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Heart of the sea - Le origini di Moby Dick

Pubblicato il 3 dicembre 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Heart of the sea - Le origini di Moby Dick

Per quanto paradossale possa sembrare, non è affatto raro che dietro una grandiosa storia di finzione, si nasconda molta più verità di quanto si riesca a immaginare. Così accadde per Moby Dick, romanzo d’avventura, d’epica, saggio filosofico, opera immortale in grado di trascendere genere e qualsivoglia classificazione strutturale, intramontabile elegia al conflitto uomo/natura, un viaggio senza tempo negli abissi dell’animo umano, tra le ossessioni, le paure, le speranze, le crudeltà e la follia dell’umanisimo concepito da Herman Melville, lucida metafora dell’esistenzialismo, del progresso e della Storia della civiltà dell’età moderna. Così, dietro la finzione di Moby Dick, si cela la tragica realtà del naufragio della baleniera Essex, nave da caccia del New Englend, salpata dai porti di Nantucket nel 1820: una storia ripescata da Nathaniel Philbrick in Nel cuore dell’oceano – Il naufragio della baleniera Essex, con il quale si aggiudicò il National Book Award per la saggistica nel 2000. Proprio da quest’ultimo, Ron Howard, regista navigato, premio Oscar (A beautiful mind) e avvezzo alle epiche narrazioni da gloriosi bluckbuster, trae lo slancio necessario per dirigere un epopea action-avventurosa, Heart of the sea – Le origini di Moby Dick.

La baleniera Essex, capitanata dall’inesperto George Pollard (Benjamin Walker), rampollo presuntuoso di nobile stirpe, salpa per un lungo viaggio, a caccia di balene da trucidare e dalle quali ottenere quell’olio così prezioso per il commercio, principale combustibile utilizzato in quel periodo dalla società moderna sulla cresta dell’onda della rivoluzione indistriale. A bordo spiccano il primo ufficiale Owen Chase (Chris Hemsworth), il secondo ufficiale Matthew Joy (Cillian Murphy) e una ciurma di marinai eterogenea, tra i quali cerca di sopravvivere il novellino Thomas Nickerson (interpretato da Tom Holland in giovane età e da Brendan Gleeson da vecchio); la tragedia, il punto di svolta della narrazione coincide con una battuta di caccia finita male, per colpa di una balena bianca dal profilo quasi mitologico, essere inverosimilmente intelligente e vendicativo che non si limiterà soltanto a mandare alla deriva i piani dell’equipaggio di cacciatori. Ancor più dell’intrepido Owen Chase, eroe dalle sorprendenti abilità marinaresche e protagonista del racconto nel racconto, Heart of the sea si adagia su una cornice narrativa (la tragedia della Essex viene raccontata in un lungo flashback), nella quale un giovane Herman Melville, alla disperata ricerca della verità sul naufragio che gli consentirà di scrivere il romanzo della sua vita (la sua ossessione, la sua Balena Bianca), forza la mano del vecchio Thomas Nickerson, alcolizzato e depresso, uomo dall’anima ferita, affinchè gli narri tutta la verità. Una verità che nasconde tra le pieghe abomini ben peggiori di una colossale balena vendicativa.

Lontano mille miglia dall’irragiungibile profondità emotiva e socio-filosofica che ha reso Moby Dick (forse) il più grande romanzo americano di tutti i tempi, il nuovo film di Ron Howard mira in primis a raccontare con enfasi una tragedia che, a distanza di quasi duecento anni, crea ancora scalpore e inorridisce: non si tratta di un rifacimento cinematografico del capolavoro di Melville, ma della ricostruzione della tragedia realmente accaduta, contraddistinta da alcune forzature di sceneggiatura propedeudiche per lo scioglimento della trama, dalla quale lo scrittore americano trasse spunto per il suo lavoro. Meglio ancora, Heart of the sea racconta come Melville si fece avanti per cercare di saziare la fame di curiosità e il desiderio di catturare una storia convincente, la chiave giusta da infilare nella toppa della serratura che, una volta sbloccata, gli avrebbe spianato il sentiero verso l’immortalità. E nel cuore della storia si sviluppa l’altra storia, quella dell’avidità e dell’ossessione per il successo e il denaro, della lotta tra classi sociali (il nobile capitano Pollard contrapposto al primo ufficiale Owen Chase, figlio di un marinaio campagnolo), del disprezzo e della superbia coltivato dall’uomo-cacciatore (in un dialogo tra Pollard e Chase, i due dibattono su come si possa avere la meglio sulla furia della natura stessa), del rapporto tra uomo e natura, fino a scandagliare i recessi più oscuri dell’uomo in balìa del destino, ostinato a sopravvivere e in grado di commettere azioni deprecabili pur di portare in salvo la pellaccia riarsa dal sole e dall’acqua salmastra. In mezzo a questo maremoto emerge la balena bianca, il mostro, ma solo per dimensioni, creatura da leggende, campione della natura selvaggia e incontaminata che si erge a protrettrice della specie, oltraggiata dalla crudeltà dell’uomo pre-capitalista, vendicativa, elemento narrativo imprescindibile perchè si compia la totale catarsi. Chi è il vero mostro? Colui che si appropria con violenza e crudeltà di ciò che non gli appartiene o colui che lotta per difendere il proprio piccolo pezzo di mondo?

Tutto fila liscio come l’olio tra le mani di Ron Howard e, forse, anche fin troppo: la narrazione lineare consente al regista di glorificare le sequenze adrenaliniche, di soffermarsi con cura sui dettagli per ricostruire e riproporre le fatiche di un mestiere tanto pericoloso, quanto affascinante (pregevoli le sequenze in cui i marinai si danno da fare tra ormeggi e ferri del mestiere), ma tra la fretta di raggiungere la balena e la scelta di privilegiare l’adrenalina al pathos, Howard trascura l’epica, svuotando il film di quella poetica in grado di originare empatia, magnetismo, affezione.

Forse non è sufficente raccontare la tragedia, svelare le menzogne e le verità, forse per questa storia non è stato ancora scritto un degno e lieto finale, così come il finale stesso del film ci ricorda e ammonisce (‘Sa, signor Melville, si vocifera che abbiano trovato dell’olio sotto terra...non lo trova incredibile?’, rivela allo scrittore uno stanco e turbato Nickerson). L’avidità divora l’uomo come un cancro, così come le folli ossessioni, spinte dall’incuranza a dalla stupidità. Melville lo aveva capito, per questo ci ha messo in guardia nel gettarci a capofitto alla ricerca della nostra Balena Bianca.


CAST & CREDITS

(In the heart of the sea); Regia: Ron Howard; sceneggiatura: Charles Leavitt, Rick Jaffa, Amanda Silver, Nathaniel Philbrick; fotografia: Anthony Dod Mantle; montaggio: Daniel P. Hanley, Mike Hill; musica: Roque Baños; interpreti: Chris Hemsworth, Brendan Gleeson, Cillian Murphy, Michelle Fairley, Ben Whishaw, Charlotte Riley, Tom Holland, Benjamin Walker, Joseph Mawle, Jamie Sives, Donald Sumpter, Frank Dillane, Jamie Michie, Paul Anderson; produzione: Cott Productions, Enelmar Productions, A.I.E., Imagine Entertainment; distribuzione: Warner Bros. Italia; origine: U.S.A., 2015; durata: 121’


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