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David 2007 ovvero delle occasioni perdute

Pubblicato il 15 giugno 2007 da Alessandro Izzi


David 2007 ovvero delle occasioni perdute

A guardare il mero elenco dei premi assegnati in questa ultima edizione del David di Donatello viene da pensare che, forse, Quentin Tarantino non ha davvero tutti i torti quando proclama a grandi lettere e con quel piglio forse eccessivo, ma salubremente polemico che conosciamo, l’ormai avvenuta morte del cinema italiano.
Il trionfo di La sconosciuta (che pure resta, per inciso, un bellissimo film) prima di consacrare agli altari dei riconoscimenti di merito un’opera densa e significante, segna, per chi scrive, una sostanziale chiusura dei giurati e di quella gente che di cinema ne dovrebbe sapere nei confronti delle possibilità di un cinema nuovo, giovane, davvero capace di sognare in grande con le proprie immagini, coi propri sogni e, più spesso, coi propri incubi più angosciosi.
Una chiusura dolente che ignora e relega gli episodi più significativi della passata stagione cinematografica in premi che sono o meri risarcimenti privi di senso (i premi tecnici al capolavoro di Crialese Nuovomondo) o semplici attestati di stima nei confronti di nomi ancora troppo poco conosciuti: pacche sulle spalle ad autori cui si promette un premio in edizioni future quando il loro magistero potrà essere meno oggetto di discussione e più dichiarazione franca di un’avvenuta museificazione.
Per tutti questi motivi questa edizione del David andrà ricordata non tanto per i premi che sono stati assegnati, quanto, piuttosto, per quelli che non sono stati assegnati, per quelli che sono rimasti nel cassetto delle buone intenzioni, in quel limbo franco delle sole nominations.
Nuovomondo, dicevamo, che resta l’opera più innovativa ed importante del nostro cinema recente, quella per cui la Mostra del Cinema di Venezia ha inventato ex novo un premio (uno specialissimo Leone d’argento), porta a casa le briciole del banchetto con i soli premi a scenografia, costumi ed effetti visivi speciali. La classica tripletta, a pensarci, dei block-busters americani quando arrivano ai premi durante la notte degli Oscar. Viene il sospetto che sia quasi un tacito invito rivolto a Crialese affinché se ne resti in terra americana lasciando al solo Tornatore il ruolo del regista che si dice, per noi tutti, Autore.
Centochiodi che è l’ultimo atto d’amore cinematografico di Ermanno Olmi, si porta a casa il solo poco comprensibile Premio dei critici. L’ente David si è così scientemente privato della possibilità di premiare in una categoria maggiore uno degli autori più significativi ed importanti non solo del nostro passato, ma anche del nostro presente perché film come Il mestiere delle armi o Cantando dietro i paraventi sono incredibilmente più giovani di molti nuovi esordi della nostra produzione malata. La lezione di modestia e di umiltà portata avanti in questa pellicola spesso irrisolta, ma sempre esemplare passa, così, del tutto inosservata. E non manca neanche il rimpianto che si sia preferito il magistero di Morricone (per le musiche di La sconosciuta, interessanti, importanti, dissonanti, ma giammai una sorpresa per quelli che sono abituati a considerare il maestro un autentico genio) al lavoro di fino di Fabio Vacchi per questo piccolo film di grande valore.
L’aria salata conferma un premio alla produzione (dovuto, ma non inattaccabile) e un premio a Giorgio Colangeli come attore non protagonista. Anche qui un po’ poco.
Il resto dei premi (con la sola eccezione di quello alla miglior canzone andato a Notturno bus) se lo sono spartito La sconosciuta e Mio fratello è figlio unico con punte di ridicolo involontario.
E, lo ripetiamo, non tanto per quelli andati a La sconosciuta che sono tanti, ma non sembrano mai del tutto ingiusti (Miglior film, Miglior regia, Miglior attrice protagonista, Migliore fotografia, Migliore colonna sonora: il meglio del meglio, un attestato di eccellenza che un po’ si appanna quando si pensa ai film non premiati), quanto per i troppi andati all’ultima fatica di Luchetti.
Non capiamo, ad esempio, il premio a Rulli, Petraglia e Luchetti per la sceneggiatura del film in questione. Ci sembra anzi fosse proprio la sceneggiatura l’anello più debole ed irrisolto dell’intera operazione.
Non capiamo il senso del premio al Montaggio a Mirco Garrone che certo ha fatto un bel lavoro lineare e piano, narrativo e abbastanza sapiente, ma che non sfiora mai l’alto afflato poetico sfoderato dal ritmo imponderabile di Nuovomondo, né ha il rigore piano ed inesorabile di Il regista di matrimoni, uno dei film più ingiustamente dimenticati di questa edizione.
Ci sfugge anche il senso del premio al Miglior fonico di presa diretta assegnato a Bruno Pupparo: cos’ha davvero di più rispetto a quello di Anche libero va bene?
L’unico premio su cui non piove è quello ad Elio Germano che ne avrebbe meritati due, ma tant’è!
Resta, alla fine, un senso di amarezza. Un rimpianto che ci è difficile celare. Il cinema italiano ha celebrato se stesso nella serata appena trascorsa. Ha celebrato le sue possibilità produttive. Ma ha premiato essenzialmente il film che si è preso più sul serio (La sconosciuta) e il film che è nato più stanco (Mio fratello è figlio unico). Ha premiato il suo chiudersi in formule d’autore. Ha premiato la sua poesia più presunta e la sua narrativa più innocua e ha lasciato scientemente fuori quasi tutti i film che avevano davvero urgenza espressiva e capacità comunicativa. E forse, proprio per questo, l’anno prossimo sarà un poco più bigio e triste di quello appena trascorso.

David di Donatello: i premi

MIGLIOR FILM
La sconosciuta di Giuseppe Tornatore.

MIGLIOR REGISTA
Giuseppe TORNATORE (La sconosciuta)

MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE
Kim ROSSI STUART (Anche libero va bene)

MIGLIORE SCENEGGIATURA
Sandro PETRAGLIA, Stefano RULLI, Daniele LUCHETTI (Mio fratello è figlio unico)

MIGLIORE PRODUTTORE
Donatella BOTTI per BiancaFilm e RAICinema (L’aria salata)

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Ksenia RAPPOPORT (La sconosciuta)

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
Elio GERMANO (Mio fratello è figlio unico)

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Ambra ANGIOLINI (Saturno contro)
Angela FINOCCHIARO (Mio fratello è figlio unico)

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
Giorgio COLANGELI (L’aria salata)

MIGLIORE DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA
Fabio ZAMARION (La sconosciuta)

MIGLIORE MUSICISTA
Ennio MORRICONE (La sconosciuta)

MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
Daniele Silvestri (Notturno bus)

MIGLIORE SCENOGRAFO
Carlos CONTI (Nuovomondo)

MIGLIORE COSTUMISTA
Mariano TUFANO (Nuovomondo)

MIGLIORE MONTATORE
Mirco GARRONE (Mio fratello è figlio unico)

MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA
Bruno PUPPARO (Mio fratello è figlio unico)

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI VISIVI
L’etude et la supervision des trucages (Nuovomondo)

MIGLIOR FILM STRANIERO
Babel di Alejandro Gonzales Inarritu

La giuria composta da Andrea Piersanti, Presidente, Francesca Calvelli, Enzo Decaro, Paolo Fondato, Enrico Magrelli, Mario Mazzetti, Paolo Mereghetti comunica anche le cinquine per il miglior documentario di lungometraggio e per il miglior cortometraggio:

MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO
Il mio paese di Daniele Vicari

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Meridionali senza filtro di Michele Bia

DAVID GIOVANI
Rosso come il cielo di Cristiano Bortone

Una Giuria composta da Lorenzo Ventavoli, Presidente, Alberto Crespi, Silvio Danese, Fabio Ferzetti, Titta Fiore, Alessandra Levantesi, Maurizio Porro assegna il Premio Film Commission Torino Piemonte o Premio dei Critici
Centochiodi di Ermanno Olmi


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