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FESTA DEL CINEMA DI ROMA - CONFERENZA STAMPA DI N (IO E NAPOLEONE) - 14/10/06

Pubblicato il 14 ottobre 2006 da Marco Di Cesare


FESTA DEL CINEMA DI ROMA - CONFERENZA STAMPA DI N (IO E NAPOLEONE) - 14/10/06

Sono presenti in sala il regista Paolo Virzì, gli attori Elio Germano, Monica Bellucci, Francesca Inaudi, Sabrina Impacciatore e Omero Antonutti, Giampaolo Letta (amministratore delegato e Vicepresidente di Medusa Film) e Riccardo Tozzi (produttore per la Cattleya).

Domanda per Paolo Virzì: E’ vero che l’idea per il suo film è nata quando Benigni le ha raccomandato il libro N di Ernesto Ferrero?

E’ stata più una segnalazione che una raccomandazione... Il libro proponeva un punto di vista inedito su Napoleone, raccontato da chi lo detesta: ne sono rimasto subito incuriosito, ma è passato del tempo, in cui ho realizzato un altro film. Nella prima stesura di Furio Scarpelli Martino, da uomo maturo, diventa un ragazzo: da ciò nasce uno scontro filosofico e generazionale, l’esaltazione politica dei vent’anni contrapposta al disincanto dell’età adulta e dell’uomo di potere.

N è una commedia molto divertente, il background politico è ancora molto toccante: come hai lavorato su questo aspetto? C’è un elemento di attualità? Quello di Martino è un personaggio comico e serio.

P.V.: E’ difficile descrivere questo film, mi annoio a dire sempre le stesse cose nelle interviste, tanto che lo ho, volta a volta, definito come una commedia, come un film drammatico, un noir ottocentesco, un apologo filosofico. Di certo è presente un dibattito filosofico e politico, la natura psicologica e l’odio politico. Martino è nel pieno vigore dei vent’anni; rispetto al libro, ho cambiato il suo cognome in Papucci, quello di un mio compagno di liceo appassionato di politica, come me. In Napoleone scoprirà un ometto patetico, noioso, autocelebrativo, ma anche divertente: è questo il mistero della natura umana.
Ho avuta paura del manierismo per il mio primo film in costume. Ho fatto finta che Portoferraio fosse il mio quartiere di Livorno: insieme a bravi attori professionisti ho utilizzato “trucidoni” presi dalla realtà, e tutti parlano in un livornese inventato dell’Ottocento.
Nel film il sindaco della cittadina si rivolge a Napoleone con «Sua Maestà, mi consenta». E ho detto a Elio Germano:«Odialo, come odi Berlusconi!».

Elio Germano: Le mie idee politiche sono molto precise, ma appartengono alla mia vita privata: comunque non odio nessuno, cerco solo di mettere in pratica le mie idee nel lavoro.
Nel film è rappresentato il rapporto tra l’Umanità e la Storia: ossia fare qualcosa per entrare nella Storia, cosa che ora si sta perdendo. Quindi io sono contro il Berlusconismo, un continuo commercio che allontana le persone dalla vita reale. Difficilmente oggi mettiamo in campo, nel lavoro e nel privato, le nostre idee politiche: una volta era più facile.

Per PV: Come ha lavorato con Daniel Auteuil? Ha avuto problemi col contesto?

E’ stato un lavoro buffo e divertente, Auteuil ha capito che sarebbe stata una caratteristica principale del personaggio quella di parlare l’italiano con accento francese. Ha proposto di recitare Napoleone come un vecchio attore che ha paura di aver perduto il proprio successo.

Per Monica Bellucci: Conosci la parodia che di te fa Fiorello? Per il tuo personaggio ti sei ispirata a questa sua imitazione?

Ho saputo del successo di questa sua imitazione, ma non ho mai sentito il suo programma radiofonico, visto che vengo molto poco in Italia. Comunque nei prossimi giorni andrò in radio con lui. Con Mollica ho addirittura fatto un’imitazione della mia imitazione!
Nella scelta dei copioni seguo sempre il mio istinto. Da un copione così così un bravo regista può realizzare un buon film, ma un regista meno capace da una buona sceneggiatura difficilmente tirerà fuori un bel film: per cui, per me la prima scelta è sempre riservata al regista.

Per Virzì: Lei esprime con acume e ironia il fascino dei tiranni, il saper affascinare chi li odia, l’essere amatissimi e odiatissimi.

Senz’altro lo abbiamo fatto. Ma non so dire se Martino rimanga sedotto, o se il suo odio si confonda, diventando più compassione che pietà: Napoleone è un signore che si annoia, senza più eserciti da comandare.
Negli ultimi mesi quattro registi di quattro Paesi diversi (Frears, Sokurov, tu e Sofia Coppola) si sono confrontati con la rappresentazione del potere.
Mi viene da aggiungere Le passeggiate al Campo di Marte di Robert Guédiguian. Si tratta certamente di un tema del ’900: Napoleone non è solo il papà di Hitler, ma è anche altro. Da noi in Italia solo idolatria, mentre in Spagna esistono i dipinti di Goya sulla Resistenza antinapoleonica: forse questo diverso atteggiamento è stato causato dal Ventennio, col suo culto della personalità. E’ un tema contemporaneo quello dell’uomo di potere che lavora sul consenso, cercando il plauso delle moltitudini.

Per Monica Bellucci: Come si è sentita, dodici anni dopo I Mitici, a parlare nuovamente nel suo dialetto?

Lì era marchigiano, qui castellano con qualche puntatina di perugino. Mi sono molto divertita nei panni della baronessa godereccia e un po’ mignotta, bambina non cresciuta e superficiale, ma comunque buona. Ringrazio Paolo per avermi regalato questo ruolo.

Sono preoccupato dal flusso di informazioni. Vorrei sapere se conoscete il nome di chi è seduto accanto a voi, alla vostra sinistra, e per chi lavora: l’azienda che distribuisce il vostro film... E poi avete anche parlato di Veltroni e Goffredo Bettini?

P.V.: quello che dici è un insulto alla tua cultura. Di certo sai che quello che scrive un autore non è necessariamente da lui condiviso parola per parola. Martino è un radicale, ma a lui abbiamo dato ironia e uno spirito canzonatorio: non ho celebrato Martino contro Berlusconi, ho sottolineato sia l’odio che il suo comportamento da imbranato. Io non lancio pietre, al massimo stelle filanti al comleanno di mia figlia... Vorrei ricordare il caso del fotografo di Brescia che ha scagliato un treppiede contro Berlusconi: alla fine è rimasto felice perché Berlusconi lo ha chiamato a casa! Scarpelli mi ha confessato che una volta Sergio Amidei gli disse che se si vuole odiare un politico, bisogna stargli alla larga, perché avvicinarsi troppo alla natura umana rende tutto più complicato. E il film racconta la complicatezza della questione.

Giampaolo Letta: il suo intervento è riduttivo e non rende giustizia al film parlare solamente della visione politica. Il film è stato indirettamente finanziato da Berlusconi, che lascia libertà e autonomia al cinema italiano (qui si sentono accenni di fischi e applausi di scherno da parte della platea, ndr)... questo vostro comportamento è dimostrazione di tante cose.

Hai usato attori in ruoli che sarebbe stato difficile immaginare: quali sono i meccanismi per utilizzare attori che parlino in livornese?

P.V.: Furio Scarpelli ha fatto bellissimi disegni dei personaggi, assieme alla prima versione del copione: vedendone uno ho pensato «Ma questa è Monica, anche se un po’ più cicciottella!».
Valerio è stato scelto dopo uno scherzo telefonico che ha fatto a me e a Francesco Bruni: si è spacciato per un giornalista della “Nazione di Piombino”... Sabrina ha fatto un provino per dimostrarci che conosce tutti gli accenti. Ed Elio in questo è un fenomeno: sa fare tutti gli accenti, tanto che non so neanche da dove provenga! Antonutti ha lavorato con i Taviani: di certo non è stato facile rifare l’accento di San Miniato. Invece l’Inaudi è senese...

Comunque non solo Napoleone e Berlusconi, Veltroni e Bettini sono dei dittatori: anche un regista lo è!

Riccardo Tozzi: questo è un film sperimentale per la luce su internegativo digitale, e unisce la nostra tradizione alle grandi capacità tecniche depresse dal nostro piccolo cinema italiano degli anni ’80 e ’90. Nella post-produzione, forse, N è anche avanti agli Americani.

Sabrina Impacciatore: dopo il provino sono entrata in ansia, perché tenevo molto ad avere la parte. Ma dopo sono entrata in crisi e sconforto: ma perché proprio io per interpretare una zitella...? E poi ho subìto ripercussioni anche nella vita privata: se lo faccio troppo bene, chissà...

Omero Antonutti: io sono rimasto molto deluso da Virzì... Pensavo di poter finalmente interpretare un personaggio comico, ma, purtroppo, per l’ennesima volta me ne è capitato uno drammatico.
Bisogna stare attenti al fascino per il tiranno: i giovani possono rimanerne abbagliati, sta a noi anziani spiegare che per raggiungere la libertà bisogna impegnarsi. Qui nasce la discussione politica, ma la politica lasciamola ai politici: noi parliamo solamente del film.


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