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Cinque allegri ragazzi Morti al Teatro Vascello

Pubblicato il 20 ottobre 2014 da Sarah Mataloni


Cinque allegri ragazzi Morti al Teatro Vascello

Cinque allegri ragazzi morti, musical lo-fi ispirato al romanzo a fumetti di Davide Toffolo, è andato in scena a Roma al teatro Vascello l’11 e 12 ottobre.
La regista Eleonora Pippo propone la trasposizione teatrale della saga horror-romantica dei cinque liceali intrappolati in uno stato di eterna adolescenza.
In scena, i giovani e talentuosi attori/ballerini Mimosa Campironi, Maria Roveran, Libero Stelluti e Matteo Vignati interpretano i cinque antieroi.
I protagonisti si muovono sullo sfondo di una Milano dura, cinica, tra paure, illusioni, primi amori e tumulti adolescenziali: in un’atmosfera onirica, tra horror e fantascienza, ci parlano dei loro tormenti, del rifiuto di confrontarsi con un mondo adulto in cui non si riconoscono, e urlano la loro disperazione giovanile.
La vicenda portata in scena è di semplice lettura: in seguito ad un rito vodoo, i cinque protagonisti sono condannati a nutrirsi di carne umana e a vivere come zombie, rinunciando all’amore e all’interazione con altri esseri umani. Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta travolge i protagonisti in uno stato di cambiamento e disperazione, trasformandoli in morti viventi.
Gli attori, tra canzoni del noto gruppo Tre allegri ragazzi morti (non guardarmi cosi perché ho 15 anni , sono io quello di cui parla la tv dissotterrato dal giardino dopo quasi 20 anni, riconosciuto dai denti e dai capelli blu), frasi e strofe urlate e a tratti spezzate, utilizzano lo spazio muovendosi senza regole stabilite, anarchicamente e senza schemi.

L’energia del gruppo e i movimenti selvaggi, lontani dalla ricerca di un’estetica teatrale, è la qualità che si apprezza maggiormente: lo spettacolo risulta sincero e ha la capacità di affrontare tematiche adolescenziali senza retoriche o forzature.
Cinque allegri ragazzi morti è uno spettacolo rabbioso, ma anche molto tenero e delicato, che non tenta di dare risposte ma esprime pienamente il senso di inadeguatezza e il disorientamenteo tipico degli anni adolescenziali: quando Sabina comincia la sua trasformazione diventando un lupo mannaro, pronta a divorare il prossimo, il suo mondo interiore urla realmente, esprimendo frustrazione e desiderio di non allinearsi.
L’aspetto emotivo è la spina dorsale dello spettacolo, anche se manca a tratti armonia tra le singole componenti: recitazione, musica, coreografie.
Le canzoni sembrano condurre la vicenda e trascinare il pubblico in una sorta di mondo onirico avvolgendolo completamente senza lasciare tregua o respiro, ma talvolta si fatica a seguire la vicenda vera e propria.
Ci si perde, poi si riprende il filo, cercandolo nello sguardo e nelle parole degli attori, più che nella storia stessa.
Forse l’idea stessa dello spettacolo regge, più che su una vera e propria storia, (che c’è, ma viene raccontata per quadri), su un forte impatto emotivo.
Per godersi Cinque allegri Ragazzi Morti bisogna lasciarsi avvolgere, senza schemi e preconcetti, liberi dall’idea di voler assistere ad un canonico spettacolo teatrale.


Cinque allegri ragazzi morti; Regia e adattamento: Eleonora Pippo; interpreti: Mimosa Campironi, Marco Imparato, Elisa Pavolini, Maria Roveran, Libero Stelluti, Davide Toffolo, Matteo Vignati; musiche: Tre Allegri Ragazzi Morti.


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