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David Cronenberg: La violenza sta al passo coi tempi!

Pubblicato il 19 dicembre 2005 da Luca Lardieri


David Cronenberg: La violenza sta al passo coi tempi!

La violenza è insita nell’essere umano, è un demone che silenzioso si annida e si muove sotto la pelle di ognuno di noi e che nessuno riesce o vuole riuscire a debellare. Questo è ciò che ci dice e ci ha sempre detto Cronenberg con il suo cinema, il quale a volte in maniera terrificante a volte con grotteschi affreschi pseudo-fantascientifici ha sempre portato sullo schermo possibili spaccati di vita reale rivisitati attraverso una formidabile forza re-immaginativa. Nel lontano millenovecentottantadue era la televisione a portare la violenza nelle nostre case e a farla passare per qualcosa del tutto normale ed inevitabile e quel capolavoro che è Videodrome aveva fotografato in modo impeccabile il possibile distaccamento dalla realtà a cui ciò avrebbe potuto portare. Le allucinazioni(?) provate dal personaggio interpretato da James Woods non erano per nulla esagerate se paragonate a quelle che ragazzi e adolescenti hanno ammesso di aver provato in seguito alla visione di guerre, pestaggi e programmi moralmente discutibili. Ricordate quanti bambini sono morti e di conseguenza quanti di essi sono diventati assassini per voler emulare wrestler e/o power rangers? Negli anni novanta la violenza aveva trovato un nuovo modo per raggiungere le nostre cellule cerebrali e distorcerle fin dalla tenerissima età: i videogames! Giochi in soggettiva che ti trasformavano in un soldato, un hooligans, un nazista o in un mafioso e ti chiedevano di uccidere, stuprare, massacrare il prossimo o qualunque cosa si aggirasse lungo il raggio della tua visuale. eXistenZ nel millenovecentonovantanove aveva assorbito tutto questo mondo virtuale e ce lo aveva riproposto come reale, vivo, presente. Lo sconcerto di non riuscire più a distinguere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato. Chiunque attorno a te può essere il tuo nemico, può volere la tua morte e quindi deve essere ucciso per primo. A dar man forte a queste tesi sono arrivate dichiarazioni di ragazzi che dopo aver visto scene di razzismo in TV e dopo aver giocato a games il cui obiettivo è quello di sterminare più ebrei possibili, hanno fatto il pieno d’armi e hanno messo a ferro e fuoco scuole intere negli U.S.A.. Oggi a distanza di tredici anni da Videodrome la nostra società non è cambiata, i media sono sempre più radicati nel nostro vivere quotidiano e decidono le sorti di persone e nazioni intere. Così un uomo che per difesa uccide un altro uomo, diventa un eroe, il simbolo di un intera nazione. Ma fino a che punto un atto come quello di assassinare può diventare legittimo? E’ corretto porre fine ad un’azione sbagliata con una altrettanto sbagliata? E’ giusto far diventare un simbolo di giustizia qualcosa che in sé non ha nulla di giusto? Sono questi gli interrogativi che Cronenberg ci propone col suo ultimo bellissimo film, A History of Violence e lo fa alla sua maniera, mettendoci di fronte alla vera violenza, così efferata come solo nella realtà può esserlo, ma che paradossalmente ci disgusta ancor di più quando è finta, lì sullo schermo. Il regista canadese si cita a ripetizione e si rinnova in continuazione, sequenza dopo sequenza, dettaglio dopo dettaglio. Alla fine di questo terribile viaggio si esce dal cinema con una nuova, vecchia consapevolezza: la violenza sta al passo con i tempi, trova sempre un modo per venir fuori e addirittura per passare come una costante del tutto normale della nostra vita.


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