X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Cirkus Columbia

Pubblicato il 27 maggio 2011 da Giampiero Francesca


 Cirkus Columbia

Prima del 1991, prima della guerra, prima degli scontri, dei carri armati, delle bombe, dei bombardamenti di Dubrovnik e Mostar, prima di tutto questo c’era un popolo. Un popolo che Danis Tanovic mette in scena un semplice racconto, ambientato in un piccolo villaggio della Bosnia Herzegovina, quando il frastuono dei combattimenti era ancora un eco lontano.

C’è una sorta di solco, un vuoto, come ammetto lo stesso Tanovic, fra la fine degli anni ’80, la morte di Tito (4 maggio 1980) e l’inizio delle guerre balcaniche dei primi anni ’90. Una sorta di sospeso oblio fra due momenti cruciali della storia recente dei paesi della ex Yugoslavia. Un solco che proprio Tanovic, con Cirkus Columbia, vuole iniziare a colmare. Per aiutare chi ha vissuto quel periodo a riappropriarsi di un ricordo cancellato dalla brutalità della guerra e chi non lo hanno vissuto a conoscere un momento comunque fondamentale della propria storia. E’ infatti partendo dai propri ricordi, dalle sensazioni e dai dettagli di vita vissuta che il regista prende spunto per costruire questo delicato racconto di provincia. Una provincia divisa e al tempo stesso unita come poteva apparire la Bosnia Herzegovina nel 1991. Un insieme di tradizioni e culture, ideologie e passioni, tensioni e contrasti. Differenze e scontri che non mostravano ancora il loro aspetto peggiore, la loro forza distruttrice. Come se il magma violento dell’odio fosse ancora celato sotto la crosta di una semplice, naturale umanità. L’umanità di un padre verso il figlio o verso la propria compagna, di un soldato verso la sua amata, l’umanità di un paese pacifico. Nessuno, nel piccolo villaggio, poteva realmente immaginare che la guerra, i suoi morti, le sue distruzioni, fossero così vicine. Nessuno, nè i soldati fedeli alla Jugoslavia, nè chi aveva preso le parti della nascente Croazia, credeva che qualcosa o qualcuno avrebbe potuto dividere la loro terra. Nessuno, fino al bombardamento di Dubrovinik. E’ la notizia stessa, irrompendo alla radio, a sconvolgere l’animo quieto del tranquillo villaggio tramutandolo in febbrile angoscia. Una notizia che trasforma compagni e amici di sempre, che rende acerrimo nemico chi ha vissuto accanto a te una vita, che muta in violento torturatore il tuo vicino fraterno. La guerra, l’odio che spacca quella semplice crosta di umanità, invadendo i cuori e le azioni degli uomini, porta via con se le persone, segnandole per sempre.

Ancora una volta Danis Tanovic mette in scena, con tocco leggero, un racconto di pace, contro tutte le guerre, le violenze e i nazionalismi. Un racconto che, nel recuperare il lato umano di un paese dilaniato dai conflitti, pone l’accento su ciò che da sempre ha unito i popoli. Sulla serenità di un piccola comunità, sui sentimenti, quelli più elementari ma spesso dimenticati, sul piacere di una vita semplice, fatta di ingenui tuffi al cuore e piccole felicità. Come un innocente giro di giostra, mentre in lontananza infuria la guerra.


CAST & CREDITS

(Cirkus Columbia) Regia: Danis Tanovic; Sceneggiatura: Danis tanovic, Ivica Dikic ; fotografia: Walther Vanden Ende; montaggio: Petar Markovic; interpreti: Miki Manojlovic, Mira Furlan, Boris Ler, Jelena Stupljanin, Milan Strljic; origine: Bosnia & Herzegovina, 2010; durata: 113’.


Enregistrer au format PDF