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Bloomsday 2012

Pubblicato il 18 giugno 2012 da Emiliano Paladini


Bloomsday 2012

fiumeincorsa (o tuttoscorre, è lo stesso, è questa l’origine semantica e culturale-storica del flusso di coscienza in analisi e del continuum in fisica) - in ogni caso è qualcosa a cui la parola e la scrittura devono solo essere eternamente grate di riuscire finalmente a esprimere: mitologico e archetipico, in perfetta fusione di tempi e geografie integrate - Art, well, but in a sense of a sort of a lossless data compression, indeed. Yeah, lonely data compression, sure - anche se ci si può bagnare un infinità di volte nello stesso fiume, è la natura dinamica del fiume che ce lo permette ma chiaramente quasi mai riusciremo a toccare la stessa acqua di uno stesso fiume, è la natura chimico-fisica del composto che ce lo impedisce.
James Joyce (Sir Lovely Datacompression) ha cercato di dirci qualcosa di molto semplice in qualunque lingua, in tutte le lingue del mondo: be bop a doo whop a blinding signs flap flicker flicker flicker blam pow pow papaommowmow. E chissà da dove arrivano tutti ’sti suoni a cavallo del fiume che si sciacqua su porzioni di tempo da portali colonne e fontane libere, probabili intenzioni del surfin’ della comunicazione delle coscienze verbali individuali preumane costruite sull’implacabile ricordo che ci portiamo a dietro tramandato da archeologici percorsi patrilineari slacciati via come veri e propri metal kings, o sultans of swing, su qualcosa che ha abitato la Terra prima di noi, dal nostro passato o da un altro mondo, s’intende.
Ma il punto è che è la dissipazione dell’energia il principio base dell’entropia e della sua risposta, l’ecologia. Entrambe infatti, oltre alle teorie lontane della fisica e delle sue innumerevoli manifestazioni nella coscienza collettiva, e quindi oltre all’accumulo dei dati nelle diverse realtà storiche umane e individuali che muovono ogni molecola del corpo umano in direzione di paranoiche pappe di latte intergalattiche o di idiosincrasie abominevoli, si compongono col collage dadaista e col lossless data compression alla luce di un’approssimazione col minor numero di dati a perdere possibile.
Il Jazz (soprattutto Kansas City Style) è però il primo collage artistico a flusso di coscienza e tutte le pagine onomatopeiche di Finnegans Wake sorprendono Kerouac avanti di trent’anni nel tempo nel tentarne una prima trascrizione letteraria.
Di per sé invece l’Ulisse di Joyce è il primo romanzo pulp, lo si vedrà in diverse occasioni. Ma lavorando sulla memoria personale per esprimere emozioni coi gesti facendole sgorgare a getto continuo o flusso di coscienza è invece il metodo Stanislavski proprio del flusso di coscienza psicoanalitico una delle prime applicazioni artistiche.
Con Joyce la tecnica si perfeziona a livello di scrittura. Qui finisce il melodramma sia di genere che di tecnica recitativa. Joyce chiude con la drammatizzazione della comunicazione puntando al successo della comunicazione. Prendiamo Buck Mulligan ad esempio, il modo in cui Joyce fa parlare Mulligan nell’Ulisse è lo stesso con cui Elia Kazan fa recitare Brando nella prima versione teatrale di Streetcar Named Desire calandolo perfettamente nella realtà disegnata da Tennessee Williams, comunicando uno l’Irlanda e la sua storia millenaria e l’altro il Sud degli Stati Uniti (New Orleans).
Se infine sicuramente prima c’è l’inconfessabile Recherche di Proust, storicamente è Italo Svevo l’inventore dello stream of consciousness in letteratura oltre che essere l’ispiratore del personaggio di Leopold Bloom la cui passeggiata del 16 giugno per le strade di Dublino è raccontata nell’Ulisse. E poi anche qui con Tennessee Williams c’è un monologo finale, una serie di parole a voce alta per nessuno che rivedono tutta la storia (Latella, Piccolo Teatro Grassi, marzo 2013, ma c’è anche Macbeth, La Tempesta, anche con le marionette, Slava e John Surman, i Propeller, Pinter, McDonagh, Proust, Robert Wilson e altri).
Ma di chimere varie si parlava, tipo Panfarfalla, la Mosca Paneburro, il Bian Coniglio, Stream of life in tutti i casi, sun’s heat it is, «sono trecento anni che te lo dico», «ma ora sono stanco e potrei dormire per altri migliaia di anni»; e di Burroughs e Lou Reed di conseguenza queste due ultime frasi.
Bloomsday è il giorno santo della cultura irlandese e Beckett ha contribuito a farlo sapere a tutto il mondo distribuendo le chimere letterarie di Joyce a più supporti artistici (si veda anche: Bernard Holland, New York Times, 24 settembre 1998 e themodernworld.com; photo: courtesy of John Coulthart).


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