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Bull

Pubblicato il 14 dicembre 2013 da Francesca Polici


Bull

Avete presente i classici protagonisti di un qualsiasi romanzo del caro vecchio Charles Bukowski? Quei personaggi così dannatamente disperati a cui ci si attacca talmente tanto che si inizia a soffrire con loro, a sentire sulla propria stessa pelle la lacerazione intima che li pervade. Quei personaggi che si collocano a metà fra gli inetti e i poeti maledetti, per cui inspiegabilmente si inizia a tifare. Tifare per le loro vite, affinché le loro esistenze possano in qualche modo salvarsi, cosa che ovviamente non accadrà, altrimenti non sarebbero personaggi bukowskiani. Ecco ora prendete quei personaggi, quei romanzi fondamentali che da sempre accompagnano generazioni e generazioni, privateli della straordinaria empatia di cui sono dotati, mettete da parte anche la maestria della drammaturgia bukowskiana e rimarrete soltanto con quelle esistenze disperate che puntano ad essere come questi eroi a noi tanto cari ma non ne hanno la stoffa. Questo è Bull, l’ultima fatica teatrale di Francesco Randazzo, scritto e interpretato da Francesco Apolloni, che nonostante i film di Moccia mostra delle buone capacità artistiche.

Bull, stanco e invecchiato, distrutto da una vita di estremi, è un porno attore alla fine della sua carriera. Ancora una volta non ricorda nulla della notte precedente, si ritrova a letto con una donna di cui cui non conosce nemmeno il nome, e tra un sorso di vodka liscia e una botta di cocaina, nel tentativo di ricostruire le sue ultime ore si abbandona a sproloqui esistenziali. Ecco che riemergono uno ad uno i sogni infranti, quelli traditi o dimenticati. Il lamento di un bambino lasciato solo a se stesso, con una madre troppo presa dalla propria vita e incapace di amarlo. Ricordi di un’esistenza che lentamente ed inesorabilmente lo hanno condotto alla deriva. Frammenti di vita che toccano le più svariate tematiche, da quella sessuale che si muta poi in pornografia all’aids.

Tormenti e desolazione esplicitati in un unico e breve monologo. Peccato però che qualsiasi tipo di emozione o sensazione rimanga sempre soffocata, eliminando così ogni possibilità di creare una sorta di empatia con lo spettatore. Il problema non risiede né nell’interpretazione attoriale, né in una scenografia che seppure estremamente scarna potremmo definire funzionale, ma nella drammaturgia stessa. Le idee ci sono, così come le ambizioni, ma queste non possono contare su di un solido testo capace di stimolare una profonda riflessione critica. Il fallimento nella carriera hard del protagonista vorrebbe divenire una profonda metafora sociale sulla decadenza morale che caratterizza la nostra epoca storica, ma manca totalmente il bersaglio. Chissà se la versione cinematografica a cui Apolloni ambisce riuscirà ad essere un pochino più efficace.


(Bull); Regia: Francesco Randazzo; drammaturgia: Francesco Apolloni; scene: Emita Frigato; interpreti: Francesco Apolloni, Giorgia Iannone De Sousa; teatro e date spettacolo: Roma, Teatro Tordinona. Dal 7 al 24 Novembre.


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