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Cover Boy: L’Ultima Rivoluzione

Pubblicato il 20 marzo 2008 da Gaetano Maiorino


Cover Boy: L'Ultima Rivoluzione

Quando finisce un film, è obbligatorio porsi delle domande. Se ciò non accadesse, sarebbe stato meglio non aver guardato quel film. Si esce dalla proiezione di Cover Boy e ci si interroga su quanto i sogni del comunismo e del capitalismo siano entrambi tristemente falliti nel continuo tumulto della storia.
Si esce dalla proiezione di Cover Boy e si guarda con un po’ meno fiducia al mondo del lavoro, sia che si abbiano gli occhi di un immigrato clandestino, sia quelli di un italiano precario (che, per certi versi, hanno molti punti in comune).
Si esce dalla proiezione di Cover Boy e ci si chiede se il posto più bello del mondo dove Ioan vuole portare Michele sia davvero un luogo così meraviglioso, o sia soltanto un rifugio, una tana dove tornare a rinchiudersi dopo che le speranze sono fallite.
Si esce dalla proiezione di Cover Boy e ci si domanda soprattutto come mai la visibilità avuta da un progetto di tale portata culturale, politica e emozionale, sia passato quasi inosservato in una sezione collaterale della Festa del Cinema di Roma e non sia stato mai ancora distribuito in sala.
Carmine Amoroso, sceneggiatore di successo alla sua seconda opera da regista, firma un piccolo capolavoro che ha tutti i numeri per diventare grande. Utilizzando la nuovissima tecnologia digitale HDV e grazie al prezioso apporto di Paolo Ferrari alla fotografia, Amoroso realizza un film intimo e sociale, pieno di fiducia e malinconia: un po’ come la vita, che riserva piccole gioie e violenti dolori, tante speranze e qualche soddisfazione, ma anche molta angoscia. Una storia di cui il cinema italiano aveva bisogno.

Ioan arriva in Italia dalla Romania per cercare lavoro, ma è costretto ad arrangiarsi vivendo come meglio può nei dintorni della stazione Termini a Roma. L’incontro con un addetto alle pulizie della stazione, Michele, sancisce l’inizio di un’amicizia che tra alti e bassi resterà il suo unico punto di riferimento finché resterà in Italia. Poiché clandestino, Ioan non riesce quasi mai a lavorare e viene spesso bistrattato. Da quarantenne precario Michele si trova, grottescamente, nella medesima condizione. Nessuno dei due riesce a dare la svolta alla propria vita, ma la speranza in un futuro migliore li fa andare avanti.
Una serie di coppie di opposti fanno da sostegno ad una storia di perdenti che si dibattono alla ricerca del giusto colpo di coda per slanciarsi verso l’alto, ma che a fatica riescono a restare a galla. I panorami paradisiaci della campagna rumena si scontrano contro le buie stanze asfittiche e polverose della metropoli romana; le mani sporche, di grasso quelle di Ioan e di immondizia quelle di Michele, fanno da contraltare al bianco candido dei set per le sfilate di moda; i corpi venduti per una marchetta o per un servizio fotografico (ma quanta differenza c’è realmente?) sono in netta antitesi con quelli martoriati dei morti e feriti della rivoluzione.
Il delta del Danubio e il mare appena fuori Roma, romantici e sereni, sono uniti simbolicamente dal sorgere del sole sui corpi nudi dei protagonisti e sulle loro aspirazioni future. Sembra che una nuova alba ci possa essere per chi lotta con forza per ottenerla, così come hanno lottato i rivoluzionari rumeni contro il regime di Ceaucescu nell’incipit del film. L’ultima rivoluzione passa da ogni piccola rivolta che ogni singolo uomo riesce a fare contro il sistema che lo circonda, nel tentativo di migliorare la propria storia.
Notevoli le interpretazioni di Lionello, trascinante e perfettamente eccessivo e del sommesso esordiente Eduard Gabia.
Se davvero il cinema italiano vuol ripartire, non può fare a meno di portare con sé questo film.


CAST & CREDITS

(Cover boy); Regia: Carmine Amoroso; soggetto: Carmine Amoroso; sceneggiatura: Carmine Amoroso e Filippo Ascione; fotografia: Paolo Ferrari; montaggio: Luca Manes; musiche: Marco Falagiani e Okapi; interpreti: Eduard Gabia (Ioan), Luca Lionello (Michele); produzione: Filand s.r.l.; origine: Italia, 2007; durata: 97’


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