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Contro la censura di “A rainy day in New York”, di Woody Allen. Appello per un cinema libero

Pubblicato il 22 gennaio 2019 da Carlo Dutto


Contro la censura di “A rainy day in New York”, di Woody Allen. Appello per un cinema libero

L’ultimo film di Woody Allen, “A Rainy Day in New York”, potrebbe uscire a breve negli Stati Uniti. Alcuni tra i più influenti critici cinematografici italiani – tra cui Paolo Mereghetti, Roberto Silvestri, Mariuccia Ciotta – firmano un appello di Giulio Laroni per dare al film “la più ampia circolazione possibile” e distribuirlo in Europa: “Crediamo che impedire al pubblico e alla critica di vedere un film – recita l’appello – sia la spia di una pericolosa visione autoritaria della creazione artistica.”

Contro la censura di “A rainy day in New York”. Appello per un cinema libero

“A rainy day in New York”, l’ultimo film di Woody Allen, potrebbe uscire presto negli Stati Uniti, forse solo in streaming. In Italia, al contrario, non è ancora prevista una data di uscita. Il film è nel cassetto dallo scorso anno per decisione di Amazon Studios: determinanti, in tal senso, sono state le dichiarazioni di Dylan Farrow, che in un’intervista del 18 gennaio 2018 ha ribadito di essere stata molestata da Allen all’età di 7 anni. Il regista dal canto suo ha negato tutte le accuse, chiamando in causa il risultato di due indagini del 1992 e del 1993. Non intendiamo entrare nel merito di questa vicenda, di cui non ci sfuggono la delicatezza e la gravità. Ci preme invece spostare la questione su un binario diverso, quello della differenza – fino a non molto tempo fa scontata – tra opera e artista. È inutile ricordare – come scrissero Proust, Croce e tantissimi altri – che la condotta di un artista non può influire sul giudizio del critico né deve indurre a censurare la sua opera. È altresì inutile citare la miriade di grandi artisti, da Caravaggio in poi, che si sono resi responsabili di atti criminali. Molti di noi appartengono a una generazione che ha lottato per poter vedere e giudicare, da antifascisti, i film del Ventennio; che ha letto Céline senza pregiudizi o preconcetta ostilità; che si è battuta contro ogni forma di censura morale, politica o ideologica, anche quando veniva da sinistra. Crediamo che impedire al pubblico e alla critica di vedere un film, pur se per i motivi più nobili, sia la spia di una pericolosa visione autoritaria della creazione artistica. Come critici, rivendichiamo il diritto a conoscere e a studiare l’opera di Woody Allen, vincitore di quattro premi Oscar, cineasta fondamentale – al di là dei giudizi che se ne possono dare – e parte integrante della storia del cinema. Come pubblico, respingiamo ogni tentativo di vederci disconosciuta la facoltà di valutare liberamente e autonomamente un film, qualsiasi sia il suo autore. A questo si aggiunga che “A rainy day in New York” si giova della fotografia del tre volte premio Oscar Vittorio Storaro, uno dei più importanti autori della fotografia contemporanei. Ancor peggio sarebbe se la mancata uscita di “A rainy day in New York” si dovesse alla storia che racconta – quella della relazione tra un uomo adulto e una ragazza che lui crede minorenne: perché sarebbe l’implicita ammissione che i tempi dell’ “arte degenerata” non sono ancora finiti. Sono sempre i regimi totalitari, quelli che in vario modo perseguitano le minoranze, a impedire la diffusione delle opere di ingegno, a soffocare l’espressione del pensiero. Chiediamo dunque ad Amazon Studios di dare a “A rainy day in New York” la più ampia circolazione possibile; ai distributori che hanno a cuore il cinema d’autore di acquistarlo e farlo uscire anche in Italia e in Europa; a tutte le istituzioni che si battono per la libera circolazione dell’arte di far sentire la loro voce perché ciò sia possibile.

Giulio Laroni

Angela Bosetto

Natalino Bruzzone

Fulvia Caprara

Mariuccia Ciotta

Vittorio Giacci

Andrea Martini

Paolo Mereghetti

Carlo Montanaro

Maria Roberta Novielli

Roberto Silvestri

Renato Venturelli


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