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Attacco al potere 2

Pubblicato il 3 marzo 2016 da Annalaura Imperiali


Attacco al potere 2

L’Action-Movie per eccellenza, per sua stessa natura e vocazione, non può non avere gli ingredienti fondamentali di London Has Fallen, alias Attacco al potere 2: sparatorie continue, grandi effetti speciali e forza bruta degli eroi protagonisti immortalati come invincibili Dei di un moderno Olimpo (non a caso, pur se riferendosi a qualcos’altro, il primo film da cui ha preso le mosse questo sequel si intitola Olympus Has Fallen). Insomma, un misto di inesorabile trionfalismo americano e americanista costella quest’opera che, per quanto non impegnata e sicuramente molto di parte, cinematograficamente parlando arriva dritta al suo scopo: tenere sospeso lo spettatore per tutti i suoi novantanove minuti di durata.

Nello scenario di una Londra grigia e inizialmente impeccabile, l’ormai noto personaggio di Mike Benning (Gerard Butler) scorta, facendo da vero e proprio scudo umano, il presidente degli Stati Uniti d’America Benjamin Asher (Aaron Eckhart). Il motivo della visita a Londra è un funerale di stato a cui, immancabilmente, devono partecipare tutti i big della terra. Ma quando si scopre che in realtà il defunto è stato avvelenato e tutti gli onori sono stati costruiti a tavolino da parte di organizzatissimi terroristi di matrice medio-orientale per uccidere d’un colpo i più importanti capi dei governi internazionali e dar vita ad un “nuovo mondo”, tutto esplode sotto gli occhi prima attoniti e poi infuriati di Benning che farà di tutto pur di salvare la vita di Asher a costo della propria.

Ciò che veramente è interessante in London Has Fallen non è tanto la trama, se vogliamo tendenzialmente stereotipata, quanto piuttosto il suo perfetto inserimento all’interno, oltre che del genere Action-Movie, anche del War-Movie americano.
Sull’onda lunga del tanto visto (campione d’incassi al botteghino internazionale con 540.636.000$) quanto criticato American Sniper di Clint Eastwood, anche Attacco al potere 2 crea il meccanismo cinematografico tipico degli States: il mondo occidentale, con in testa l’America stessa, lotta contro un mondo violento, terrorista, pericoloso e da abbattere come quello del Medio-Oriente.
Sembra quasi che questa “verità di fondo” sia entrata a tal punto nell’ideologia del popolo statunitense da dar vita ad una forma ripetibile e spesso ripetuta di meccanismo difensivo secondo cui quando l’America viene attaccata si difende sempre e al meglio.
Eppure, se guardiamo per un attimo l’altra faccia della medaglia, lo studioso Leonardo Gandini, nel suo ultimo testo Voglio vedere il sangue – La violenza del cinema americano contemporaneo, descrive in modo avvincente e affascinante il fatto che, proprio come l’uomo, anche il cinema cerca i propri simili. Nella violenza ne trova uno, essendo sia l’uno che l’altra ossessionati dallo sguardo: il cinema lo produce, la violenza lo sollecita. Ne scaturiscono visioni colpevoli, talvolta complici, implicate con l’estetica e la morale, la bellezza e la giustizia, la profondità di un dolore e la superficialità di una ferita. Per il cinema contemporaneo la sfida consiste nell’affrontare il rapporto di complicità e attrazione che la violenza intrattiene, lontano dagli schermi e dalle sale, con le nozioni di sguardo, visione e spettacolo. E nel trovare una strada capace di trascendere sia le vecchie convenzioni, che la nuove barbarie della violenza sul web.
Prosegue infatti Gandini dicendo che tutte le volte che gli Stati Uniti, al livello di politica estera da almeno quindici anni a questa parte, compiono violenza su un territorio straniero (si pensi al caso della II Guerra del Golfo), fanno però accortamente in modo da mostrarsi prima, attraverso precise strategie mediatiche, come vittime. Il processo di vittimizzazione statunitense legittima dunque – sempre secondo lo studioso – diversi film americani attinenti al tema della violenza e usciti durante l’ancora attuale ondata della “New New Hollywood”.

Dunque: gli americani, di London Has Fallen e dei vari War/Action-Movie che si inseriscono in questo stesso filone cinematografico, sono vittime o carnefici? "La verità sta nel mezzo".


CAST & CREDITS

(London Has Fallen) Regia: Babak Najafi; Soggetto: Creighton Rothenberger, Katrin Benedikt; Sceneggiatura: Katrin Benedikt, Christian Gudegast, Creighton Rothenberger, Chad St. John; Fotografia: Ed Wild; Montaggio: Michael J. Duthie, Paul Martin Smith; Musiche: Trevor Morris; Scenografia: Joel Collins; Costumi: Stephanie Collie; Interpreti: Gerard Butler (Mike Banning), Aaron Eckhart (Benjamin Asher), Morgan Freeman (Allan Trumbull), Alon Moni Aboutboul (Aamir Barkawi), Angela Bassett (Lynne Jacobs); Produzione: Millennium Films, G-BASE, LHF Film; Distribuzione IT: M2 Pictures; Origine: Stati Uniti d’America, Regno Unito, Bulgaria, 2016; Durata: 99’


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