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Fratella e Sorello

Pubblicato il 17 giugno 2005 da Simona Morgantini


Fratella e Sorello

Nel panorama cinematografico italiano la presenza di Sergio Citti è quella di una personalità artistica di indubbio valore ma alquanto anomala e bizzarra come anomalo e bizzarro è il film Fratella e sorello che si contraddistingue negativamente rispetto alla precedente produzione dell’autore per una caratteristica assolutamente perdente: la pretenziosità. Sotto l’apparenza di una fiaba grottesca e patetica come quella dei due protagonisti (Giocondo e il Serpente), si pretende, più o meno involontariamente, di veicolare concetti e simbologie tanto astruse quanto complesse. I fatti esposti non hanno né il potere suggestivo della favola né lo sferzante realismo descrittivo della commedia. Il tema è quello dell’amicizia, sentimento nobile e profondo che nasce fra due personaggi opposti per carattere ed estrazione sociale, uno piccolo borghese timido educato e l’altro romano verace e coatto da bassifondi, superdotato e per questo soprannominato Serpente, che si mantiene facendo lo spogliarellista. I due si conoscono in carcere, pensato da Citti, in una (rispettabile ma poco convincente) visione ingenua patetico sentimentale, come un microcosmo in cui regna il candore e la gioia di vivere, unico luogo in cui trionfano i sentimenti più puri e innocenti e in cui per l’appunto i due protagonisti decideranno di tornare perché delusi dal mondo con un finale paradossale e grottesco. Identico finale che ritroviamo nel Romanzo di un giovane povero di Scola anch’esso interpretato dallo stesso Ravello. Il mondo che li delude è quello ammorbato dalla presenza nefasta delle donne che, dice Citti, si devono intendere negative non per misoginia ma come simbolo di una Terra leopardiana maligna e matrigna, dispensatrice di odio e disgrazie. Ora, sorvolando sulla simbologia del femminino maligno e caduceo e su altre simbologie falliche, più o meno volgarmente esposte nel film, che spesso si compiace in vezzi di dubbio gusto e grossolani e scadenti, c’è un problema di fondo: i personaggi astratti e privi di psicologia non hanno la forza di essere credibili su un piano realistico e neppure quella di assurgere a simboli. Insomma sul piano narrativo convivono malamente dramma, grottesco, fiaba e realismo e gli stili opposti entrano in paralizzante contraddizione. I ritmi si inceppano e si fanno fiacchi fino alla noia. Il cast è di tutto rispetto ma l’elemento trainante del film sta esclusivamente nella recitazione di Rolando Ravello che colora di tenerezza la timidezza di Giocondo. Meno credibile e quasi imbarazzato, nei panni del Serpente, Amendola è ridotto a una maschera stereotipata; Ida De Benedetto, altra maschera, sfodera la sua classica (e prevedibile) irruenza passionale di donna malevola e violenta da sceneggiata napoletana, priva di chiaroscuri. Youma Daikite è tanto bella quanto assolutamente improbabile nei panni di Moglie Eva Tentatrice.

regia: Sergio Citti sceneggiatura: Sergio Citti fotografia: Danilo Desideri montaggio: Ugo De Rossi musica: Francesco De Masi interpreti: Rolando Ravello, Claudio Amendola, Ida De Benedetto, Laura Betti, Youma Daikite produzione: Cosmo Productions di Elide Melli, Rai Cinema origine: Italia 2005 distribuzione: Istituto Luce

[Giugno 2005]

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