L’assunto espresso con chiarezza da El bola è che gli “alternativi” che di mestiere fanno i tatuatori e che a una prima occhiata si vorrebbe tener lontani dai “nostri” figli, sono in realtà dei salvatori dell’infanzia dalla coscienza sociale inappuntabile, simpatici, teneri e inoltre organizzatissimi, con tanto di amica avvocatessa pronta a prendere le parti del povero bimbo picchiato dal padre stronzo - ovviamente pronto a cambiare la maschera dal perbenismo pubblico del bravo borghese alla violenza privata del padre padrone. Bene, forse l’intento da “Dipartimento scuola educazione” è anche meritorio, ma da un film si vorrebbe qualcosa in più. Purtroppo l’esordiente Mañas non ha una forza stilistica sufficiente a superare le pastoie didattiche della tesi che vuole esprimere. E in effetti El bola, che pur giunge carico di premi Goja ed ha anche ricevuto il nuovo premio del pubblico all’ultima mostra di Pesaro, era forse l’opera meno interessante nella rassegna che al più recente panorama spagnolo ha dedicato il festival marchigiano. Sulle tematiche dell’adolescenza difficile, per esempio, Barrio di Fernando León de Aranoa raggiungeva risultati molto più efficaci spingendo il pedale sull’elaborazione poetica di scenari metropolitani potenzialmente scontati. Di El bola, invece, al limite rimane impressa l’espressione livida del suo piccolo protagonista, e qualche luminosa immagine di gioia fuggevole in mezzo alle botte, ma niente di più.

[Agosto 2002]

Cast & credits:

regia: Achero Mañas: sceneggiatura: Achero Mañas; fotografia: Juan Carlos Gómez; montaggio: Nacho Ruiz Capillas; musica: Eduardo Arbide; interpreti: Juan José Ballista, Pablo Galán, Alberto Jimenéz, Manuel Morón, Ana Wagener; produzione: TESELA; origine: Spagna 2000; distribuzione: Pablo; durata: 88’.