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Di ritorno di figliol Prodi

Pubblicato il 7 marzo 2007 da Alessandro Izzi


Di ritorno di figliol Prodi

Quando sadico direttore di grande testata giornalistica chiamare Borat, io non sapeva niente di grande e potente paese d’Italia; io no immaginava paese di miracoli e di portenti che poi visitava. Fortuna me scrivere diario di viaggio, così ora copiare e non perdere tempo a scrivere articolo.

Di viaggio in Taxi
Sceso di volo, in porto di aerei, nessuno pensava di Borat né lo cercava. Io credeva trovare comitato e banda di ottoni ad accogliere, me, dopo grande viaggio, lontano di patria amata. Invece solo un taxi con sopra mia faccia e mio nome e, sotto, scritto: “al cinema” che essere frase italiana per dire: “Benvenuto di lungo viaggio”

In Italia guidatori di taxi no parla di pecore o capre; lui guarda te di specchio di vettura, con gli occhi a fessura, e unica cosa che dire:
“Dove?”
Borat: “Tu sai: a grande ed artistica città di Roma”
“Ah Roma” rispondere guidatore “Capitale di Governo che cade”
Borat capisce dolore di caduta e sbucciarsi di ginocchia: “Ahia!” esclamava “Dove inciampato Signor Governo?”
In Italia guidatori di taxi no spiega le cose; lui guarda te di specchio di vettura, con occhi di sfinge:
“In Italia destra fa quello che fa di sinistra e tutte e due no lava la faccia”. Poi guardare Borat. Non sapere che di Kazakistan noi sta in silenzio quando saggezza parlare.
Poi taxi entrava di anello stradale intorno Roma. E lì traffico fermo. Macchine ferme. Anche aria ferma. Taxi di Borat come taxi kazako: senza finestre. Così io sentire gente parlare e appuntava parole di articolo.
Gente d’Italia tutta diceva di un vecchio nano infame che vivere in camera a Roma. Quando lui aveva capelli tutto andare meglio, ora tutto sbagliato. Lui avere giornali, tanti, e tre televisioni. Borat chiedere se stesso perché un nano leggere giornali quando avere, in un monolocale, tre televisioni che funzionare. Ma mentre pensava questo accadeva miracolo grande.

Di miracoli e altri portenti
Oh lingua kazaka, tu poche parole per dire miracoli che intorno a Borat accadere nel caldo di anello stradale. Non bastare giornalista geniale. Ci vuole poeta. Fortuna che io scriveva anche poesie quando più giovane!
Apresi cielo con rombare di tuono. Corronsi via tutte nuvole come pecorelle se lupo arrivare. Accendesi luce di sole e da una scala scendeva saggio con tavole di legge. Come Mosè, saggio gridava: “Io via appena due giorni per aggiustare governo e voi tutti lì ad adorare di nuovo vitello d’oro con capelli di trapianto. No essere buoni. Io portare da Dio, nuovo decalogo. Non solo nano essere unto di Signore!”.
Amico lettore, Borat dice te gente d’Italia meglio di Mosè. Vecchio saggio non basta dieci leggi, lui porta dodici. E tutti sgomentare e tremare. Qualcuno dire che leggi essere come quelle di prima e che destra fa quello che fa di sinistra e tutte e due no lava faccia, ma qui altro portento rompere imbarazzo di saggio.
Frantumansi asfalto in schegge di pece. Gridansi vecchie senza denti per mordere pane. Sbocciansi di fiori colorati per ogni dove e quando. Infine usciva di palco persona chiamata Pippo e qui tutti cantare. Bambina prendere spalla di Borat a strattoni e dire che essere San Remo e quando così, tutti cantare. E nessuno pensare più di vecchio saggio con dodici leggi. Ma lui subito litigava perché Pippo prendere tante capre di compenso per fare tutti cantare. E nel frattempo tutti gli altri pagare le tasse spremuti come tette di vacca che solo limoni mangiato.

Di stanchezza di viaggio
Io capire che in Italia tutto essere così, come talk show d’America: mentre tutti cantare e fare televisione qualcuno contare le pecore da portare a casa sua senza visto di altri. Lo capiva da tassametro che ancora camminava anche nel fermo di anello stradale di Roma. Ed essere vero che destra fa quello che fa di sinistra e tutte e due no lava la faccia. Borat incontrare Signora Cultura davanti porta di cinema dove fare mio film. Lei no poteva entrare: le maschere cacciavala a calci. Lei dire in confidenza che no essere meglio il figliol Prodi di vecchio Silvio (io non sapeva essere padre e figlio. Io ora pensare di Edipo). Istruzione fallire, università marcire, cinema, teatri, associazioni chiudere perché poca biada per cavalli. Io allora entrare in cinema che essere parola italiana per dire “posto dove andare solo per ridere perché biglietto sempre costare e no vero che in Italia cavallo meglio di asino” e vedere mio film. Questo scrivere, alla fine, su articolo di Italia e di gente di Italia.

Borat Sagdiyev

L’articolo è apparso in questa forma sul mensile Il Kazakho in fiera, marzo 2007, Noshame, Kazakhstan


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