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Green Book nelle strade del Road Movie

Pubblicato il 1 febbraio 2019 da Giammario Di Risio
VOTO:


Green Book nelle strade del Road Movie

Il road movie in questo caso nasconde tra le righe una grande amicizia; il mondo circostante è quello dell’America bigotta del Sud, che esibisce, testimonia la grande difficoltà storica di un paese condizionato dalla lotta razziale. Scende la neve e i due eroi ritrovano insieme la percezione emotiva del sentire comune, mentre le note di un pianoforte metaforizzano coraggio, paura e abbraccio.

New York, 1962. Tony Vallelonga, detto “Tony Lip” dagli amici, ha sempre vissuto nel Bronx con la sua famiglia italo-americana. È un tipo tosto Tony, il suo lavoro nei night-club, tra ballerine e banchieri, mafiosi e pubblicitari, l’ha portato a essere un soggetto molto in gamba, che si sa muovere nel sottobosco della New York notturna tra scazzottate e corruzione. Se c’è qualsiasi problema ecco che interviene lui, loquace e carismatico. Un bel giorno però il locale dove lavora chiude i battenti e Tony si ritrova disoccupato e con quattro bocche da sfamare. Arriva in suo soccorso una richiesta molto particolare: dovrà essere l’autista del virtuoso pianista afroamericano Don Shirley, che sta per affrontare una “difficile” tournée nel Sud del paese.

I due protagonisti principali vivono, nell’incipit, in due differenti mondi, da un lato il caos, la vita vera, la capacità di guadagnarsi da vivere alla giornata di Tony di contro alla fissità della vita di Shirley, artista nero apprezzato dai bianchi razzisti e non considerato dalla sua comunità. I due sono movimento e stasi, istinto e riflessione, gesto incontrollato e gesto virtuoso, voglia di reagire e voglia di chiudersi a riccio. La cadillac blu mare che li porta in giro, tra motel ed enormi palcoscenici, diventa alcova di un’amicizia che lentamente progredisce mentre il contesto è spesso minaccioso e temprato dalle note sublimi del pianoforte. Durante i concerti, lo sguardo di Lip entra in dialettica con le mani di Shirley, quest’ultimo vero anello debole nel momento in cui non riesce a trovare una sua identità in un’America in cui i neri sono ciclicamente ghettizzati mentre i bianchi, ricchi e viscidi, vogliono il grande artista salvo poi distruggere continuamente la sua sensibilità. Il montaggio lineare fornisce allo spettatore il tempo necessario per apprezzare il formarsi di un rapporto, la musica esalta le pene e le sofferenze dei personaggi mentre alcune isole di significazione, come la famiglia di Tony o gli altri musicisti, fanno da raccordo tematico alla drammaturgia.

Un film girato bene, tratto da una storia vera, con dialoghi ironici, che esaltano la brillantezza dei due personaggi, e dialoghi secchi, che diventano testimonianza storica di un periodo molto difficile per l’America che ancora non sembrerebbe essersi risolto. Infine i due attori, Viggo Mortensen e Mahershala Ali, trovano una chimica in quadro che diventa lieto entertainment e coscienziosa, elegante riflessione: di fatto puro cinema.


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