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Oltre le colline

Pubblicato il 1 novembre 2012 da Antonio Valerio Spera
VOTO:


Oltre le colline

Romania, in un convento ortodosso arriva Alina, che dopo essersi trasferita in Germania, torna al paese Natale per cercare Voichita, l’unica persona che lei abbia amato e da cui sia mai stata amata veramente. Ma Voichita ha non è più la ragazza di una volta: ha scoperto Dio ed è diventata suora. Voichita accoglie la sua amica cercando di spiegarle le ragioni della sua scelta e dimostrarle che in ogni caso il suo affetto per lei è sempre lo stesso nonostante abbia cambiato natura. Alina però non riesce a sopportare questa delusione, trasformandola in un gelosia nei confronti di Dio, in un odio verso la religione. La sua diventerà un’ossessione crescente, una sfida impossibile che la porterà alla follia.

Con Beyond the Hills Cristian Mungiu torna in concorso al Festival di Cannes, dopo la vittoria nel 2007 con il sorprendente 4 mesi, 3 settimane, due giorni. Già sulla carta - plot complicato che mette in scena le contraddizioni di amore, dolore, dogmi religiosi e durata di 150 minuti – questa nuova opera dà l’impressione che il regista rumeno abbia alzato il tiro. E durante e dopo la visione questa idea viene assolutamente confermata e addirittura marcata. Mungiu firma una pellicola difficile, che apre la strada a diverse letture, che vive di sottotesti. Ma il tiro, il regista, lo alza troppo. Il film infatti si struttura anche e soprattutto su uno snervante accumulo narrativo che sembra non avere fine, su un clima tragico solamente sussurrato per quasi due ore, su una tensione latente che non esplode mai, su eterni dialoghi che girano su se stessi, su silenzi e vuoti, su azioni inutilmente reiterati. Beyond the Hills mette seriamente alla prova lo spettatore, lo affronta sul piano psicologico: risulta difficile, infatti, farsi coinvolgere nei mille spunti di riflessione che propone perché l’attenzione si sfalda gradualmente nel tentativo di seguire gli interminabili piani sequenza dal ritmo lento e compassato che si susseguono sino alla fine non aggiungendo sostanzialmente nulla al racconto. Se con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, Mungiu grazie al suo stile riusciva ad avvicinarci ai personaggi, a portarci a comprenderli nelle loro scelte, a compatirli, qui invece ottiene esattamente l’effetto opposto: guardando Beyond the Hills rimaniamo passivi spettatori di un racconto cinematografico che non appassiona mai, trovandoci sempre più distanti dai dolori e dalle difficoltà delle giovani protagoniste. Solamente nell’ultima mezz’ora la storia entra nel vivo, ma le tematiche (l’assurdità di alcuni dogmi religiosi, la critica alla violenta società contemporanea, l’inefficienza delle strutture pubbliche) vengono proposte comunque con troppa confusione, solo accennate e non approfondite.
Dopo la visione di Beyond the Hills, rimane forte la delusione per un film tanto atteso che non ha mantenuto le aspettative e soprattutto per un regista che ha provato ad osare ancora di più ma non ha saputo prendere le misure ad un’opera complicata e rischiosa. Un’opera che gli è scivolata di mano, forse, anche per un po’ di presunzione.


CAST & CREDITS

(Dupã Dealuri) Regia: Cristian Mungiu; sceneggiatura: Cristian Mungiu; fotografia: Oleg Mutu; montaggio: Mircea Olteanu; interpreti: Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu Andriuta, Dana Tapalaga; produzione: Moba Film, Why Not, Les Films du Fleuve, France 3 Cinema, Mandragora Movies; origine: Romania, Francia; durata: 150’.


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