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Gli amici del bar Margherita

Pubblicato il 8 giugno 2009 da Antonio Valerio Spera


Gli amici del bar Margherita

Pupi Avati non si ferma un istante. Già da qualche anno, il regista bolognese sta intraprendendo una marcia cinematografica inarrestabile: gira uno o due film a stagione e passa con facilità da un genere all’altro. Avati è indubbiamente il fautore di un cinema sincero e ben fatto; è un grande cantore di storie italiche, un perfetto artigiano che non si stanca mai di portare sullo schermo racconti garbati, favole pregne di sogni e speranze, personaggi che hanno sempre qualcosa di interessante da dire. A molti il suo cinema non piace, per qualcuno è troppo furbo, per altri non riesce a travalicare il limite della piacevole confezione. Eppure i suoi film ottengono sempre il gradimento del pubblico perché lasciano trapelare uno spirito popolare e genuino oggi raro nel panorama cinematografico italiano.
E’ probabilmente questa la forza maggiore dell’arte di Avati. Ed essa si percepisce anche nel suo ultimo lavoro. Gli amici del bar Margherita è infatti il tuffo in un’Italia che non c’è più, in un universo che sprizza di sana e vecchia italianità. Con quest’opera il regista ci proietta magicamente nella (sua) Bologna del 1954: una città policromatica, ma monotona, banale, ma piena di vita, indirizzata verso il progresso, ma ancora legata alle vecchie abitudini ed alla sana vita nel proprio gruppo amicale. Dal modo in cui l’autore ci racconta la storia e ci mostra le sfumature degli innumerevoli personaggi che la popolano, si avverte un forte senso di appartenenza a quel cosmo, un autobiografismo evidente, un’emozione nostalgica e divertita. Avati guarda alle sue “creature” con lo stupore di un ragazzino innocente che si affaccia all’età adulta e l’obiettivo della macchina da presa da lui mossa va ad identificarsi con gli occhi del giovane protagonista interpretato dal bravo Pierpaolo Zizzi. Il suo sguardo punta dritto, con invidia e coraggio, verso il colorato e goliardico mondo del bar Margherita, abitato da strani e buffi uomini, alcuni truffaldini, altri presuntuosi, altri ancora sognatori. Questi personaggi portano sullo schermo i volti di Diego Abatantuono, Luigi Lo Cascio, Fabio De Luigi, Gianni Ippoliti, Neri Marcorè, Gianni Cavina: tutti bravi e perfetti nei ruoli, tutti capaci di rendere le loro figure appartenenti ad un tempo ormai passato anche se non troppo lontano.
Descritto così, Gli amici del bar Margherita può apparire come un film riuscito che colpisce nel segno. Purtroppo però – e ci dispiace dirlo – questo malinconico omaggio alla Bologna degli anni ’50 rimane in superficie, senza riuscire ad andare oltre l’effetto creato dall’atmosfera. E’ un’opera in cui sembra che manchi un vero e proprio contenuto, una vera storia. E’un ritratto piatto che non va a fondo nella materia, che non riesce a slanciarsi in prospettiva e che si perde nelle innumerevoli strade dei personaggi, non impegnandosi a fornirci un quadro d’insieme compatto. Avati, come sempre anche autore della sceneggiatura, si muove in molte direzioni narrative e ciò sfocia nella realizzazione di un puzzle i cui pezzi risultano indipendenti fra loro e non funzionali ad un disegno unitario. Il tentativo di unire le varie storie con la costante voce fuori campo del narratore alla lunga stanca ed annoia e fa perdere al film anche la sua essenza puramente emotiva.
Gli amici del bar Margherita parte bene, con piglio e ritmo, ma gradualmente diventa ripetitivo e scontato. Lo spunto c’è, però purtroppo è evidente la mancanza di un lavoro che possa trarre da esso un’evoluzione cinematografica.
Ma ad un regista, seppur bravo, che realizza due film all’anno non possiamo sempre aspettarci qualcosa di più. Non c’è dubbio che un riposo di qualche mese farebbe bene al suo cinema.


CAST & CREDITS

(Gli amici del bar Margherita) Regia e sceneggiatura: Pupi Avati; fotografia: Pasquale Rachini; montaggio: Amedeo Salfa; musica: Lucio Dalla; interpreti: Diego Abatantuono, Neri Marcorè, Pierpaolo Zizzi, Gianni Cavina, Gianni Ippoliti, Laura Chiatti, Luisa Ranieri, Katia Ricciarelli, Fabio De Luigi; produzione: Antonio Avati per Duea Film e Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia, 2009; durata: 90’


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