, in modo da far pesare la preponderanza dei dialoghi - i quali assumono più la forma di una terapia -, oltre che una fredda staticità utile per raffigurare una specifica visione del mondo e dei rapporti umani, fondati sull’ipocrisia per colpa della quale la finzione confonde la realtà.

Lavoro interessante, The Reunion: non solo grazie alle questioni che solleva e ai concetti che esprime, ma anche mediante una coerente sovrapposizione di forma e contenuto, in un percorso unitario che, comunque, fa di una semplicità e di una ripetitività mai particolarmente stucchevoli la propria forza, riuscendo a mantenere sempre abbastanza elevato il livello d’attenzione intellettuale dello spettatore.


CAST & CREDITS

(Återträffen); Regia e sceneggiatura: Anna Odell; fotografia: Ragna Jorming; montaggio: Kristin Grundström; interpreti: Anna Odell (Anna), Anders Berg (Anders), Robert Fransson (Robban), Sandra Andreis (Louise), Rikard Svensson (Rikard), Niklas Engdahl (Nille), Sanna Krepper (Sanna), Sara Karlsdotter (Linda), Minna Treutiger (Minna), Malin Vulcano (Malle), Erik Berg (Erik), Sara Persson (Sara), Ulf Stenberg (Ulf), Fredrik Meyer (Fredrik); produzione: French Quarter Film, Swedish Television e Dagsljus Film Equipment; origine: Svezia, 2013; durata: 88’.


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