John Tyree è un ragazzo di poco più di venti anni, soldato delle forze speciali nell’esercito degli Stati Uniti d’America; di stanza in Germania, trascorre i giorni di licenza a casa, passando il tempo a fare surf e a non dare molta importanza al padre (autistico) col quale vive un rapporto travagliato. Durante le vacanze incontra Savannah, una giovane studentessa universitaria di buona famiglia, la quale ama prendersi cura delle persone meno fortunate. Tra i due scatta un colpo di fulmine che li terrà legati per tutti i giorni delle due settimane che trascorreranno insieme. L’estate finisce e John deve ripartire per concludere l’anno di servizio e poi mantenere la promessa fatta a Savannah: tornare da lei con l’intento di restarci “per sempre”. Tra i due nasce un rapporto di penna costante, grazie al quale riescono a tenersi in contatto ed eludere la lontananza; a pochi giorni dalla conclusione, però, l’attentato dell’ 11 settembre rimescola le carte del destino e John decide di riarruolarsi per servire il suo Paese. Savannah accetta perché sa che sarebbe impossibile fargli cambiare idea, con la speranza che altri due anni possano passare velocemente grazie al loro continuo scambio di lettere; finché, un giorno, un’ultima lettera spedita al militare gli fa capire che ormai per la ragazza lontananza è insostenibile e, anche se continua ad amarlo, decide di lasciarlo perché impossibilitata a vivere senza di lui… il destino, però, giocherà ancora una volta le sue carte facendo incontrarli nuovamente, anche se il finale non è scontato.
La prima cosa da dire su Dear John è che stiamo parlando di un film del tutto sconsigliato a chi sta vivendo un periodo di depressione: l’ultimo lavoro di Lasse Hallström non è certo all’altezza di alcuni suoi lavori precedenti. Le catastrofi e le melanconie tendono a prendere il sopravvento anche quando sembra che possa andare tutto bene; il film parte come una commedia romantica, per poi votarsi al dramma e, tra amore, guerra, malattie fisiche e mentali (di cui soffrono davvero in troppi!), il film assomiglia vagamente ad un rantolo della durata di 105 minuti; un’opera dove i clichè si sprecano e gli stereotipi prendono il sopravvento: lui (John/Channing Tatum, il moderno Ken) è un muscoloso e giovane ribelle con una situazione familiare disastrata che cerca di dare ordine alla sua vita arruolandosi nell’esercito; lei (Amanda Seyfried/Savannah Lynn Curtis, la moderna Barbie) è una bella studentessa dall’aria svampita, ma in realtà molto intelligente e sensibile, la quale spera di trovare il principe azzurro (cosa che, ovviamente, accade quando incontra John); intorno a loro si muovono delle “macchiette” che fanno solo da scenografia al loro amore tormentato e distante.
Il film è tratto dal libro Ricordati di guardare la luna, di Nisholas Sparks, autore di precedenti opere strappalacrime utilizzate dal grande schermo (Le parole che non ti ho detto, Come un uragano e il più recente The last song), continua con il suo stile melodrammatico che Hallström sposa perfettamente, realizzando un’opera stucchevole, melensa, dai dialoghi prevedibili e troppo (davvero troppo!) romanzati.
Alla luce di tutto questo, purtroppo, si dovrà rielaborare quanto è stato detto precedentemente, e cioè che “Dear John è del tutto sconsigliato a chi sta vivendo un periodo di depressione”: suggeriamo ai lettori di prendere in considerazione solo la prima parte di questa frase…