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EST - Dittatura Last Minute

Pubblicato il 6 febbraio 2021 da Francesca Pistocchi
VOTO:


EST - Dittatura Last Minute

L’autunno del 1989 non è, come sappiamo, un autunno come tanti altri: a Berlino, il muro si sbriciola. Dai teleschermi si sprigiona un entusiasmo a tratti impaurito. Migliaia di voci si spintonano all’interno del tubo catodico, le immagini gracchiano parole ancora difficilmente comprensibili. L’Europa riscrive la propria geografia: i vecchi confini si sfaldano, i punti cardinali si moltiplicano. La storia procede ad una velocità sovrumana, nessuno riesce a stare al passo. La gente incespica: ed è con incedere vagamente malfermo che entrano in scena i nostri tre eroi – nell’ordine, Bibi il tonto, Rice il cinico e, nel mezzo, Pago (“troppo pericoloso”, direbbe qualcuno di nostra conoscenza). In effetti, il secondo film di Antonio Pisu si apre su un Far East in gran parte inedito – non tanto per gli scenari offerti, quanto per l’occhio che li osserva. A posteriori, non ci si stupisce più di nulla: questo è l’irritante assioma che il regista tenta di superare, fra l’altro riuscendoci con discreto successo.

EST - Dittatura last minute (visibile su Prime Video) ci trasporta nella Romania di quell’anno fatale, sondando le coordinate di un mondo ormai scomparso attraverso lo sguardo di chi, quel passato, l’ha vissuto al presente. Tratto dal romanzo-diario Addio Ceausescu autografato da Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, il film ripercorre le tappe di un viaggio formativo: quello di tre giovani signor nessuno alla scoperta dell’altra parte. Con l’auto carica di cibo spazzatura, sigarette e biancheria intima, i ragazzi abbandonano (per il momento?) la loro quotidianità cesenate per avventurarsi in terra straniera, oltre una cortina di ferro già dissestata. Destinazione Budapest. Come in ogni road movie che si rispetti, la strada porta con sé l’imprevisto. Il quale puntualmente si presenta vestendo i panni di Emil (Liviu Cheloiu), un uomo misterioso con una vita in bilico, una valigia dal contenuto ignoto e una famiglia confinata nella Romania dittatoriale di Ceausescu. Fate due più due e, in men che non si dica, avrete la chiave del mistero.

Da qui in poi, la trama non ha quasi più bisogno di una voce narrante, ma si limita a scivolare leggera fra i reportage amatoriali di Rice (Lodo Guenzi), le immancabili cantonate di Bibi (Jacopo Costantini) e i silenzi malinconici di Pago (Matteo Gatta). Quasi richiamati dal MacGuffin di turno – l’ingombrante bagaglio dapprima ripudiato, poi ritrovato e infine decifrato – gli incidenti si accatastano l’uno sull’altro, spesso e volentieri mettendo in dubbio l’eventuale ritorno in Patria dei nostri tre moschettieri. Pisu gioca con i cliché cinematografici e storiografici, mostrando la verità che al loro interno si nasconde: da una parte la povertà, il regime, l’oppressione, i microfoni, la macchina burocratica che, lenta ma inesorabile, alimenta l’orrendo dispositivo del totalitarismo. Dall’altra, nondimeno, l’occidente cieco che sfonda la parete, smerciando i propri prodotti senza nessun criterio, sicuramente a fin di bene ma con conseguenze nefaste. A supplire la mancanza di un idioma comune è la logica dello scambio – un sistema linguistico che l’est sembra padroneggiare alla perfezione e che, al contrario, i protagonisti rimaneggiano in modo un po’ maldestro, forse per trascuratezza o forse per semplice abitudine.

Inutile ribadire che, al termine di questo strano pellegrinaggio, i tre ragazzi dovranno fare i conti con la libertà e con le responsabilità ad essa legate. Ognuno, di fronte ai confini ormai in rovina di un universo ormai in rovina, prenderà coscienza dei propri, personalissimi limiti invalicabili: ad esempio, la pericolosa ingenuità di Bibi. O la morbosa ipersensibilità di Rice. In fondo, il più equilibrato sembra essere Pago – e abbiamo detto tutto. EST è un film intelligente, perché non intende prendere posizione, preferendo invece immergersi nelle vite dei suoi stessi personaggi: i camerieri si aggirano disorientati nell’oscurità di enormi sale tristemente allestite a festa, i passanti fumano con nervosa consapevolezza, e perfino il losco trafficante Girolamo (Paolo Rossi Pisu), incontrato per caso in un ristorante, presenta dei tratti piacevolmente farseschi. Ognuno fa parte di una storia comune, più adulta di qualsiasi adulto ma anche più immota e inaccessibile di quanto non si creda. Giunta alla meta del suo lungo tragitto, perfino la cinepresa è costretta a cambiare prospettiva, inquadrando il mondo a posteriori e riaccompagnando a casa tanto i nostri eroi quanto noi spettatori.


CAST & CREDITS

EST - Dittatura last minute - Regia: Antonio Pisu; sceneggiatura: Antonio Pisu; fotografia: Adrian Silisteanu; montaggio: Paolo Marzoni; interpreti: Ivano Marescotti (voce narrante), Lodo Guenzi (Rice), Jacopo Costantini (Bibi), Matteo Gatta (Pago), Paolo Rossi Pisu (Girolamo), Ana Ciontea (Costelia), Ioana Flora (Andra), Liviu Cheloiu (Emil), Ada Condeescu (Simona); produzione: Genoma Films; origine: Italia 2020; durata: 105’.


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