FESTA DEL CINEMA DI ROMA - INCONTRO CON SEAN CONNERY, 13/10/06

Arriva con mezz’ora di ritardo Sean Connery all’incontro con il pubblico, sul palcoscenico della Sala Sinopoli dell’Auditorium, la poca voce non lo aiuta nella conversazione, ma il premio Acting Award ricevuto ieri lo riempie di orgoglio. Sullo schermo sono state appena state mostrate le immagini di un vecchio documentario da lui stesso diretto nel 1967, dal titolo The bowler and the bonnet, che analizza in chiave politico-sociale, senza disdegnare della sana ironia, il lavoro e la condizione operaia e le sue lotte nei mastodontici cantieri navali scozzesi di Clyde, girato per la tv in 16 millimetri e rimasto a lungo inedito.
Cosa prova rivedendo i suoi film praticamente ritrasmessi ogni giorno in televisione?
Quando rivedo i miei film in televisione, dopo poco cambio canale, non amo rivedermi, ogni volta noto degli errori che ho fatto!
Lei ha lavorato con alcuni dei più grandi registi del cinema, cosa ci può dire della sua particolare esperienza con due mostri sacri come Alfred Hitchcock e Steven Spielberg?
Due registi con due stili diversi indubbiamente, ma accomunatio dalla preparazione accuratisima. Per quanto riguarda Hitch, arrivava sul set con il film già in testa, tutto era già scritto e deciso dal primo giorno. Basti pensare che sua moglie (Alma ndr) era una esperta montatrice, aveva anche lavorato negli studi tedeschi della Ufa, molto avanzati per quanto riguarda l’aspetto tecnico degli effetti speciali. Anche Spielberg arriva sul luogo delle riprese sempre molto preparato sia sui tempi delle scene che sullo stile visivo, in più è sempre molto interessato a sperimentare idee alternative rispetto allo storyboard e molto flessibile con gli attori.
Lei ha recitato in molti film la parte del Re, il pubblico spesso la può ammirare con una corona in testa, c’è una ragione ancestrale dietro questa statistica?
Peccato non mi abbiamo mai chiesto di interpretare una regina! Questo aspetto del mio lavoro è una delle parti più interessanti, il fatto di vestire costumi di vari tipi e di varie epoche, sia che si tratti di un film su Robin Hood sia che si tratti di interpretare un re o un guerriero, non mi sono mai trovato scomodo con i costumi e questo aspetto mi aiuta a calarmi meglio nel personaggio e usare il linguaggio del corpo al meglio.
A questo punto vengono mostrati vari spezzoni di film interpretati da Connery e dai lui personalmente scelti.
Viene mostrata una clip musicale da Darby O’Gill e il re dei folletti (Robert Stevenson, 1959)
E’ vero, come dicono, che lei è stato contattato per girare il primo episodio della serie di James Bond dopo che il produttore Broccoli ha visto questo film prodotto dalla Disney? Ci può parlare della sua esperienza nel musical a teatro?
Assolutamente no, la mia carriera è iniziata a Londra, mentre stavo gareggiando al concorso di Mister Universo come rappresentante della Scozia e stavo recitando al teatro South Pacific. Mi presentai a una audizione, per una tournèe di un anno pagato il doppio rispetto a quanto venivo pagato al South Pacific, non ero pronto per un’audizione musicale, ma cantai lo stesso e fui preso!
Viene mostrata la clip del matrimonio fallito da L’uomo che volle farsi re (John Huston, 1975)
Questo film era stato pensato da lungo tempo dal regista statunitense, cosa ricorda della realizzazione del film?
John Huston cercava di realizzare il film da 29 anni, era tratto da un breve racconto di poche pagine, il produttore mi contattò per girarlo con Richard Burton e Huston intendeva girarlo fuori dai classici set hollywoodiani, pensava all’Afghanistan. Alla fine girammo tutto il film in Marocco, fu una esperienza davvero stupenda! Un film su un argomento molto raro nel cinema mainstream, l’amicizia, ma allo stesso tempo una storia dal respiro epico. Ricordo che la ragazza che nella scena doveva diventare mia moglie altri non era che la moglie di Michael Caine, che appariva per la prima volta sullo schermo. Ma un aneddoto curioso riguarda il signore anziano che mi urla contro nella scena, un tipo senza documenti, che non era mai stato da un dottore in vita sua, per esigenze produttive bisognava procurargli un’assicurazione e Huston se la inventò su due piedi! Ogni giorno alla fine delle riprese, il signore spariva e nessuno lo vedeva fino al giorno dopo. Scoprimmo che di lavoro faceva il guardiano notturno!
Viene mostrata la clip del dialogo in chiesa con Kevin Costner da Gli intoccabili (Brian De Palma, 1987)
Perchè tiene tanto a questa sequenza?
La scena era stata scritta originariamente per essere ambientata in un parco, ma su mio suggerimento fu girata in una chiesa. La suggestione del luogo sacro rispetto al dialogo su Al Capone dà alla scena una sfumatura molto bella. I dialoghi del grande David Mamet poi sono davvero stupendi, è un first class writer! Durante le riprese non abbiamo cambiato quasi nulla dei dialoghi, li abbiamo seguiti filologicamente, senza applicare i soliti trucchetti di sfumature che aggiungono gli attori e lui stesso ne è rimasto lusingato.
Viene mostrata una clip di dialogo con Harrison Ford da Indiana Jones e l’ultima crociata (Steven Spielberg, 1989)
Non ha ricevuto proposte da Lucas o Spielberg per farle girare un seguito a questo episodio di Indiana Jones? Cosa o chi potrebbe mai convincerla a girane uno?
I due hanno scritto un copione, ma Lucas poco tempo fa ha deciso di riscriverne ampie parti, io personalmente non sono stato contattato, non si è ancora materializzata un’offerta. Io stesso ho potuto vedere un primo script a Los Angeles, è un progetto a cui Lucas tiene moltissimo, chissà, forse Harrison è ormai troppo vecchio per interpretare mio figlio!Comunque per farmelo interpretare dovrebbero farmi un’offerta che non potrei rifiutare!
Può con una parola descrivere le personalità di Ian Fleming, Terence Young e Albert Broccoli?
(Ride) Ian Fleming? Snob! Terence Young? Un gentleman! Albert Broccoli? Un vegetale!
Se dovesse realizzare un documentario politico oggi, su cosa lo farebbe?
Su quanto poco hanno imparato (gli operai, ndr)!
Perchè ha smesso di recitare? Deluso dai film offerti?
Ho spesso ribadito quanto non possa sopportare il divario culturale e umano che divide gli autori di cinema da chi ha il potere nel mondo del cinema, da chi ci mette i soldi!
