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Daunbailò

Pubblicato il 16 novembre 2002 da Marina Delvecchio


Daunbailò

Il cinema di Jim Jarmusch si basa su un’estetica della spontaneità che consiste nell’esprimersi senza basarsi troppo sulla tecnica, nel fare film in tutti i modi..., lavorando con gli amici e per gli amici. Corrisponde pressappoco alla sua visione del mondo che è un inno alla levità a volte bislacca, senza dimenticare tutta la disperazione che la precede. Anche Daunbailò, che esce adesso in versione rimasterizzata, si pone in equilibrio tra l’umorismo come arma fondamentale per sopravvivere nel mondo, e la malinconia (It’ s a sad and beautiful world) e contiene già nel titolo il gioco di rivisitazione e reinvenzione del linguaggio e del comunicare che verrà sviluppato nel corso della pellicola. I suoi personaggi, emanazione dei loro interpreti, si fanno portatori di questa poetica della leggerezza ma sono anche diversità che si incontrano e si scontrano mettendo in discussione il concetto americano di integrazione come melting pot, come avveniva già in Stranger than Paradise. Bob, interpretato da Roberto Benigni, è il folletto marziano, catapultato negli Usa da chissà dove con tutti gli stereotipi del sogno americano (Whitman, Twain, ma anche Hollywood e i suoi film d’azione) con cui gioca come se fossero palle di un giocoliere e che si ostina a credere in un mondo fiabesco, a vedere finestre anche nella cella più squallida. Il suo sogno americano di integrazione e di fratellanza si scontra con il disincanto perplesso di Jack e Zack (John Lurie e Tom Waits), specchio dell’America recente, che deve abdicare ai suoi miti e che registra una frattura fra l’individuo e il mondo circostante. A questa sfiducia nelle possibilità della comunicazione, espressa dalle battute avare e frante dei dialoghi fra Jack e Zack, si sovrappone il gioco di reinvenzione verbale di Bob, che trasforma anche le frasi del linguaggio comune più sfruttate in realtà nuova, rimodellata a proprio piacimento e dotata di una consistenza straordinariamente leggera. Daunbailò, dunque, come rivisitazione: in particolare del noir e del gangster movie e in generale dei miti e degli stereotipi americani, visti attraverso gli occhi del marziano Benigni, svuotati della loro logica compositiva ormai bolsa e consunta, reinventati come esaltazione del movimento fine a se stesso e della leggerezza.

[Novembre 2002]

Down by Law regia: Jim Jarmush sceneggiatura: Jim Jarmush fotografia: Robby Müller montaggio: Melody London musica: John Lurie interpreti: Tom Waits , John Lurie , Roberto Benigni produzione: Black Snake, Grokenberger Film productionorigine: Germania/ Usa , 1986 durata: 106’ web info: mediafilm

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