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Bolt - Un eroe a quattro zampe

Pubblicato il 3 dicembre 2008 da Sara Ceracchi


Bolt - Un eroe a quattro zampe

Dopo il fiasco di Chicken Little del 2005 la Disney torna con Bolt a fare concorrenza al proprio socio di maggioranza, la Pixar, con un film di animazione 3d che ha in comune con i prodotti dell’azienda di Emeryville solo (ma neanche del tutto) la tecnica di realizzazione.

Bolt esordisce con un sorprendente effetto Truman Show: il nostro eroe a quattro zampe infatti, altro non è che un cane attore, come ne esistono tanti, che, come tutti gli animali attori, non distingue il proprio lavoro dalla vera vita, ed è quindi convinto di trovarsi nei mondi e nelle situazioni della serie TV di cui è protagonista. Quando per una serie di motivi il nostro si trova catapultato dalla West alla East Coast, ha ovviamente come primo obiettivo quello di tornare da Penny, la padroncina protagonista insieme a lui degli episodi della serie. Va da se che sul cammino incontrerà situazioni e amici che gli faranno scoprire la propria vera natura e il mondo vero, dove non esiste nessuno dei nemici mirabolanti che Bolt doveva affrontare tutti i giorni sul set, ma i piccoli grandi dilemmi della vita quotidiana, da vivere in libertà e affrontare con spirito canino o felino. In Bolt il nodo tematico principale, evidenziato dell’immancabile didascalica canzone al centro del film, è dunque la libertà e la ricerca di se stessi, concetto un po’ unilaterale che molto spesso ricorre nelle pellicole Disney e che probabilmente lascia ormai nel dubbio anche gli spettatori più piccini.
Quello che caratterizza le pellicole Disney e che inizia un po’ a diventare un problema, destinato a crescere col tempo, è infatti questo essere rimasti molto indietro non sulle tecniche, giammai, ma sulla vastità delle tematiche di cui si è riappropriata l’animazione proprio grazie al pionierismo della Pixar e di altro cinema d’animazione precedente e un po’ più misconosciuto. Il pubblico svezzato si trova con Bolt di nuovo di fronte a una storia sentita mille volte, e quando all’inizio intuisce che se il cucciolone capita per caso imballato in una scatola è perché senz’altro per tutto il film dovrà tra mille ostacoli tentare di tornare a casa, si sente subito stanco. Il problema non è poi neanche quello di storie che si somigliano tutte tra loro, perché in fondo qualsiasi racconto presenta caratteristiche nodali simili a quelle di qualche altro: ma a seconda di come si sceglie di esporre determinate tematiche possono cambiare sostanzialmente i modi della rappresentazione e, di conseguenza, le possibilità d’interpretazione di una pellicola. In Bolt ogni luogo o situazione o personaggio, per quanto originale o bizzarro (una nota di merito certamente va ai piccioni nonché al criceto che vive nella sfera di plastica), non è che un contorno trascurabile e funzionale ai fini del drittissimo binario di tutta la vicenda.
Wall-e, per fare un facile confronto, è a conti fatti la storia di qualcuno che dimentica ogni paura e affronta qualsiasi ostacolo per amore di qualcun altro: una storia universale, sentita forse anche più di mille volte, ma mai raccontata come in Wall-e, dalla cui proiezione si esce pieni di idee e di nuove incertezze. La sola blatta, l’unica amica del robottino all’inizio del film, basta da sola a sconvolgere qualsiasi convenzionalità o prevedibilità tipica del cinema d’animazione, che solo da poco, anche nelle grandi produzioni, sta scrollandosi di dosso la nomea di esclusivo prodotto per bambini (nomea per altro inflittagli dalla Disney in anni e anni di dominio sul settore).
Il cinema disneyano tout court ha il fiato sempre più corto, e non vuole o non riesce a sconfinare dal cerchio sempre più ristretto di un pubblico più che infantile. Per cui prendiamo la pellicola per quello che è, ossia un prodotto ben confezionato e infine educativo: si può anche riconoscere questa volta, accanto a una crescita indubbiamente evidente per quanto concerne la qualità della resa grafica e della recitazione, un piccolo slancio verso una maggiore scioltezza nella rappresentazione di taluni personaggi rispetto ai canoni classici disneyani, sempre restii a sconfinare da un certo congenito monolitismo.
E’ davvero un peccato però che tanta potenzialità vada sprecata per la conservazione di cifre stilistiche che dovrebbero per sempre assicurare un determinato target ai prodotti Disney: forse tenendo in considerazione non solo l’inarrestabile evoluzione del pubblico di ogni età ma anche la vastità degli argomenti toccabili dall’animazione, un salto verso una nuova libertà creativa sarebbe una svolta fruttuosa sotto ogni aspetto, e forse renderebbe più credibile anche il viaggio interiore di Bolt.


CAST & CREDITS

(Bolt); Regia: Byron Howard, Chris Williams; sceneggiatura: Dan Fogelman Chris Williams; montaggio: Tim Mertens; musica: John Powell; interpreti (dell’edizione originale): John Travolta (Bolt), Miley Cyrus (Penny), Susie Essman (Mittens), Mark Walton (Rhino), Malcolm McDowell (Dottor Calico); produzione: Walt Disney Animation Studios, Walt Disney Pictures; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia; origine: USA, 2008; durata: 96’


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