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Child 44 - Il bambino numero 44

Pubblicato il 30 aprile 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Child 44 - Il bambino numero 44

"Attento Leo, sai bene che non possono esserci omicidi in Paradiso."

Russia, 1953. La Seconda Guerra Mondiale è alle spalle e sembra solo un orribile ricordo da cancellare, ma nell’impero sovietico stalinista, così come in tutto il mondo occidentale, aleggia lo spettro del terrore: cospirazioni, menzogne, la paura di avvicinarsi al prossimo, segreti nascosti nel gelo. Gli storici la chiameranno la Guerra Fredda, la calma surreale dopo la tempesta. E in questo clima di tensione e sospetto prolificano gli istinti umani più miserabili, la crudeltà e l’efferatezza nascosti dietro la maschera dell’uomo di strada, l’insospettabile lato oscuro del popolo, vittima prediletta del grande conflitto. Al centro della tumultuosa catena di eventi c’è Leo (un portentoso Tom Hardy), agente dell’MGB (la polizia di stato russa), costretto a destreggiarsi tra le accuse di tradimento nei confronti della moglie Raisa (Noomi Rapace) e gli omicidi di innocenti bambini perpetrati da un serial killer inafferabile.
Child 44, diretto da quel Daniel Espinoza che tanto pare aver impressionato Ridley Scott (redivivo nelle vesti di produttore), da spingerlo a cedergli il timone tecnico, si ispira all’omonimo romanzo bestseller di Tom Rob Smith, nonché alla vera storia di Andrej Romanovic Cikatilo, conosciuto anche come il Mostro di Rostov, accusato dell’omicidio di cinquantatre tra donne e bambini, fra il 1978 e il 1990. A metà tra ricostruzione storica e spy story, Child 44 assume ben presto i connotati del thriller in costume, un’etichetta che richiama lo straordinario lavoro di ricostruzione storica scenografica svolto da Jan Roelf e Jenny Beavan. Ma Child 44 non è un semplice thriller ben costruito. La figura ineffabile dell’assassino di giovani innocenti, la tensione drammatica che da essa scaturisce non sono altro che un vettore, uno strumento efficace per permettere a Espinoza di indagare a fondo nella società sovietica durante la Guerra Fredda: l’incapacità e l’ostinazione del regime stalinista di accettare l’esistenza del lato oscuro dell’uomo nel cuore del paradiso totalitario sopravvissuto alla follia di Hitler e la paura nei confronti del nemico occidentale, costringono il popolo a vivere in una prigione sia fisica, che intellettuale, costruita sul timore di ricercare la verità, di confrontarsi con lo Stato stesso e nel provare anche solo a spostare lo sguardo e il pensiero verso l’orizzonte, il futuro che verrà, tanto ignoto, quanto opprimente. Lo stesso omicida appare più come un fantasma, un lascito terrificante della guerra e del nazismo, un incubo riemerso dalle nevi per tormentare nuovamente chiunque non avrebbe mai creduto che il male potesse sopravvivere al termine del conflitto più sanguinario della storia dell’umanità. In mezzo a questo clima di immobilismo e timore reverenziale, il soldato Leo (dapprima fedele al credo stalinista) si cala nei panni dell’eroe impavido, consapevole di dover rivoltare come un calzino la propria vita, mettendo a repentaglio i suoi affetti fisici e sentimentali, per dedicarsi anima e corpo alla ricerca della verità e di quella giustizia che permetterebbero al regime totalitario russo di aprire gli occhi una volta per tutte, scrollandosi via gli ultimi residui del grande inverno.
Non c’è un attimo di calma in Child 44, che strizza inevitabilmente l’occhio al fin troppo sottovalutato Memories of murder di Bong Joon-Ho (e perchè no, a M – Il mostro di Dusseldorf di Fritz Lang), permettendosi di spalmare in centotrentasette minuti quanti più dettagli storici possibili, suspance e intrecci accurati tra personaggi, come fossero legati tra loro da un sottilissimo filo di seta. Complimenti a Espinoza, dunque, che riesce a miscelare gradualmente più sottogeneri, scivolando solo in un paio di occasioni nella ripetitività di qualche concetto già espresso e metabolizzato in maniera egregia nella prima mezz’ora della pellicola, o peccando di eccessiva fretta nel districare qualche nodo nelle fasi conclusive dell’indagine investigativa; del merito va riservato se non altro alla scelta del cast principale, nel quale splende abbagliante la stella (manco poi tanto) nascente di Tom Hardy, selvaggio e irrefrenabile, accompagnato da una lucida Noomi Rapace e da un Joel Kinnaman truce e ossessivo allo stesso tempo. Ovvio che con personaggi così non si trovino più santi in Paradiso, se basta così poco per confondere l’inverno con l’Inferno.


CAST & CREDITS

(Child 44); Regia: Daniel Espinoza; sceneggiatura: Richard Price; fotografia: Oliver Wood; montaggio: Pietro Scalia, Dylan Tichenor; musica: Jon Ekstrand; interpreti: Tom Hardy, Noomi Rapace, Joel Kinnaman, Gary Oldman, Jason Clarke, Vincent Cassel; produzione: Lionsgate, Summit Entertainment, Worldview Entertainment, Etalon Film, Scott Free Productions, Stillking Films; distribuzione: ADLER Entertainment; origine: USA, 2015; durata: 137’


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