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Aquarius

Pubblicato il 15 dicembre 2016 da Fabiana Sargentini
VOTO:


Aquarius

Acquarius è un film sorprendente. Diverso. Contemporaneo. Sonia Braga splende in ogni fotogramma, bellezza, rughe, forza. È un film sulla potenza catartica delle esperienze, sempre vero pur mantenendo una componente onirica, parte in surreale, che lascia allo spettatore la libertà di immaginare. La protagonista è Clara, una donna che ha vissuto, si è affermata, ha avuto un cancro, è rimasta vedova. Una donna che vive sola in un appartamento (l’immobile intero si chiama Aquarius) il cui condominio è vuoto, a parte lei, tutte le case intorno alla sua sono stata vendute. Una compagnia immobiliare vorrebbe anche la sua, ma lei al contrario di come farebbe forse chiunque altro, non si arrende, continua a lottare, la figlia femmina, unica dei suoi tre figli prova a convincerla a trovarsi una abitazione più consona alla sua età, più sicura. Clara ne è offesa: non capisce che quello è il luogo dove li ha cresciuti, nutriti, dove ha vissuto trent’anni di amore matrimoniale? È una donna in un periodo della vita complesso, in cui la vecchiaia cede il posto all’illusione. Una donna che ascolta un vinile nel giradischi ad alto volume fumando uno spinello, che balla da sola di notte, con un bicchiere di vino in mano. Che davanti ad una festa al piano di sopra con musica fortissima che non la lascia dormire sale a piedi da sola a spiare e quando scopre che la suddetta festa è un’orgia, invece di telefonare alla polizia telefona ad un prostituto, di cui le ha dato il numero un’amica. L’uomo arriva, Clara è imbarazzata, confusa, si capisce che è la prima volta che usufruisce di tale servizio, ma poi decide di vivere questa avventura e ne trae una sorprendente soddisfazione. È una nonna, una madre di tre figli adulti con cui ha dei contrasti, È una zia a cui il nipote ventenne fa riferimento. È una donna piacente che in una serata in un locale con le amiche viene notata da un coetaneo brizzolato che la invita a ballare, sedotto dalla sua chioma nera come la pece lunga fino alla vita. Quando l’uomo, in macchina durante delle prime effusioni eccitanti, prova a toccarle il seno lei gli confessa di aver subito una mastectomia: l’uomo vigliaccamente perde il desiderio e la lascia a tornare a casa. Una donna vera, che ama il luogo dove vive, con i suoi riti, le sue amicizie sulla spiaggia di fronte l’abitazione, dove si reca quotidianamente a passeggiare. Una donna che ha un rapporto amabile con la donna di servizio che ha perso il figlio qualche anno prima. Una donna coraggiosa, che sfida il sistema, il suo tempo. Una donna temprata dalla solitudine, convinta delle sue idee, potente e colta, che sorride e non ha paura degli incubi, dei fantasmi, dei mostri fuori dalla porta. Film tripartito - I capelli di Clara, l’amore di Clara, Il cancro di Clara - spazia tra i generi toccando a voltele corde della commedia, altre del dramma, più volte della tensione. Generosamente interpretato da un’attrice in parte sottovalutata, scritto sapientemente è girato in armonia con la scelta di seguire profondamente gli stati d’animo di un solo personaggio in stato di difficoltà, stupisce e riempie indirizzando la storia su sentieri mai prevedibili. Sarebbe una meritatissima Palma d’oro alla migliore interpretazione femminile (Chi in Italia produrrebbe una storia del genere con al centro una donna di quasi settant’anni? Nessuno. In Brasile lo fa Walter Salles).


CAST & CREDITS

(Aquarius); Regia: Kleber Mendoça Filho; sceneggiatura: Kleber Mendoça Filho; fotografia: Pedro Sotero, Fabricio Tadeu; montaggio: Eduardo Serrano; interpreti: Sonia Braga, Irandhir Santos, Maeve Jinkings, Humberto Carrao; produzione: production Cinemascópio; distribuzione: Sbs distribution; origine: Brasile, 2016; durata: 140’


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