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CHE ORA E’ LAGGIU’?

Pubblicato il 16 luglio 2002 da Giovanni Spagnoletti


CHE ORA E' LAGGIU'?

Se c’è un regista monomaniaco nel cinema contemporaneo, questo è senza ombra di dubbio uno degli enfant prodige dell’Oriente, il taiwanese (ma nato in Malesia) Tsai Ming-liang. E ce lo dimostra, per l’ennesima volta, la sua ultima, splendida fatica che, presentata l’anno scorso alla Croisette, è stato onorata, nel bizzarro Palmares di Cannes 2001, solo con un misero premio minore, per di più diviso ex-equo con il suo “maestro” Hou Hsiao-hsien.

Variando per l’ennesima volta il tema dell’alienazione postmoderna dove ormai la speranza nella redenzione è definitivamente scomparsa, Tsai Ming-liang ha qui riconfermato ma anche reso più leggiadro e meno disperato uno stile rigoroso che si nutre, come di consueto, di un impianto visivo inappuntabile. Così ci viene raccontata - nel tipico ritmo rallentato del suo cinema dove il tempo oggettivo della narrazione tende a coincidere con quello soggettivo dei personaggi - la solitudine nevrotica di due anime sfioratesi per un attimo: quella di un venditore ambulante a Taiwan - interpretato come di consueto dall’attore feticcio di Tsai, Lee Kang-sheng - e quella di una turista orientale (Chen Shiang-chyi) che si ritrova abbandonata a se stessa a Parigi. I due si erano conosciuti a Taipei quando la ragazza poco prima la partenza aveva comprato un orologio: colpito da questo fulminante incontro il ragazzo comincia allora a spostare sull’ora di Parigi tutti gli orologi della città incontrati sulla sua strada. La descrizione di questa doppia storia - lui, a cui è appena morto il padre, accudisce controvoglia una madre in preda ad incubi religiosi; lei, del tutto spaesata in Occidente, si rifugia in un amore lesbico con una altra ragazza cinese - non è tragica né triste ma è narrata quasi nei moduli di una comicità surreale e cinefila (le continue citazioni dei Quattrocento colpi di Truffaut, culminanti con la comparsata dell’ex Antoine Doinel: Jean-Pierre Leaud in persona). Ed infine, a cesello di questo straordinario gioiello di intelligenza e di cuore, un finale ad effetto, affascinante ed enigmatico, che resta sospeso, come tutto il film, tra sogno e realtà. Allo spettatore scogliere l’enigma.

[Luglio 2002]

regia: Tsai Ming-liang sceneggiatura: Tsai Ming-liang, Yang Pi-ying fotografia: Benoît Delhomme montaggio: Chen Sheng-chang scenografia: Yip Kam-tim interpreti:Chen Shiang-chyi, Lee Kang-sheng, Lu Yi-ching, Miao Tien, Cecilia Yip, Jean-Pierre Leaud produzione: Arena Films origine: Francia, Taiwan 2001 distribuzione: Istituto Luce web info: www.luce.it

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