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FESTIVAL DI CANNES 2005

Pubblicato il 17 maggio 2005 da Giovanni Spagnoletti


FESTIVAL DI CANNES 2005

Scorriamo di fretta la lista dei registi del Concorso 2005, tutti abituati o abbonati ai Palmares sulla Croisette, in una parola il Pantheon del cinema d’autore: David Cronenberg e i Fratelli Dardenne, Atom Egoyan e Amos Gitai, Michael Haneke e Hou Hsiao-hsien, Jim Jarmush e Gus van Sant, Lars von Trier e Wim Wenders. Aggiungiamoci poi alcuni outsider di culto: il messicano Carlos Reygadas, un’altra coppia di fratelli (Arnaud e Jean-Pierre Larrieu), la scoperta di casa francese Dominik Moll , il cinese Wang Xiashuai e l’hongkongese Johnnie To, l’attore americano Tommy Lee Jones alla sua prima regia o ancora il duo yankee Frank Miller/Robert Rodriguez, autori di Sin City, un titolo un programma, già considerato a priori il caso del Festival. Mixiamo il tutto con la Corea di Hong Sang-Soo, il Giappone di Kabayashi Masohiro o l’Irak di Hiner Saleem, Kilomètre Zéro, il film più sconosciuto della Competizione, ed otteniamo la somma di ventuno film. Ecco qui il cuore dell’imponente cartellone che anima la cinquantottesima edizione del massimo Festival al mondo e che sarà giudicato da una Giuria capitanata da Emir Kusturica - una sicura garanzia di basso conformismo (se la vogliamo mettere sul positivo, altre lectio sono comunque ammesse). Questo piatto forte è condito, poi, da una ricchissima insalata mista di “Fuori Concorso” che spazia dall’anteprima (prima del lancio planetario) del terzo e ultimo episodio della saga stellare di Star Wars, all’ultimo immancabile Woody Allen (Match Point), da curiosi documentari (il turco-tedesco Fatih Akim sulla musica del suo paese natale: Crossing the Bridge) ai “Midnight Movie”, dal gran guro Jean-Luc Godard a Michael Piccoli alla sua terza regia, senza dimenticare l’ultima opera (è il caso di dirlo) del giapponese Suzuki Sejiun. Ogni anno prima di partire per Cannes il cinefilo, il critico, l’addetto ai lavori rimane stupito dalla potenza di fuoco della manifestazione francese, che poi si avvale dell’apporto di grandi sezioni “collaterali”: prima tra tutte la “Quinzaine des Rèalisateurs”, che questa volta, almeno sulla carta, non sembra poter impensierire il Concorso, poi “ Un Certain Regard” che promette, invece, un gran numero di scoperte (ben 9 opere prime su ventitre titoli in cartellone) e infine, last but not least, la piccola “Semaine de la Critique” che con un nuovo direttore annunzia una selezione di primizie all’avanguardia. Dopo alcune edizioni un tantino mosce, l’imperativo categorico di Cannes 2005 è dunque quella di non sbagliare un colpo e di sbaragliare in modo totale la concorrenza (leggi la Venezia di Marco Müller). Perciò il direttore Thierry Fremaux (sempre sostenuto nell’ombra dal Gran Patron, l’immarcescibile Gilles Jacob) promette una kermesse come mai prima. Soprattutto sicura e poco azzardata, dato che le opere prime sono state confinate nei territori infidi di “Un Certain Regard”. In tutto ciò il cinema italiano, purtroppo, sembra fare la parte della Cenerentola con due sole opere sperdute tra tutte le sezioni: Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco Tullio Giordana (Concorso) e L’orizzonte degli eventi di Daniele Vicari (Semaine). C’è dunque da scommettere che quest’anno il “Grand Palais” del Cinema vedrà una delle edizioni più splendenti degli ultimi tempi. A meno che - ma non ce lo auguriamo proprio - la sindrome della perfezione non voglia giocare un brutto scherzo al Festival sulla Croisette.

[maggio 2005]


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