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City Island

Pubblicato il 26 giugno 2010 da Lorenzo Vincenti


City Island

Tutto quello che New York nasconde lo potete trovare nella piccola località di City Island, borgo di pescatori ai margini della metropoli statunitense in cui risiede la strampalata famiglia Rizzo. Non è un avvertimento o una indicazione quella citata nel sottotitolo del film ma solo la sostanza di un’opera gradevole, simpatica e molto ben congegnata. A dirigere l’orchestra è il quarantaseienne newyorkese Raymond De Felitta, esponente silenzioso della nuova generazione autoriale americana capace di mischiare la freschezza di un cinema nuovo e indipendente alla lezione dei vecchi maestri americani. E nell’orchestra? Una serie di brillanti attori giovani e meno giovani alle prese con le stravaganze, gli eccessi, le caratterizzazioni eccessive dei membri di un nucleo familiare alquanto bizzarro. Il punto attorno a cui ruota l’intera sceneggiatura scritta dallo stesso De Felitta è l’inganno. Il clichè dell’equivoco, quindi, inteso quale strumento principe con cui sino ad oggi si è dato vita a gran parte della cinematografia comica, passata e moderna, demenziale e non, adolescenziale e persino, in taluni casi, sofisticata, si vede così sorpassato improvvisamente dall’utilizzo smodato di un altro strumento altrettanto efficace: la menzogna. Anche se sarebbe più corretto dire il segreto, in quanto è su di esso che in realtà sopravvivono gli equilibri precari dell’intera famiglia Rizzo. A partire dal suo capo, l’agente di sicurezza Vince, uomo tenero e sognatore che per paura delle reazioni di una moglie nevrotica e a tratti dispotica le nasconde dapprima la sua aspirazione di diventare attore (con la scusa del poker si assenta settimanalmente per frequentare il suo corso di recitazione) e, successivamente, per il quieto vivere suo e della consorte, la reale identità di un figlio avuto vent’anni prima da un’altra relazione e ora finalmente ritrovato in una cella del carcere in cui lavora. Ma Vince non è l’unico ad avere segreti. In ordine, uno dopo l’altro, scopriremo, con il procedere della storia, le menzogne e le vendette oscure della moglie (senza sapere la sua reale identità e per vendicarsi delle presunte scappatelle del marito, ci proverà con il ragazzo misterioso portato a casa da Vince), la doppia vita di una figlia costretta (dopo essere stata espulsa dal college all’insaputa dei genitori) a fare la spogliarellista per soldi, e i reali motivi che si celano dietro il carattere stravagante del figlio. Vale a dire la sua irrefrenabile pulsione feticistica per le donne obese. Già da queste piccole ma significative indicazioni è facile desumere il carattere ironico e spensierato dell’intera pellicola la quale non cede alle lusinghe della riflessione impegnata e, per tutta la sua durata, si mantiene con equilibrio e sostanza sulle sponde dell’intrattenimento gioviale. L’idea di cinema è vicina in tal senso ad una parte del cinema di Woody Allen. Quello sofisticato, elegante, a tratti malinconico ma pur sempre spensierato di Manhattan (le vicende di quel film sembrano avvenire contemporaneamente sull’altra sponda dell’Hudson, nel ben più quotato quartiere del Village). Mentre per il resto le influenze provengono, come sostiene lo stesso De Felitta, dal cinema di James L. Brooks (dal quale prende senza dubbio la capacità di costruzione della scena leggera e la predilezione per una certa genuinità dei personaggi) e dal film di Norman Jewison Stregata dalla luna, pellicola familiare anch’essa ambientata a New York e molto vicina per clima e sensazioni allo spirito di City Island. Come per il film di Jewison, scritto dal bravo John Patrick Shanley (Il dubbio), anche per City Island è la sceneggiatura a fare la differenza, ad elevare il film da una condizione di possibile anonimato (in fondo non c’è storia sorprendente e non c’è intreccio) ad una posizione di indubbio privilegio. Dalla quale attirare il pubblico, divertirlo attraverso gli strumenti di una ironia sottile e magnetica e coinvolgerlo definitivamente nell’escalation emotiva appassionante che caratterizza la pellicola dagli istanti iniziali sino alla risoluzione finale. Cinque minuti in cui il film si compie, lancia il suo messaggio e chiude in maniera propositiva e compiuta il suo discorso. Come nei film dell’epoca classica, infatti, soprattutto quelli appartenenti al genere noir, De Felitta decide sapientemente di costruire il tutto in funzione solo ed esclusivamente della risoluzione finale, di quell’atto conclusivo che tutto sistema e risolve. Al ritmo compassato dell’intero svolgimento, infatti, al cui interno prende corpo la presentazione dei personaggi, l’indagine introspettiva del loro status e la presentazione di una vita (doppia) imprigionata nel ghetto lowerclass di City Island (in cui si viene definiti mangia cozze e cava vongole a seconda se si viene da fuori o se si è nati nel quartiere), fa da contrappunto la frenesia della conclusione, in cui esplodono, in pochi attimi e senza più ostacoli di alcun tipo, realtà, emozioni, passioni e sincerità dimenticate. Il tutto in funzione del riscatto del buon senso e dell’antica concezione sacrale della famiglia classica. Argomenti a cui De Felitta dedica una morale finale non ingombrante ma particolarmente delicata e agile in cui l’accentuazione dei toni umoristici e il paradosso di una situazione surreale, evidentemente spinta oltre il limite del ragionevole, convogliano, nel miglior modo possibile al di là dello schermo, messaggi importanti quali la riscoperta del perdono, della redenzione e la sdrammatizzazione di gesti, a volte, sin troppo esagerati. In fondo, dice De Felitta tramite il prodigioso Andy Garcia (magnifico come sempre… ma più frizzante che mai), le sue bravissime attrici e i suoi brillanti ragazzi, non esiste un tempo preciso per ricominciare a vivere e soprattutto quando l’amore è vero e sincero esso è in grado di cancellare qualsiasi segno negativo, anche quello lasciato dall’impronta di una bugia superficiale o di una omissione scellerata.


CAST & CREDITS

(City Island) Regia: Raymond De Felitta; soggetto e sceneggiatura: Raymond De Felitta; fotografia: Vanja Cernjul; montaggio: David Leonard; musiche: Jan A. P. Kaczmarek; scenografia: Franckie Diago; interpreti: Andy Garcia (Vince Rizzo), Alan Arkin (Michael Malakov), Julianna Marguiles (Joyce Rizzo), Emily Mortimer (Molly Charlesworth), Steven Strait (Tony Nardella), Ezra Miller (Vinnie Rizzo), Dominik Garcia-Lorido (Vivian Rizzo); produzione: Lucky Monkey Pictures, CineSon Productions, Inc., Medici Entertainment; distribuzione: Mikado; origine: USA; durata: 104’; web info: http://www.mikado.it/home-video/c/c....


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