Fabrizio Gifuni porta al Valle L’ingegner Gadda va alla guerra o (Della tragica storia di Amleto Pirobutirro)

E’ un solo attore in scena a coinvolgere il pubblico in una “cavalcata”attraverso diverse epoche, legate tra loro da un unico filo, quello della sensazione di malessere nei confronti del momento storico che si sta vivendo... Così Fabrizio Gifuni accompagna il pubblico, lo trascina nel suo “viaggio morale” che va dalla guerra mondiale e arriva ad oggi, senza dimenticare la vicenda di colui che fu uno dei più sofferenti personaggi del teatro: Amleto. Il titolo infatti L’ingegner Gadda va alla guerra è avvicinato da un sottotitolo che giustifica il rimando al dramma shakesperiano: “Della tragica storia di Amleto Pirobutirro”. Non è la prima volta che l’attore si cimenta in un testo pensato per la sola lettura e che grazie alla sua capacità diviene invece il “tappeto magico” che fa volare gli spettatori nei mondi inesplorati dell’arte, che riesce talvolta a creare miracoli inaspettati. La regia di Giuseppe Bertolucci unita alla forza scenica di Gifuni ha generato la grande approvazione del pubblico, che alle fine dei settanta minuti non ha esitato elogi per la performance con diversi minuti di applausi. Nell’attore l’interpretazione di Carlo Emilio Gadda alle prese con la guerra si srotola attraverso due interpretazioni : una tramite I Diari di guerra e prigionia e la storia pubblicata su un phamplet dal titolo “Eros e Priapo: dal furore alla cenere”, con cui Gadda criticò senza remore il regime fascista, la guerra e il culto superomico che assieme a narcisismo e superbia rendevano l’identità del "cuce Cavolini" (personaggio emblematico della figura di Benito Mussolini), l’altra quella del giovane erede al trono di Danimarca. L’inquietitudine di Gadda per un momento storico lontano dai suoi ideali si è condensato nel malessere di un figlio che, tradito dallo zio e spinto dal padre morto alla vendetta, non si sente sicuro di nessuna direzione, schiacciato dal dolore di una delusione nei confronti di una vita che è andata in tutt’altra direzione da come la si idealizzava... Gadda scrisse un diario durante la seconda guerra mondiale a cui prese parte, fogli che testimoniano l’atrocità di quell’evento che stava lacerando il suo animo come un figlio tradito da una patria che tanto amava, così come il govane Amleto era tormentato dal tradimento di uno zio che lo aveva privato del padre, e ne aveva preso il posto sul trono e nel letto, insudiciando la madre col suo peccato. Il disagio dell’io ha fatto da collante per questi due personaggi, rappresentati in alternanza dal nostro mattatore d’eccellenza, che ha saputo dimostrare eccellenza anche su un palcoscenico teatrale, oltre che al cinema. Attraverso le movenze frenetiche, la voce concitata, il grande afflato sentito nell’anima e magicamente trasmesso agli spettatori, lìunico attore in scena ha saputo alternare i due personaggi con disinvoltura, riuscendo a plasmare la diversità dei caratteri, non solo attraverso l’assunzione di un’identità diversa, ma anche sapendo ricreare un’atmosfera per ognuna delle due interpretazioni. Da un testo, che sarebbe altrimenti rimasto aderente alla sola carta, ne è così venuto fuori un grande spettacolo, che ha fatto riflettere sulla condizione dell’uomo nelle varie epoche storiche, forse anche quelle non toccate in questa messinscena. Il conflitto mondiale, il fascismo, Amleto vittima di un dubbio riversatogli da suo padre morto se compiere o meno la vendetta su uno zio traditore, ma soprattutto un finale inatteso, nel quale il pubblico ha potuto trovare conforto, sentendo quella complicità forte rispetto al disagio odierno nei confronti di un uomo che non fa altro che mettere il nostro Paese in difficoltà di fronte all’Europa, doveroso citare Andrea Pocosgnich a riguardo, il quale ha acutamente sottolineato che qui “le invenzioni linguistiche di Gadda diventano un esplicito strumento di fustigazione del potere, quello attuale, quello schiavo non solo del denaro, ma soprattutto dell’eros, (quello insomma capace di offendere gli omosessuali pur di fare le barricate intorno alla sua demenziale virilità), colui che giganteggia su doppi tacchi”. Per fortuna ci sono occasioni che ormai solo il teatro sembra concederci, in cui l’Italia recupera un po’ della sua dignità perduta e si riscopre idealista, pura, volenterosa di migliorare le cose, attraverso esprienza sceniche come questa, gravide di tutto ciò che fa della nostra consolazione un suggestivo “valzer”, dove ci riuniamo per un po’ ad illuderci, ma forse anche a vivere quella parte del nostro paese che esiste ancora, anche se oscurata incessantemente.
(L’ingegner Gadda va alla guerra. “Della tragica storia di Amleto Pirobutirro”); Regia: Giuseppe Bertolucci; rielaborazione drammaturgia: da Carlo Emilio Gadda e William Shakespeare, idea di fabrizio Gifuni; luci:Cesare Accetta; scenografie:; costumi:; interpreti: (Fabrizio Gifuni); teatro e date spettacolo: Teatro Valle 2- 14 novembre 2010; info:in collaborazione con Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti;
