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FEMME FATALE

Pubblicato il 16 dicembre 2002 da Giovanni Spagnoletti


FEMME FATALE

De Palma resta (per fortuna) il grande De Palma. E lo dimostra a iosa in questo suo ultimo film tutto di produzione europea come capita ormai a tutta (o quasi) la leva degli ex-autori “indis” del cinema americano degli anni Settanta - l’alternativa è in patria, tra Scilla e Cariddi, o le vecchie e stantie Majors oppure l’”artistica” Miramax newyorkese (vedi l’ultimo attesissimo Martin Scorsese). Dopo un film anche bello ma certo ingessato dalle convenzioni mainstream degli Studios hollywoodiani come Mission to Mars, il filmaker americano è tornato tra Cannes e Parigi, tra sogno e realtà, ai suoi amati split-screen, ai piani sequenza vertiginosi, ad un cinema virtuoso e di totale divertimento che nemmeno per un attimo si azzarda o prova ad assomigliare alla grigia realtà di tutti i giorni. Così le scoppiettanti avventure erotico-criminali di una Rebecca Romijn-Stamos al massimo del suo fascino conturbante assomigliano tanto a quelle di un hitcockiano Caccia al ladro rivisto e corretto per il nuovo millennio o meglio agli incunaboli oscuri ed impenetrabile, alle assurdità di trama del polanskiano Frantic. Perché tutto si deve prendere sul serio ma non certo il plot, tra i più stravaganti e irrealistici dell’ultimo cinema americano, dove rovesciamenti e colpi di scena, piano onirico e verosimile filmico, tendono di continuo a scambiarsi, ad intrecciarsi a confondersi. Basterà solo ricordare, ad uso del nostro lettore, che la “donna fatale” del titolo - una Bad Girl molto perversa che ha preso a modello le sue vecchie colleghe tipo Barbara Stanwyck dal “film noir” e le ammira in televisione - è una ladra di professione la quale frega alla grande il suoi soci durante un colpo rocambolesco per poi ricomparire sette anni dopo sotto mentite spoglie e venir braccata da tutti, Antonio Banderas compreso (qui nelle vesti un tantino dimesse del paparazzo d’assalto)... Un po’ snobbato all’ultimo Festival di Cannes che l’ha programmato in chiusura e quasi in sordina, quasi vergognandosene forse perché una delle sequenze più strabilianti - uno specchiante metacinema che ci materializza il colpo ironico-erotico in apertura di film - è stata realizzata proprio sul set del Festival stesso, dentro il Grand Palais, Femme Fatale ci restituisce in pieno il piacere cinefilo del gioco capzioso e la voglia della fabulazione cinematografica priva di significati profondi. Pura fiction quindi confezionata con eccellente professionismo dal cast e dalla troupe (molto bene assortiti) che di certo il buon Hitch sconsiglierebbe caldamente agli amanti del “realismo” sul grande schermo. Un consiglio che riprendiamo qui a scanso di equivoci per i nostri lettori più severi

regia e sceneggiatura: Brian De Palma fotografia: Thierry Arbogast montaggio: Bill Pankow musica: Sakamoto Ryuichi scenografia: Anne Pritchard interpreti: Rebecca Romijn-Stamos, Antonio Banderas, Peter Coyote, Rie Rasmussen, Eriq Ebouaney, Edouard Montoute produzione: Tarak Ben Ammar/Marina Gefter per EpsilonTv Production/Quinta Communication origine: USA/Francia/Germania, 2002, 115’ distribuzione italiana: Medusa web-info: www.medusa.it

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