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Final destination 5

Pubblicato il 10 ottobre 2011 da Alessandro Izzi
VOTO:


Final destination 5

Quando la teoria diventa formula, a morire è proprio l’astrazione matematica che quella stessa formula ha generato.
Final destination 5 è la storia di questo delitto, la messa in scena di una lunga catena di coincidenze che conducono inesorabilmente alla morte dell’idea e alla mera applicazione del teorema.
Non c’è più bisogno di un regista che disponga gli oggetti sulla scena, né di uno sceneggiatore che dissemini gli accidenti sulla carta a mimare una rigida successione di cause ed effetti. Perché il film sia, basta, ora, solo un ragazzino imberbe con una penna blu ed un’altra rossa ed un bel foglio protocollo, possibilmente a quadretti, su cui applicare la formula che il libro gli ha insegnato e che gli varrà il voto di fine quadrimestre.
La pratica in quel di Hollywood è sempre stata quella del bricolage, eppure mai, come in Final destination 5, si aveva avuta così netta l’impressione che tutto potesse esaurirsi nella semplice applicazione delle istruzioni contenute in un foglietto delle istruzioni e che il fare un film fosse esattamente come montare le ante alla dispensa di cucina. Funzione ed istruzioni dell’uso son diventate la stessa cosa, con buona pace di chi ancora pensa che il cinema possa essere veicolo di idee oltre che di emozioni.

In pochi tratti di dej vu il film si compone, quindi, assemblando A con B e C con D. La colla farà il resto se la si spalma in dosi massicce sulle tavole di compensato.
Un gruppo di giovani rampanti, parte per una gita aziendale su un autobus un po’ malandato. Sulla sua strada un ponte in restauro, un traffico ingombrante, qualche operaio distratto ed una giornata particolarmente ventosa. Come da copione uno degli sfigati di turno ha la premonizione che qualcosa di terribile sta per accadere, e forte di un taglietto sul dito che gli vale da prova inconfutabile, riesce a far scampare alla catastrofe qualche amico e il direttore. Ma la morte non ama farsi prendere in giro e comincia ad inseguire i superstiti con calma inesorabile, come il serial killer che insegue a passo lento la verginella che scappa per il vicolo oscuro.
Così memori delle pagine migliori di Willie il coyote, gli sceneggiatori di Final destination 5 danno il via alla consueta pratica degli incidenti domestici dimenticandosi per strada, perché ingombranti, sia le preoccupazioni metafisiche di James Wong che l’acuto senso di divertissment di Sean Ellis registi dei primi tre episodi della saga.

Ne viene fuori un film iettatorio che esaurisce tutta la sua portata visionaria ai titoli di testa, che son belli, e a quelli di coda, che fanno sorridere. Una vera e propria grigliata di frattaglie horror che per lo più stancano e in cui il 3D (nonostante la firma di Steven Quale che era in Avatar e in Aliens form the deep) è valore aggiunto solo per far lievitare il prezzo del biglietto.


CAST & CREDITS

(Id.); Regia: Steven Quale; sceneggiatura: Eric Heisserer; fotografia: Brian Pearson; montaggio: Eric A. Sears; musica: Brian Tyler; interpreti: Emma Bell, Miles Fisher, Nicholas D’Agosto, Tony Todd, David Koechner, Courtney B. Vance, Arlen Escarpeta, P.J. Byrne, Tim Fellingham, Ellen Wroe, Mike Dopud, Tanya Hubbard, Brent Stait, Roman Podhora, Jasmin Dring, Frank Topol; produzione: Jellystone Films, New Line Cinema; distribuzione: Warner Bros. Pictures italia; origine: USA, 2011


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