X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Ghosthunters - Gli acchiappafantasmi

Pubblicato il 29 ottobre 2015 da Stefano Colagiovanni


Ghosthunters - Gli acchiappafantasmi

Sembra fatto apposta, ma nel mese di ottobre, che per i più piccini e i fanatici del genere è soprattutto il mese di Halloween, le sale italiane sono state letteralmente invase dai mostri. A dire il vero, escluse le credenze di Halloween (con tutti i classici dell’horror che un appassionato dovrebbe recuperare o rivedere per commemorare al meglio l’occasione), nessuna di queste mostruosità fa realmente paura: a cominciare dal conte Dracula e dei suoi classici compari in Hotel Transilvania 2, passando per il (temutissimo) remake sui Ghostbusters, e ancora citando i mostri in stile Pokemon in Monster hunt (presentato in anteprima alla decima edizione della Festa di Roma 2015), completiamo il percorso con una commedia rivolta alle famiglie che, più che una rivisitazione delle immortali avventure degli acchiappafantasmi più famosi di sempre, pare un’imtazione strampalata e, per i più nostalgici, perfino indecorosa.

Ghosthunters – Gli acchiappafantasmi si apre con un prologo dai toni macabri, in un susseguirsi di dissolvenze su luoghi mistici e antiche scritture, accompagnate da una voce narrante di un vecchio esploratore (in seguito si scoprira la vera identità dell’uomo misterioso), mentre trascrive in un tomo le sue conoscenze in merito a un’antica leggenda e ai pericoli che da questa potrebbero seguire, se solo i fatti descritti prendessero corpo. La promessa con lo spettatore viene rivelata e stipulata, la curiosità cresce in giuste dosi e, così, la storia può iniziare. Peccato che tutto ciò che seguirà questa tetra e accattivante overture, non farà altro che annoiare e deludere. Il motivo è quanto mai semplice e comprensibile: Tobi Baumann, chiamato a dar corpo ai romanzi fantastici per bambini di Cornelia Funke, potrebbe anche aver cambiato di poco o nulla quanto scritto tra le pagine dei best-seller della scrittrice tedesca, ma non c’è alcun dubbio che la dedizione espressa nell’ammiccare, citare, elogiare e (ammettiamolo) copiare i Ghostbusters di Ivan Reitman si concretizzi in una subordinazione tendente all’asservimento più totale. Cambierà sì il protagonista, perchè in questo caso si tratta di un bambino di nome Tom (Milo Parker), che una mattina si ritrova nella cantina di casa sua un fantasma moccioloso di colore verde (Slimer?!), un pò ingenuo e nient’affatto spaventoso; ben presto il piccolo Tom viene a conoscenza di un’agenzia segretissima (senza “uomini in nero”) dedita alla caccia/cattura di spettri e presenze maligne, nella quale lavora (ma presto verrà licenziata) un’esperta cacciatrice, tale Hetty Cuminseed (Anke Engelke) dalla quale, manco a volersi impegnare tanto, traspare una sconcertante somiglianza fisica (non si pensi affatto ad altro!) con l’eccelsa Sigourney Weaver; aggiungiamoci che i due usufruiranno di una station wagon dello stesso colore della Ghost-mobile e di apparecchiature simili ai fucili a flusso dei mitici Ghostbusters, che non si ha nemmeno più il tempo di concentrarsi su altro, o provare a sforzarsi di gradire un film che, minuto dopo minuto, assurge ad antitesi naturale di concetti chiave, quali originalità, profondità emotiva e accuratezza narrativa.

A rendere lo scenario dipinto da Baumann ancor peggiore di quel che si possa immaginare è la scarsa attitudine del regista e degli scenggiatori ad assecondare una delle regole base della scrittura creativa (letterale o cinematografica non fa alcuna differenza): Ghosthunters spiattella in faccia allo spettatore quintali di buonismo a buon mercato, spalmato su scene e intere sequenze monotone e prevedibili e in nessuna occasione emerge l’impegno di “mostrare”, anzichè “dire” (banalizzare, nel caso). Verrebbe da pensare ad attenuanti come il target a cui è rivolta la pellicola o quella della forzata trasposizione dalle pagine di un romanzo, e non ci sarebbe nulla di più disonesto e sbagliato in tutto ciò: basti ricordarsi delle meravigliose lezioni di vita lasciateci in eredità dalla Pixar o dallo Studio Ghibli del maestro Miyazaki o ad altro, molto altro ancora, per renderci conto che un pubblico giovane esige di essere affabulato in tutt’altra maniera. Magari cominciando a far capir loro che il cinema non è solo intrattenimento scellerato, ma una forma d’arte alta che va rispettata e nutrita con passione, accanimento e brillantezza.
Per fortuna esistono i romanzi della Funke.


CAST & CREDITS

(Gespensterjäger); Regia: Tobi Baumann; sceneggiatura: Tobi Baumann, Murmel Clausen, Cornelia Funke, Mike O’Leary, Martin Ritzenhoff, Roland Slawik, Christian Tramitz; fotografia: Thomas W. Kiennast; montaggio: Alexander Dittner; musica: Ralf Wengenmayr; interpreti: Milo Parker, Anke Engelke, Bastian Pastewka, Karoline Herfurth, Christian Tramitz, Christian Ulmen; produzione: Lucky Bird Pictures, Warner Bros., Immer Wieder Gerne Film; distribuzione: Notorious Pictures; origine: Austria, Germania, 2015; durata: 99’


Enregistrer au format PDF