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Gentlemen Broncos

Pubblicato il 7 giugno 2010 da Nicola Lazzerotti


Gentlemen Broncos

Benjamin (Michael Angarano) è un ragazzo timido, orfano di padre e con una madre lunatica, che passa il tempo scrivendo romanzi di fantascienza. Durante un uno stage per giovani scrittori fa la conoscenza della sofisticata Tabatha (Halley Feiffer), del giovane regista/produttore ‘indipendente’ Lonnie (Héctor Jiménez), ma, soprattutto, ha modo di conoscere il suo mito, lo scrittore Chevalier (Jemaine Clement), e di consegnargli il suo manoscritto.

Cominciamo col dire che Jared Hess è probabilmente uno degli autori più rilevanti e più interessanti del recente cinema ‘indie’ americano. Qui al suo terzo film, e probabilmente il migliore, Hess riesce a coniugare in maniera acuta le istanze fondative del suo cinema: una irriverente comicità e un ragionamento che è analisi e sintesi della natura comportamentale umana.
Il discorso sul bene e sul male viene quindi rappresentato, non didascalicamente, come un carattere intrinseco dell’Uomo. E contemporaneamente questo è evidenziato dai comportamenti dei personaggi del film.
In Gentlemen Broncos emerge chiara la critica ad un certo modo di intendere l’autorialità delle opere scritte e, sottinteso, cinematografiche. In particolar modo quando questa autorialità si scontra con le esigenze economiche e di conseguenza con quegli elementi che avviliscono i comportamenti umani, votandoli alla cupidigia. Le persone come Lonnie e Chevalier sfruttano l’idea e il lavoro di Benjamin, lo fagocitano e lo ‘masticano’ per addomesticarlo alle loro esigenze stilistiche; non è un caso che in entrambe le mutazioni testuali ci sia una deviazione verso una componente omosessuale in totale antitesi con l’idea originale: ciò avviene proprio per legare i comportamenti dei due antagonisti. E soprattutto loro rubano l’idea, fisicamente Chevalier e metaforicamente con un assegno post datato Lonnie, per alimentare il proprio ego di fronte a una massa di adepti, sempre rappresentati come una sorta di idioti inebetiti davanti al proprio idolo.
Geniale è il modo in cui questo argomento è trattato. Non distaccandosi mai da un linguaggio lineare ed immediato, Hess porta avanti il film tra intrattenimento e riflessione senza mai sbandare e appesantire la fruizione, lasciando nello spettatore sempre una reale sensazione di leggerezza. Peccato per il doppiaggio, unico elemento negativo, non per delle colpe specifiche (questa volta!) ma per una evidente complessità del testo, forse troppo autoctono per essere ‘esportato’ linguisticamente. Un plauso al grandissimo Sam Rockwell (Bronco/Brutus) completamente a suo agio nel personaggio e capace ormai di intuire con grandissima precisione le potenzialità di certi ruoli e di certe pellicole dal basso budget ma dalle grandi idee.


CAST & CREDITS

(id); Regia: Jared Hess; sceneggiatura: Jared Hess e Jerusha Hess; fotografia: Munn Powell; montaggio: Yuka Ruell; musica: David Wingo; interpreti: Michael Angaran (Benjamin), Jemaine Clement (Chevalier), Halley Feiffer (Tabatha), Héctor Jiménez (Lonnie Donaho), Sam Rockwell (Bronco / Brutus); produzione: Rip Cord Productions; distribuzione:20th Century Fox; origine: U.S.A., 2009; durata: 90’


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