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Figli

Pubblicato il 22 gennaio 2020 da Fabiana Sargentini
VOTO:


Figli

Si litiga su tutto, sempre, comunque e dovunque. Stare insieme è difficile, ci si ama, si fa all’amore, si procrea con disinvoltura e poi si ricorda che è difficile, che vivere insieme costa sforzi sacrifici salti nel vuoto. Ed è quel salto nel vuoto - evocato cinque volte da lei e due da lui, di cui una in abito da super eroe con tutina aderente e mantello colorato - che è esattamente la metafora dell’avere figli, dell’essere una famiglia nella società contemporanea. Non si sopravvive senza buttarsi nel vuoto senza paracadute, senza desiderare ogni giorno almeno una volta di abbandonare tutto e correre via (corrono entrambi i protagonisti di Figli, una sola volta insieme fuggendo, appunto, dalla prole). Ma si può fare, ne vale la pena, quel che si riceve in cambio è tostissimo ma incredibile, potente, impossible da immaginare prima.

Finisce con un augurio ottimistico Figli, il film che Mattia Torre ha scritto e preparato fino ai minimi dettagli ma non è riuscito a dirigere perché rubato alla vita da una malattia bastarda. Al suo posto Giuseppe Bonito, suo aiuto regista in La linea verticale (miniserie tratta dal libricino omonimo che narra la vita in un reparto di oncologia), lo ha diretto in maniera esemplare, lineare, liscia e corretta come solo chi è dotato di sensibilità e grazia è in grado di fare. La sceneggiatura è una impalcatura perfetta, che sta in piedi e svetta per la sua implacabile fierezza, appunto verticale: una coppia (composta da Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea) è in procinto di avere il secondo figlio e si sente tremare il terreno sotto i piedi. E infatti ci sarà la voragine, tutto precipiterà come e peggio si erano aspettati: ci sarà la primogenita che si chiede perché il neonato non potesse restare dov’è nato - «erano tutti così gentili con lui» - e poi disegni la sua famiglia per la scuola omettendo la presenza del nuovo arrivato. Ci sarà la tentazione di tradimento, ci sarà la richiesta - negata - di aiuto ai nonni (epico monologo della Cortellesi contro la vecchia generazione che non ha lasciato futuro alla nuova); ci sarà la festa kamikaze ai gonfiabili (tutti gestiti da improbabili ceffi appena usciti di galera); ci sarà la pediatra guru che dice «cose semplici a cui non hai mai pensato»; ci sarà il padre dei gemelli che viene picchiato alle spalle ininterrottamente mentre si prodiga in consigli contro la procreazione; ci saranno i comici colloqui alla ricerca della babysitter perfetta, che non esiste: «Alla fine abbiamo preso l’ultima, la peggiore: la ciociara»; ci saranno le spese farmaceutiche da mutuo, le bollette, le feste di adulti che si riaccendono appena la coppia con figlia dormiente ha messo piede fuori di casa; ci saranno le rate dei pagamenti all’agenzia delle entrate, le mascherate di carnevale con annessa pizzata coi genitori dei compagnetti di scuola; le infinite e senza senso chat di classe...

Ci sta tutto e molto di più in una storia di famiglia che amplia il discorso a tutti gli essere umani, agli italiani, a un paese intero a nascita zero («Ogni cento giovani ci sono centosessanta vecchi: siamo la maggioranza», dichiara fiera la nonna intenzionata a farsi solo i fatti suoi senza sprecare gli ultimi anni appresso a un marmocchio). Caso raro nel cinema italiano di film che, appena usciti dalla sala, si ha voglia di rivedere.


CAST & CREDITS

(Figli); Regia: Giuseppe Bonito; sceneggiatura: Mattia Torre; fotografia: Roberto Forza; montaggio: Giogiò Franchini; musica: Giuliani Taviani, Carmelo Travia; interpreti: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Andrea Sartoretti, Carlo De Ruggieri, Massimo De Lorenzo, Betti Pedrazzi, Cristina Pellegrino; produzione: Vision Distribution, Wildside e the Apartment; distribuzione: Vision Distribution; origine: Italia, 2020; durata: 97’


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