Chaotic Ana

Il personale shining di una ragazza pittrice. La diciottenne Ana vive sulla scogliera di Ibiza, in una angusta caverna con il padre. Vive della sua pittura e ha dipinto le pareti della “casa” con disegni di porte chiuse. Soltanto nei sogni Ana riuscirà ad aprire queste porte, scoprendo di possedere una sorta di luccicanza kubrickiana che le permette di vivere in prima persona la morte violenta di donne di ogni età e nazione, donne vissute nel passato nel deserto del Saharawi, donne vittime della violenza del “maschio cacciatore bianco”.
La giovane attrice Manuela Vellés disegna un personaggio conturbante, dalla passionalità viva e animata da una sensualità carnale che porta in sé il germe del caos (a partire dal nome palindromo), essendo dotata di forze contrapposte di energia femminile, cacciatrice, ma allo stesso tempo facile preda, come l’allodola che apre il film, uccisa da un rapace in picchiata. Una ragazza dal candore sensuale di Anna Karina e Jean Seberg, che ricorda i versi di Alda Merini:
Son Diana folle, invitta cacciatrice,
e chi pensa di me ch’io tema il freddo
Ha una folle paura della vita.
[…]
tutti mi hanno adorata e dopo spenta,
spenta con chiare e duttili calunnie
[…]
Donna ribelle, donna forse maga,
avrei voluto farti incantesimo
di amore vero senza ritorno. [3]
Una “terrorista del sesso” si autodefinisce Ana , “incantatrice naif” nelle parole dello spagnolo Julio Medem, regista degli apprezzati Gli amati del circolo polare e di Lucia y el sexo. Un personaggio che il regista cuce intorno all’attrice a partire dal ricordo della sorella, pittrice morta in un incidente stradale mentre si recava all’inaugurazione di una sua mostra. Nella prima, sfolgorante parte del film, impreziosita dai colori solari dei suoi quadri (sono in realtà i quadri della sorella del regista) si dipana il personaggio di Ana attraverso le conoscenze nella comune di giovani artisti a Madrid, attraverso i dialoghi con l’amica Linda, che
Una seconda parte che si perde tra i meandri di reiterazioni noiose, chance utile per sfoggiare una vasta gamma di scenografie naturali tanto diverse tra loro quanto furbescamente sfruttate, dal deserto dell’Arizona in una riserva di indiani d’America al porto di New York visto da una piccola barca a vela. Il peregrinare amaro di Ana per il mondo alla ricerca di una risposta alle sue visioni extra-persona si risolve in una camera d’albergo newyorkese, dove la ragazza, fingendosi una prostituta, vendicherà il genere femminile dal “maschio cacciatore bianco” inondando di feci il viso di un politico conservatore. Una scena che su più quotidiani ha fatto urlare allo “scandalo della Festa del Cinema”, ma che al contrario appare piuttosto sfilacciata dal resto del racconto. Sprecata e totalmente fuori parte Charlotte Rampling, poco a suo agio in un personaggio ambiguamente diviso tra il materialismo della mecenate un po’ sfruttatrice e la generosità di una scopritrice di talenti. Riprova ulteriore del fatto che la “riscoperta” dell’attrice inglese meglio si addice alle pellicole di Francois Ozon, dove interpreta personaggi più eterei e dalla sensualità perturbante.
Pur presentando le ottime premesse della prima parte e una coinvolgente musica originale firmata da Jocelyn Pook, il film scivola ben presto nel film a tesi criptico e personalistico, senza che il regista riesca a dare allo spettatore utili chiavi di volta per entrare davvero nella mente della Caòtica Ana.
[Carlo Dutto]
(Caòtica Ana); Regia e sceneggiatura: Julio Medem; fotografia: Mario Montero; musica: Jocelyn Pook; interpreti: Manuela Vellés (Ana), Charlotte Rampling (Justine), Bebe (Linda), Asier Newman (Anglo), Nicolas Cazalé (Said), Matthias Habich (Klaus), Lluìs Homar (Ismael); produzione: Sogecine, Alicia Produce, TVE, Canal + Espana, Volcano Films; distribuzione internazionale: Sogepaq; origine: Spagna, 2007; durata: 116’; web info: www.sogecine-sogepaq.com/caoticaana/
