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Bota Cafè

Pubblicato il 26 giugno 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Bota Cafè

In uno sperduto paesino albanese massacrato e ancora ferito dalla dittatura comunista di Henver Hoxa, lì dove un tempo i sacrificabili venivano tenuti prigionieri in un campo di concentramento, si erge il Bota Cafè, un semplice fiorellino in mezzo a un deserto di polvere e ricordi dolorosi. Il Bota sembra l’unico appiglio per gli abitanti del paese alla realtà, un frammento di paradiso all’interno del quale oziare, sorridere o, più semplicemente, fermarsi un attimo e sorseggiare un caffè. Ma il Botà è anche il piccolo satellite attorno al quale orbitano le vite di Juli (Flonja Kodheli), ragazza semplice e generosa che lo gestisce con cura, Nora (Fioralba Kyremadhi), audace e maliziosa cameriera e il cinico Ben (Artur Gorishti), amante di Nora, nonchè propietario del locale, uomo d’affari sempre alla ricerca di nuovi modi per monetizzare il proprio tempo.
Iris Elezi (giovane albanese studiosa di analisi cinematografica, emigrata in America per imparare e poi tornata nella natìa Albania, qui al suo primo lungometraggio) e Thomas Logoreci sono consapevoli di quanto la storia recente abbia riservato per la cara Albania, terra tormentata e devastata dalle angherie di una guerra durata fin troppo tempo, prosciugata dalla dittatura comunista, ridotta a un inferno di disperazione, incubi e polvere. E nel denunciare tanta sofferenza ci mostrano l’Albania rurale ai giorni nostri, dove ancora resistono sparuti paesini popolati da una manciata di anime che sembrano ormai fantasmi in attesa di scivolare via tra le ombre, attaccati alle tradizioni di un tempo, alla terra che li ha sfamati finchè ha potuto, alle piccole cose: come prendere un caffè, un gesto tanto semplice quanto importante, per provare ancora una volta quella sensazione di calore nel conforto e nell’intimità del focolare. Così il Bota Cafè (Bota sta per “mondo”) rappresenta l’epicentro della loro felicità, un pertugio confortevole dove rilassarsi, assaporare nuovamente la calma dopo la tempesta. Ma il mondo è cambiato, è andato avanti e mentre Juli non sembra ancora decisa a muoversi per vedere cosa ne sarà della sua vita, il triste affresco rurale si colora di grigio e di nero, come i capelli e le vesti delle vecchie donne, ultimi baluardi di una generazione sradicata come i fiori dalla terra e di verde e dell’antracite dei soldi e dell’asfalto, che ancora muovono il mondo e presto ricopriranno anche il deserto albanese.
Accolto con calore e premiato in svariati festival europei e d’oltremanica, Bota Cafè risplende come un piccolo diamente in mezzo a una manciata di ciottoli polverosi: un diamente tuttavia grezzo e a tratti opaco, che manca in alcune sequenze della giusta dose di drammaticità, o di coraggio, lì dove avrebbe dovuto infierire sulla condizione umana dei protagonisti (affascinante il ruolo dell’anziana Noje, nonna di Juli, interpretata con commozione da Tinka Kurti), raschiando il fondo del barile dove risiedono la morchia e i residui del marciume dell’ex regime dittatoriale. Una scelta poco ardita che rischia di trasformare Bota Cafè in una rappresentazione dai forti toni teatrali, più che cinematografica: la scelta di incastonare le vite dei protagonisti attorno al Bota, nucleo centrale nel quale si consumano amori, tradimenti, felicità passeggera e flebili sussulti di speranza, spesso ingolfa e rallenta il dispiegarsi dell’intreccio narrativo, isolando tutto e tutti dal resto del mondo e ciò danneggia in parte l’impatto emotivo che il film vuole trasmettere (non a caso, le sequenze migliori si identificano con i momenti in cui i personaggi anziani agiscono o ricordano).
A parte questo difetto di impostazione, Bota Cafè riesce a conservare un valore non da poco e cerca con tutte le forze di rendere omaggio alla memoria e alle sofferenze di una generazione falcidiata, quasi dimenticata, ma dura a morire.


CAST & CREDITS

(Bota Cafè); Regia: Iris Elezi, Thomas Logoreci; sceneggiatura: Iris Elezi, Thomas Logoreci, Stefania Casini; fotografia: Ramiro Civita; montaggio: Walter Fasano; musica: Pellumb Ballata, Nenad Vukadinovic; interpreti: Flonja Kodheli, Fioralba Kyremadhi, Artur Gorishti, Tinka Kurti, Alban Ukaj, Luca Lionello; produzione: Erafilm, Partener Media Investment; distribuzione: Partner Media Investment, Istituto Luce Cinecittà; origine: Albania, 2015; durata: 100’


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