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Jimmy Bobo - Bullet to the Head

Pubblicato il 4 aprile 2013 da Giovanna Branca
VOTO:


Jimmy Bobo - Bullet to the Head

E’ un film fuori dal tempo, Bullet to the Head di Walter Hill. E lo è deliberatamente: al di fuori di ogni moda o tendenza, propone un action movie in stile anni Ottanta/Novanta con coppia di poliziotto – il detective Taylor Kwon (Sung Kang) - e criminale (Jimmy Bobo, ovvero il grande di nome e di fatto Sylvester Stallone) che gli eventi portano ad unirsi loro malgrado per sconfiggere i cattivi veri a suon di mazzate, sparatorie ed addirittura asce vichinghe nel grande duello finale tra il quasi settantenne Stallone ed il giovane, nerboruto e cattivissimo killer Keegan (non a caso il Jason Momoa del remake di Conan il barbaro). Genere questo, con tanto di coppia di buono e cattivo, di cui peraltro Walter Hill stesso è stato uno dei maestri, con film come 48 ore.
La vicenda è semplice: al sicario prezzolato Jimmy Bobo ed al suo compare viene tesa un’imboscata dai loro mandanti, durante la quale il “collega” di Bobo viene ucciso. E siccome la vendetta è il primum movens di ogni film d’azione che si rispetti, il personaggio di Stallone è disposto a tutto per fare giustizia: anche allearsi con il giovane detective, giunto in città da Washington per indagare sulla morte di un collega corrotto nelle stesse circostanze.
Bullet to the Head gioca perfettamente con il materiale a propria disposizione ed in particolare con la costruzione del personaggio di Stallone, fulcro del film e della sua ironia, cattivo ma non troppo – con i suoi principi – duro con la battuta pronta di fronte a qualsiasi pericolo. Anche le riuscitissime battute farcite di stereotipi razziali riportano ad un mondo ormai scomparso – al Clint Eastwood vecchia scuola che ormai si auto-satireggia in personaggi come quello di Gran Torino – senza però che questo comprometta il film, costituendone anzi il punto di forza.
Infatti quello di Hill sarà anche un action movie, ma il riferimento principale, come spesso accade con il regista americano, è il western. Gli “eroi” combattono in un mondo senza leggi, fatto si sparatorie e duelli credibili proprio in quanto fanno parte di un immaginario nutrito dalle regole del genere di John Ford. Lo stesso personaggio di Bobo, più che giocare con lo stereotipo dello Stallone cinematografico è contaminato con suggestioni provenienti da altri mitici giustizieri del grande schermo: l’imbronciato Clint Eastwood appunto, o anche l’attempato John Wayne/Ethan Edwards di Sentieri Selvaggi.
Il regista del cult movie I guerrieri della notte, o di quel The Driver di cui ultimamente si è tanto parlato come ispirazione dell’acclamato Drive di Refn, realizza un perfetto congegno di genere fatto di azione e comicità, costellato di citazioni (su tutte lo scontro in sauna memore di La promessa dell’assassino di Cronenberg) e che ritaglia un ruolo impeccabile per il proprio divo: quello Sly aka Sylvester Stallone che ha il merito di aver inaugurato in vecchiaia una carriera cinematografica tutta incentrata sull’autoironia. Tanto rimarrà per sempre il più forte.


CAST & CREDITS

(Bullet to the Head); Regia: Walter Hill; sceneggiatura: Alessandro Camon; fotografia: Lloyd Ahern II; montaggio: Timothy Alverson; musica: Steve Mazzaro; scenografia: Toby Corbett; interpreti: Sylvester Stallone (Jimmy Bobo), Sung Kang (Taylor Kwon), Jason Mamoa (Keegan), Christian Slater (Marcus Baptiste); produzione: Dark Castle Entertainment; distribuzione: Buena Vista International; origine: Stati Uniti; durata: 97’.


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