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Breakfast on Pluto

Pubblicato il 24 maggio 2007 da Fabrizio Croce


Breakfast on Pluto

Gli occhi di Cillian Murphy. Solo quegli occhi che, sotto un pesante trucco femminile evocano in parte quelli di Bette Davis tra impenetrabili lampi luciferini e commoventi ingenuità, potrebbero riassumere perfettamente il personagio di Patrick\Kitten, il travestito ‘alieno’ nella cattolicissima Irlanda a cavallo tra gli anni sessanta e gli anni settanta, dilaniata dall’insorgere della guerra civile tra cattolici e protestanti e dalla degenerazione bombarola dell’IRA, l’organizzazione terroristica irlandese di cui Neil Jordan si era già occupato, sempre incrociandola con il tema dell’identità sessuale, in quello che rimane il suo film più famoso e riuscito, La moglie del soldato. All’epoca il catalizzatore di tutte le tensioni politiche, esistenziali e morali si chiamava Dil e possedeva le sembianze sinuose e androgene al tempo stesso di un non attore, Jaye Davidson, che poi avrebbe interpretato un vero alieno nel fanta-giocattolone Stargate.
L’indeterminatezza e la legerezza volatile di questa Kitten che, come Dil, canta nei fumosi pub di Londra, prima di tornare nella sua cittadina di provincia così marcia e sepolta sotto le ceneri di un perbensimo imposto dall’autorità ecclesiastica, toccano i passaggi fondamentali del racconto, svelando la dimensione alterata che si cela sotto l’apparenza: Kitten è già figlia di una contraddizione essendo nata come maschio dal rapporto proibito tra il prete del paese e la sua domestica, ribattezzato Patrick dalla famiglia adottiva dominata dalla figura di una madre oppressiva e avida che lo spinge a ricercare ed ad esprime la sua reale identità femminile ma, nonostante tutto, a cadere nella seduzione sbagliata da parte del cantante di un band che si rivelerà,ancora una volta, per qualcos’altro, compromesso con le attività dell’IRA.

La bravura di Neil Jordan, maestro nel raccontare doppiezze e ambivalenze, si conferma nel seguire il dobbio binario della narrazione, mantendendo una distanza straniante, grottesca e paradossale nei confronti della vicenda e focalizzando comunque,in alcuni momenti di di bizzarra tenerezza ed emozione (l’incontro tra il padre\prete e il figlio\figlia), l’interiorità di Kitten premendo anche il pedale sull’immaginario transessuale e sui suoi stereotipi linguistici e culturali. Il destino da melodramma, da eroine inconsapevoli e travolte dal succedersi incalzante degli eventi, mette in relazione Dil e Kitten anche se la differenza del punto di vista, della prospettiva con cui si sceglie di guardare e di suscitare riflessioni e suggestioni rispetto a una materiale tanto simile, offre la possibilità di arricchire la capacità dello spettatore di vedere e mettere in relazione criticamente una serie di tematiche segnate dall’ambivalenza e che non sempre conducono ad una sintesi.
Kitten è veramente libera rispetto ai gretti concittadini del paesello bigotto? O non è anche lei schiava di uno stereotipo culturale che vuole per i trans un destino di marginalità e infelicità, così com’era per il Molina de Il bacio della donna ragno? Pur nata da una necessità di reazione contro l’oppressione dell’esercito inglese sui territori irlandesi, L’IRA non ha poi cominciato a riprodurre, sotto il segno della clandestinità, gli stessi sistemi di coercizione e violenza del modello che vuole contrastare? Il prete fornicatore non risulta alla fine più comprensivo e dotato di buon senso e umanità della madre adottiva, sfruttatrice e ipocrita camuffata da dama di pietà verso il bastardello senza nome?
Tutto ciò è tradotto in immagini che non solo mantengono un giusto e corposo gusto del racconto (gusto che Jordan mantiene sempre anche nelle sue sceneggiature originali), ma esplodono in un sensuale, coloratissimo, vitale (con venature di presagi di morte) carnival, un circo popolato da animali cinematografici di razza, un happening dove gioia e dolore, rabbia e compassione sfumano in una calda ironia che esclude giudizi trancianti o fastidiosi atteggiamenti pietistici .
Immagini di passione e libertà, quella dimensiona altra della visione che trascende dall’identificazione per genere di qualsiasi tipo (sessuale, cinematografico,narrativo) e che potrebbe essere tranquillamente dedicato alla Regina e al Re degli alieni, a colui che più di ogni altro ci ha fatto fare colazione su Marte, o su Plutone che è la stessa cosa: David Bowie.


CAST & CREDITS

(Breakfast on Pluto); Regia: Neil Jordan; sceneggiatura: Neil Jordan dal romanzo omonimo di Pat McCabe; fotografia: Declan Quinn; montaggio: Tony Lawson; interpreti: Cillian Murphy (Patrick "Kitten" Braden), Liam Neeson (Padre Liam), Eva Birthistle (Eily Bergin), Ruth McCabe (Ma Braden), Gavin Friday (Billy Hatcher); produzione: Neil Jordan, Alan Mooley, Stephen Woolley; distribuzione: Fandango; origine: Gran Bretagna\Irlanda, 2005; durata: 135’


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