X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



FESTA DEL CINEMA DI ROMA - Grido

Pubblicato il 19 ottobre 2006 da Edoardo Zaccagnini


FESTA DEL CINEMA DI ROMA - Grido

Il cinema e l’autobiografia di una grande umanità geniale per dichiarare amore al teatro. Sta in questa veicolazione, passante per la mano e lo sguardo del piccolissimo e tenero Bobò, il film Grido, di Pippo Del Bono. L’uomo teatro che crea (ri)messa in vita di vagabondi, malati di mente, microcefali, sordomuti, ipercinetici. Si può chiamare teatro della diversità ma anche diversità sentita espressa col teatro. Oppure vita sul palco, particolare tanto da meritare l’attenzione dell’uomo concentrato spettatore, dimentico del tran-tran e pronto, di fronte alla grandezza della sincerità profonda, a mettere in gioco le corde della sua emotività. Si fa cinema di documento personale l’esperienza unica nel panorama teatrale italiano che propone Pippo De Bono. Nessun patetismo e fecondazione di poesia. Mostra di un’umanità smarrita, segnata dalla sofferenza, dalla malattia. “Questo film” dice del Bono, “nasce dalla necessità di raccontare un’esperienza che mi ha trapassato la vita. Una lavorazione di due anni per estrarre l’essenza di una storia molto più lunga. Non volevo e non potevo scrivere una sceneggiatura, né inventare personaggi. La storia era presente lì, come le persone, vive. E insieme a questo c’è il mio desiderio di cercare nel linguaggio del cinema la libertà del volo, dell’irreale, del sogno, della poesia. Senza perdere la coscienza della verità”. Da qui nasce Grido, dai suoi ricordi che osservano la vita altrui e la delineano in mezzo a certi lavorati momenti di cinema. E non manca l’amore per i grandi cuori dell’arte nati prima di lui e prima di lui alle prese con quella cosa straordinaria e tostissima che si chiama vita. Poi resta il legame col suo lungo lavoro sulle tavole del palco. Che non inizia oggi e che supera di gran lunga questa seconda esperienza con la macchina da presa. Là prosegue un lavoro pluridecennale, di altissimo livello. Al di là di Napoli e al di là e con Bobò, questo angelo poveretto di sentimenti raccontati con le mani e con due occhi piccolini al centro di una testa minuscola: quanta tenerezza, quanta vita.

Regia: Pippo Delbono; fotografia: Cesare Accetta; montaggio: Jacopo Quadri; produttore: Angelo Curti; produzione: Teatri Uniti; distributore: MIKADO; origine: Italia 2006; durata: 75’


Enregistrer au format PDF