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COME INGUAIAMMO IL CINEMA ITALIANO

Pubblicato il 6 settembre 2004 da Mazzino Montinari


COME INGUAIAMMO IL CINEMA ITALIANO

Daniele Ciprì e Franco Maresco dopo Il ritorno di Cagliostro sono tornati a Venezia ancora con un film sul cinema ambientato in Sicilia. In questo caso, si tratta di un documentario che ha nel celebre duo comico Ciccio Ingrassia e Franco Franchi i protagonisti indiscussi. Come inguaiammo il cinema italiano è esattamente la storia dei due attori: dagli stenti iniziali, agli anni del clamoroso successo, fino al momento in cui a parabola assunse un’inesorabile direzione discendente. Ascesa e declino di due uomini che emersero dal nulla e riuscirono a ottenere soldi e fama, consenso popolare e, forse, anche il tributo postumo di una parte della critica.
Nel film di Ciprì e Maresco, il discorso non sembra mai teso alla riabilitazione di chi, comunque, preferì la quantità remunerativa piuttosto che la qualità. I due registi hanno puntato l’attenzione sulla storia esemplare di due uomini cresciuti nel dopoguerra facendo la fame che cercarono di aprirsi le porte della gloria con ogni mezzo possibile: Franchi iniziando dalla strada e conquistandosi le attenzioni di un pubblico improvvisato nelle piazze siciliane; Ingrassia costituendo una piccola compagnia teatrale sgangherata e squattrinata che più di una volta si vide costretta a scappare dalla porta di servizio degli alberghi per non pagare il conto.
Entrambi erano animati dalla profonda passione per la scena ed entrambi riuscirono a imporsi grazie anche all’intervento di Domenico Modugno che puntò su di loro facendoli esordire davanti al grande pubblico. Dal teatro al cinema fino alla televisione che, di fatto, segnò il punto di non ritorno del duo comico, ormai non più in sintonia e a corto di idee.
Un successo inarrestabile che ripropose, come accadde a Totò e ad altri grandi fenomeni comici, la separazione tra opera alta e opera popolare. Mentre gli Autori ricevevano il consenso della critica e degli intellettuali, il duo sbaragliava la concorrenza a suon di record al botteghino. Un’ascesa che portò inevitabilmente al declino e alla discordia tra i due. Franchi non sembrava intenzionato a fermarsi per riflettere sulla qualità di lavori sempre più scadenti; Ingrassia voleva invece porre un freno e provare a vagliare altre possibilità. La rottura anche se mai definitiva, puntuale arrivò. E mentre Franchi continuò a fare le solite cose con la punta rappresentata da Ultimo tango a Zagarol, Ingrassia lavorò per registi del calibro di Petri e Fellini. Alle porte, comunque, c’erano già gli Alvaro Vitali e i Pierini che defenestrarono Franchi e Ingrassia e la loro comicità ormai usurata dal tempo. Furono recuperati dalle televisioni private ma non riuscirono più a produrre niente di memorabile.
Ciprì e Maresco sono bravi nel non disegnare un santino di Franchi e Ingrassia, mostrando virtù e miserie dello spettacolo. Nel film si viene a conoscenza non solo della storia di due uomini ma anche del loro demone, quello che li convinse che solo una cosa sapevano e volevano fare e che al contempo mai li fece arretrare. In questa vicenda, i protagonisti si trasformano lentamente in due eroi tragici, vittime sacrificali di un sistema avido che spreme gli individui fino a mollare la presa solo quando non c’è proprio più niente da guadagnare, magari a causa di un’accusa infamante e non veritiera di mafia, come capitò a Franchi, e che probabilmente costò al comico la salute in modo irreversibile.

[settembre 2004]

Cast & Credits:

regia: Daniele Ciprì e Franco Maresco; sceneggiatura: Daniele Ciprì, Franco Maresco, Claudia Uzzo; fotografia: Daniele Ciprì; montaggio: Daniele Ciprì, Franco Maresco, Claudia Uzzo; musica: Salvatore Bonafede; suono: Riccardo Spagnol; interpreti: Tony Bruno, Antonietta Scalisi Sonetti, Gregorio Napoli, Tatti Sanguineti, Giuseppe Ciprì; produzione: Lucky Red, Cinico Cinema, Istituto Luce, con la collaborazione di Rai Cinema; distribuzione: Lucky Red; durata: 100’; origine: Italia 2004.

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